FINCHÈ C’È CONSUMISMO C’È SPERANZA – I COMBATTENTI DELL’ISIS ARRIVATI DALL’EUROPA O DAI RICCHI EMIRATI VOGLIONO PRINGLES, RED BULL E SMARTPHONE ALLA MODA. E I NEGOZI SIRIANI SI ATTREZZANO

A raccontare le debolezze dei ragazzi arrivati in Siria per unirsi alle decapitazioni sotto le bandiere nere dell’Is è un sito internet clandestino di Raqqa (“Raqqa is being slaughtered silently”). Più grave il fatto che nei normali ospedali ormai si possa morire per una stupida ferita, mentre nei centri medici dell’Is ci sono medicine e attrezzature di prim’ordine…

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Gian Micalessin per "il Giornale"

 

isis isis

Combattono nel nome del Califfato, giurano di voler tornare ai tempi del Profeta, ma intanto - tra la crocefissione di un infedele e la decapitazione di un nemico - s'ingozzano di Pringles, scolano birra analcolica, tracannano lattine di Red Bull e sognano l'ultimo modello di smartphone. Sono gli Isis boys, i simpatici assassini dello Stato Islamico decisi a conquistare l'Occidente, ma incapaci di sopravvivere senza i suoi cibi spazzatura e i suoi gingilli tecno-consumistici.

 

Abu Bakr al Baghdadi (2) Abu Bakr al Baghdadi (2)

A raccontarlo è «Raqqa is being slaughtered silently» (Raqqa viene massacrata nel silenzio) un sito clandestino gestito da alcuni coraggiosi attivisti che, grazie ad un complesso sistema di filtri e criptatura, sfugge alla censura e racconta come si vive e si muore nella cosiddetta capitale dello Stato Islamico. Grazie alle loro testimonianze è possibile avere un'idea più precisa della commistione di edonismo, follia e spregiudicato interesse che muove la falange di sadici islamisti ritrovatisi sotto le bandiere nere del Califfato.

 

Secondo crocifisso a raqqa Secondo crocifisso a raqqa

Cresciuti nella bambagia delle grandi citta europee o nelle Bengodi arabe del petrolio, questi spietati bamboccioni nascondono dietro la facciata di integerrimi militanti una vorace smania consumistica. Una smania soddisfatta grazie a paghe e bottini di guerra che consentono di vivere una spanna al di sopra dell'umanità dolente di Raqqa e delle altre località conquistate. I 300 dollari di paghetta mensile e i diritti di razzia riconosciuti dall'Isis a questi ben pasciuti assassini rappresentano complessivamente un'entrata più che doppia rispetto a quelle su cui possono contare oggi i cittadini siriani di Raqqa e dintorni.

 

pringles pringles

I tagliagole dell'Isis si son così trasformati in una crudele razza padrona, indifferente alle sofferenze del resto della popolazione. Mentre il licenziamento del personale femminile e la fuga di molti medici rende inutili gli ospedali cittadini i privilegiati del Califfato si curano in centri medici dotati di attrezzature migliori e costantemente riforniti di medicine. «In città non ci sono né attrezzature, né medici, né ambulanze e la gente rischia di morire per una semplice ferita. Negli ospedali dell'Isis invece - si legge sul sito clandestino - lavorano i medici e si trovano le attrezzature migliori. Ma sono solo per loro, perché nessuno di noi ci può entrare».

 

redbull redbull

La nuova razza padrona ha anche cambiato il volto dei negozi di Raqqa. Per soddisfare e compiacere i gusti degli ultimi arrivati i rivenditori puntano innanzitutto a garantirsi quel che può esser venduto a caro prezzo ai nuovi padroni. E così accanto ai gadget elettronici e agli smartphone d'ultima generazione esposti assieme a scarponi e giacche militari rigorosamente made in Usa s'allungano interminabili scaffali ricolmi di cibo spazzatura.

 

Ma mentre i figli del Califfato possono tranquillamente scialacquare un dollaro e mezzo per una Red Bull o quattro dollari e mezzo per una maxi confezione di Pringles, la gente del posto fa fatica a comprare una pagnotta e un po' di companatico. Anche perché dallo scorso settembre, quando sono iniziati i bombardamenti della «coalizione» sulla città, il prezzo del pane e di altri generi alimentari è salito di oltre il 150 per cento. E così mentre la città si ritrova invasa da cibo inutile e prodotti inavvicinabili tutto il resto è diventato un miraggio. O meglio un incubo chiamato Califfato.

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