Caro direttore,
Vittorio Foa, noto padre dell’Italia democratica e antifascista a cui non si può imputare di aver fatto una vita facile (ha trascorso circa 7 anni in carcere durante il periodo fascista), sosteneva che all’interno del Pci e in particolare delle élites di sinistra vigeva la consuetudine dei matrimoni endogamici.
Cosa voleva dire? I compagni o simpatizzanti della sinistra - che predicavano giustizia sociale e alleanza con le classi più disagiate - quando dovevano cercarsi un legame sentimentale finivano per accoppiarsi con persone che rientravano nel loro ceto sociale e nella cerchia delle loro amicizie anziché tra la rude razza pagana (la classe operaia, secondo Tronti).
La letterina dell’Anonimo Milanese contro Ernesto Galli della Loggia lo accusa sostanzialmente di matrimoni “endogamici” con signore o signorine scelte nel suo stesso ambiente. Un’abitudine diffusa, direi, oggi più che mai. Mi pare dunque difficile sostenere che Galli della Loggia, alla maniera di Julien Sorel de “Il rosso e il nero”, sia stato uno scalatore sociale e seriale saltando di letto in letto solo perché amiche e consorti avevano qualche parentela con intellettuali come Franco Fortini e affini.
Cordiali saluti
Mirella Serri