Andrea Zanello per www.lastampa.it
La Procura di Vercelli ha chiesto il rinvio a giudizio per Luca Meloni, 43 anni. All’uomo oltre l’omicidio aggravato del marito Fabio Spiga, suo coetaneo, avvenuto lo scorso ottobre, viene contestata la rapina.
Secondo gli inquirenti infatti ci sarebbero anche motivazioni economiche tra gli elementi alla base del delitto commesso nell’abitazione di Casale al civico 104 di via Caccia, dove la coppia viveva. Se non il movente principale, forse uno dei fattori che hanno fatto scattare l’aggressione a colpi di coltello.
Un ruolo importante nell’ipotesi accusatoria lo ha il bancomat con cui Meloni ha prelevato il denaro utilizzato, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, per acquistare della droga. Lui e il marito avevano un conto in comune e l’ipotesi investigativa è quella per cui si fossero create delle tensioni nella coppia a causa di alcuni fattori economici.
Meloni sarebbe rientrato in casa lunedì 26 ottobre già alterato dagli stupefacenti. Poi, secondo le ricostruzioni, sarebbe cominciata la discussione culminata nell’aggressione al marito. L’imputato ha colpito il coniuge con un coltello da cucina: decine e decine di fendenti da cui Spiga ha anche provato a difendersi, senza però trovare scampo. L’autopsia sul corpo della vittima ha riscontrato delle lesioni da difesa.
Poi Meloni ha preso la tessera bancomat che, secondo l’accusa era nelle disponibilità di Spiga, ed è uscito nuovamente di casa, ha prelevato il denaro a uno sportello e ha acquistato altra droga. L’uomo ha trascorso quella notte fuori casa, in compagnia di altri amici. Al mattino si è recato in un bar dove avrebbe bevuto parecchio. Infine è tornato nell’abitazione in cui aveva lasciato il cadavere del marito ucciso nella giornata precedente. Lì è rimasto con il corpo fino al giorno dopo, quando nell’appartamento è arrivata la polizia.
L’indagine condotta dal sostituto procuratore Davide Pretti, poi trasferito a Torino, insieme a Rosamaria Iera, titolare del fascicolo, è stata chiusa. Meloni aveva da subito ammesso le proprie responsabilità per l’omicidio, fornendo una propria versione. Uno scatto d’ira dopo una parola di troppo nella discussione che secondo la sua versione non faceva riferimento alla situazione economica.
Le contestazioni dell’impianto accusatorio sono state respinte dal difensore Danilo Cerrato. La lite secondo la ricostruzione dell’imputato non sarebbe scoppiata per questioni economiche.
Luca Meloni quando fu fermato e sentito per la prima volta era stato descritto come molto provato, forse ancora sotto effetto di alcol e droga. Danilo Cerrato, presidente dell’ordine degli avvocato di Vercelli, sta valutando di sottoporre il suo assistito a una perizia psichiatrica. Sotto la lente di ingrandimento le sue condizioni di salute psichiche. L’uomo in passato era stato infatti ricoverato in più strutture, da dove è stata acquisita documentazione medica sanitaria relativa alle sue condizioni. Ora la difesa punta ad accertare quali fossero le condizioni psicofisiche di Meloni (trasferito dal carcere di Vercelli a quello di Verbania) quando ha ucciso il marito.