Elena Tebano per il “Corriere della Sera”
«Ogni giorno in cui non viene chiusa nessuna scuola è un buon giorno» dice Philipp Bender, portavoce del Ministero della Cultura dell'Assia, in Germania, dove le lezioni sono riprese lunedì scorso. Non ce ne sono molti: l'anno scolastico tedesco è ricominciato ufficialmente tre settimane fa, anche se gli studenti sono tornati in classe al momento solo in 9 Länder su 16 (in base all'autonomia scolastica ognuno può scegliere la data di inizio). Ma sono già almeno un centinaio gli istituti chiusi completamente o parzialmente. A cui vanno aggiunti gli asili. Le chiusure sono state necessarie in particolare nelle zone più densamente abitate: Nord Reno Vestfalia (4 scuole del tutto chiuse e 31 solo «in parte»), la regione con più contagi, Berlino (41 istituti in quarantena su 825), ma anche Amburgo e Francoforte sul Meno.
Le scuole hanno l'obbligo di avvertire le autorità sanitarie quando riscontrano casi e sono poi queste a decidere, di volta in volta, quale misure applicare. Possono decidere di tenere in quarantena anche soltanto alcune classi. Tutti gli alunni e il personale delle scuole tedesche hanno normalmente l'obbligo di mantenere la distanza di sicurezza di un metro e mezzo e di portare le mascherine all'interno degli istituti, ma non durante le lezioni. Nelle zone dove l'epidemia è tornata a diffondersi di più, come il Nord Reno Vestfalia, l'obbligo è stato invece esteso alle lezioni: una misura che ha provocato le proteste dei negazionisti del virus.
Giovedì scorso il Tribunale amministrativo superiore di Münster ha respinto una richiesta urgente di tre alunni del distretto di Euskirchen che avevano fatto ricorso contro le nuove regole, stabilendo che il provvedimento è «proporzionato» ai rischi e non costituisce un pericolo per la salute degli studenti. «Lo so che è faticoso. Lo è per tutti, ma al momento non c'è alternativa alla mascherina» ha detto la ministra dell'Istruzione Anja Karliczek, secondo cui «il funzionamento ordinario è partito bene».
In generale le autorità tedesche, nonostante le chiusure, al momento non mostrano particolare preoccupazione. Secondo il primo rapporto dell'Amministrazione scolastica di Berlino, pubblicato ieri dalla Berliner Zeitung , i casi di positività al coronavirus registrati finora nelle scuole della capitale tedesca «non rappresentano una minaccia per la loro piena operatività». Nella maggior parte dei casi rilevati, sono state trovate solo singole persone infette, tra alunni, insegnanti o personale scolastico, e sono state disposte quarantene cautelative.
«Le scuole non sono focolai. Le infezioni di solito vengono portate negli istituti dall'esterno», ha confermato Sandra Scheeres, responsabile berlinese per l'Istruzione. La Germania sembra aver messo in conto questi stop and go continui, come un prezzo che è necessario pagare per non bloccare i percorsi educativi.
«È meglio l'obbligo di mascherina piuttosto che richiudere le scuole» ha sintetizzato nei giorni scorsi la cancelliera Angela Merkel. Che però ha convocato giovedì i ministri presidenti dei vari Länder in videoconferenza per fare il punto sull'epidemia: ieri sono stati registrati 1.427 nuovi infetti, in lieve calo rispetto alle 1.707 infezioni segnalate ieri, che rappresentavano il livello più alto dalla fine di aprile. Ma il governo vuole prevenire una possibile seconda ondata. L'ipotesi al momento è nuovi divieti per feste private e assembramenti, e l'estensione dell'obbligo della mascherina. Di uno stop all'anno scolastico non parla nessuno.