Giusi Fasano per il "Corriere della Sera"
Kiev Occhi bassi e mai una parola. Il sergente e presunto criminale di guerra Vadim Shishimarin è nella gabbia di vetro degli imputati, e davanti a quei vetri c'è un muro di telefonini e telecamere che lo riprendono.
È lui, l'uomo del giorno di questa guerra. Lui, con la sua felpa grigia e blu, con i suoi 21 anni, con i suoi capelli rasati e la sua faccia da bambino.
È accusato di «violazione delle leggi e dei costumi di guerra» e ieri ha visto per la prima volta i giudici della Solomianskyi District Court di Kiev all'udienza preliminare.
Saranno loro a stabilire quale debito dovrà pagare alla giustizia per aver fatto quello che ha fatto. E cioè sparare a un pover' uomo che ha avuto la disgrazia di capitare sulla sua stessa strada.
Era il 28 di febbraio, la guerra era cominciata da quattro giorni. Vadim era al comando dell'Unità 32010, Quarta divisione carri della Guardia Kantemirovskaja, regione di Mosca. Lui e i suoi uomini erano nel villaggio di Chupakhiva, nell'Oblast di Sumy, quando l'Unità è finita sotto attacco. Per scappare lui ed altri quattro hanno rubato un'auto, e mentre uscivano dal villaggio sono incappati in quell'uomo: un signore di 62 anni in bicicletta che pedalava verso casa sua, ormai a pochi metri da lui. Stava parlando al telefonino, quel tizio. E loro hanno creduto che avvisasse qualche soldato ucraino della loro presenza. Questo ha raccontato Vadim. E ha giurato che «mi hanno dato l'ordine di sparare e non potevo rifiutarmi. Ho sparato dal finestrino con il mio kalashnikov».
Diversi colpi, e l'uomo in bicicletta non ha avuto scampo.
Il giovane sergente russo rischia da dieci anni all'ergastolo. Quattro giorni fa era stata la procuratrice generale, Iryna Venediktova, ad annunciare la sua incriminazione pubblicando, come sempre, un riassunto delle accuse, l'identità e una fotografia dell'accusato.
È il primo processo aperto per crimini commessi durante questa guerra e la procuratrice ha fatto sapere nelle ultime ore che sono 600 i sospetti autori di crimini di guerra già identificati, mentre è salito a 10.700 il numero dei casi ai quali si sta ancora lavorando per risalire ai responsabili.
Come tanti altri militari catturati dall'esercito ucraino, anche Vadim Shishimarin è stato intervistato da Volodymyr Zolkin, blogger e giornalista che ha avuto il permesso di parlare con i prigionieri di guerra e di riprenderli in video. Nell'intervista lo si vede con la stessa felpa grigia e blu che indossava ieri. «Sono andato in guerra per aiutare mia madre che non ha soldi», dice ripetendo quel che aveva raccontato agli uomini dei servizi di sicurezza ucraini che lo avevano interrogato subito dopo la cattura.
E racconta che alla sua Unità avevano detto che si trattava di esercitazioni in una cittadina russa, non della guerra contro l'Ucraina. «Dovevano essere esercitazioni militari a Voronezh», dice. E invece eccolo qui. In gabbia, davanti alla giustizia di Kiev, che gli ha messo a disposizione un interprete russo e un avvocato. Prossima udienza: 18 maggio.
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