Stefania Chiale per www.corriere.it
La Lombardia dovrebbe entrare in zona gialla l’11 dicembre. Il condizionale è d’obbligo perché il passaggio è garantito soltanto se i dati continueranno ad essere in linea con quelli degli ultimi giorni.
L’ha confermato giovedì il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, che immagina da metà dicembre una Regione con libertà di movimento, movimento che i governatori (tutte le Regioni dovrebbero essere a quel punto in zona gialla) puntano ad avere tra i Comuni anche nei giorni 25 e 26 dicembre e 1° gennaio, contrariamente a quanto stabilito dal decreto legge approvato nella notte tra mercoledì e giovedì.
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Il governatore, però, non nasconde qualche preoccupazione, in particolare, per il weekend del 19 e 20 dicembre, l’ultimo in cui si può partire prima delle festività natalizie.
Teme una nuova «fuga dal Nord»: «Rischiamo di rivivere quello che successe nella notte fra il 7 e l’8 marzo» — ha detto Fontana parlando a Mattino 5, venerdì mattina —. Il rischio è proprio quello.
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Proprio perché oggi possiamo prevederlo, dovremo cercare di attrezzarci perché ci sia particolare attenzione nelle stazioni, negli aeroporti e da tutti i luoghi da cui la gente potrebbe partire. Bisognerà parlare con le Prefetture e con le forze dell’ordine per evitare che si creino più danni che lasciare la libertà a tutti di circolare nel periodo natalizio».
Partiamo dal passaggio cromatico. «Se i numeri continueranno ad essere quelli di questi ultimi giorni dovremmo entrare in zona gialla l’11 dicembre — ha detto Fontana —. È un passaggio automatico, che deve essere poi reso concreto da un provvedimento del ministro della Salute Roberto Speranza».
Per Fontana, un segnale importante che «il nostro sacrificio è valso, perché abbiamo abbassato la linea del contagio e abbassato la pressione sugli ospedali».
Il secondo punto emerso giovedì fin dalle prime ore del mattino sotto forma di scontro con il governo, e nel tardo pomeriggio con un incontro e una richiesta al premier, è il decreto legge approvato nella notte che impedisce anche nelle zone gialle lo spostamento tra Comuni il 25 e 26 dicembre e 1° gennaio. Un fatto, sia per il contenuto che per la modalità, «semplicemente lunare», ha commentato giovedì mattina Fontana.
Nel pomeriggio, l’incontro tra governo e Regioni dove queste ne hanno chiesto la modifica. «Abbiamo espresso il nostro disappunto per l’approvazione del dl che è stato fatto nella notte e sostanzialmente ha impedito di entrare nel merito di una parte consistente del Dpcm. Abbiamo ribadito come questa scelta crei situazioni di difficoltà per tanti cittadini, impossibilitati ad incontrare parenti, genitori anziani o nonni, e crei soprattutto disparità tra le grandi i città e i piccoli Comuni. Si tratterebbe di una sostanziale e ingiustificata limitazione della vita dei nostri cittadini, che prescinderebbe dal fatto di essere in zona gialla».
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Le Regioni hanno quindi chiesto al premier di «creare un percorso parlamentare privilegiato — spiega Fontana —, pur rendendoci conto del periodo di grande attività di Camera e Senato, per modificare questo decreto (prima della conversione in legge, ndr). Conte ha preso atto della nostra richiesta». Che cosa significa nella pratica? Lo spazio nell’agenda parlamentare non c’è. L’ipotesi più accreditata è quella che si inserisca la modifica come emendamento a un altro testo già in discussione per poi fare la conversione del dl in legge prima del 25 dicembre. Puntando (non poco) sul fatto che anche 25 senatori del Pd, dunque della maggioranza, sono contrari al divieto.
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