Andrea Palladino e Andrea Tornago per www.lastampa.it
Per orientarsi nel caos delle notizie manipolate sui migranti e le Ong occorre appuntarsi una data: marzo 2017. Siamo nel picco del flusso di persone che lasciano a migliaia l’inferno libico. Francesca Totolo, la “dama” dei dossier sovranisti - rilanciata più volte nei giorni scorsi dal presidente designato della Rai Marcello Foa - al centro di una rete di account Twitter anonimi ostili alle Ong, è ancora una sconosciuta sui social network. Nessuna informazione è rintracciabile in rete sul suo conto e sulla sua vita precedente. Ma, già allora, ha un obiettivo ben preciso in testa.
Nessuno sa in quel momento che è in corso l’indagine della Procura di Trapani sulla Ong tedesca Jugend Rettet. Solo il 2 agosto successivo verrà sequestrata la sua nave Iuventa, solo una delle 13 in quel momento attive nel Mediterraneo centrale. Eppure quella stessa Ong, nel marzo dello scorso anno, finisce nel mirino di Francesca Totolo.
MENTIRE IN RETE: “SONO UNA SPECIALIZZANDA ALLA BOCCONI”
Il 29 marzo 2017 - come La Stampa è in grado di ricostruire - contatta uno dei responsabili della Jugend Rettet, qualificandosi come specializzanda dell’Università Bocconi impegnata nella redazione di una tesi sulle Ong nel Mediterraneo. Una chat amichevole, con un tono ben diverso da quello che mostrerà poi nei suoi tweet e negli articoli pubblicati dal giornale di riferimento di Casapound.
Ammicca, e anche se sta per diventare l’avversaria numero uno delle Ong sulla rete, sostiene di volersi unire a loro: «Quanto vorrei imbarcarmi», scrive in un messaggio inviato in chat. Poi entra nel vivo, inizia a chiedere informazioni sull’organizzazione, «dati economici, bilancio, atto costitutivo e una lista dei principali finanziatori». Cerca di giustificare la richiesta con esigenze di ricerca universitaria: «Sono appena andata dal mio relatore», scrive, cercando di convincere gli interlocutori a fornire informazioni non pubbliche.
Dopo il primo contatto in chat la conversazione prosegue con il responsabile della Jugend Rettet via telefono. Francesca Totolo ha fretta e la sera stessa del primo contatto, dopo aver confermato di essere una laureanda della Bocconi, chiede informazioni dettagliate su altre Ong, sulle rotte della Iuventa e l’elenco del personale imbarcato. Questa sua insistenza insospettisce il responsabile della Ong, che decide di fare una semplice verifica: contatta il docente della Bocconi, che nega tutto. Totolo, risponde il professore, «non risulta nel database dei miei studenti».
Una circostanza confermata anche alla Stampa dall’Università Bocconi: «Francesca Totolo non ha concluso il percorso di studi universitari e nel 2005/2006 è decaduta dallo status di studente», ovvero più di dieci anni fa. Un episodio, questo, che Jugend Rettet decide di denunciare alle autorità di polizia il 30 marzo 2017. Nell’esposto il responsabile della Ong inserisce la formula di rito, con la richiesta di essere informato in caso di archiviazione. Ad oggi nessuna notifica è arrivata.
DOSSIER PARALLELI
In quello stesso mese su Twitter appare l’account, oggi strettamente legato alla Totolo e in grado di sfornare una media di 44 tweet al giorno, “James the Bond” (@IAmJamesTheBond), che ai primi di aprile inizia a diffondere informazioni ostili alle Ong.
A maggio lo stesso utente prepara ben tre dossier ancora reperibili in rete, sul servizio di bacheca anonima Paste Bin, relativi ai movimenti delle organizzazioni umanitarie. Una sorta di indagine parallela, che si svolge completamente in rete, in un rimpallo di informazioni tra utenti che mantengono l’assoluto anonimato e che, da lì a poco, diverranno la fonte informativa principale di Francesca Totolo.
La nave Iuventa della Ong Jugend Rettet, per questo particolarissimo team, è una vera fissazione. All’inizio di luglio appare in rete un altro account, che rimarrà attivo poco più di un mese. Si chiama “Migration watch MED” (@migration_med) e sulle info dichiarava apertamente: «Che fate Ong? Controlliamo la vostra attività nel Mediterraneo». Ma è l’icona dell’account ad attirare l’attenzione: lo stesso logo della Jugend Rettet, che da lì a poco sarebbe finita nel centro delle cronache.
Il 2 agosto dello scorso anno la nave Iuventa viene sequestrata. E proprio quel giorno Francesca Totolo inizia ad usare l’account Twitter aperto due anni prima. Tra i primissimi account a seguirla c’è proprio “Migration watch MED”. E quasi subito lei inizia a menzionare Marcello Foa.
SITI SOVRANISTI E LEGATI ALL’ALT RIGHT AMERICANO
IL TWEET DI FRANCESCA TOTOLO SULLO SMALTO DI JOSEPHA
Sono stati due siti dell’area sovranista internazionale a lanciare, già a luglio del 2017, l’attivista Totolo: Gefira (@GefiraFundation) e ZeroHedge (@zerohedge). Il primo è un think tank con sede in Olanda, specializzato in studi demografici e convinto assertore del pericolo di una sostituzione della popolazione europea causata dalla migrazione.
Qualche giorno prima dell’esordio su Twitter della Totolo, Gefira riprende un suo dossier su Soros e sulle associazioni che tutelano i diritti in Italia; subito dopo è ZeroHedge a rilanciare i post della “dama” sovranista. Non un sito qualsiasi: secondo una ricostruzione di Bloomberg - poi ripresa e confermata da altre testate del settore finanziario - il sito, registrato in Bulgaria, è riconducibile a Daniel Ivandjiiski, broker finanziario accusato nel 2008 dall’autorità di controllo statunitense di Insider Trading.
Il sito “ZeroHedge” funziona oggi come piattaforma anonima di pubblicazione di notizie e studi provenienti soprattutto dal mondo della nuova destra e dall’alt-right statunitense. A confermare l’importanza del rilancio da parte di ZeroHedge è la stessa Totolo, che - nell’intervista rilasciata alla Stampa - attribuisce il contatto con SputnikNews alla visibilità ottenuta con la pubblicazione dei sui report su quel sito.
In poco tempo, Francesca Totolo conquista il suo posto di “dama dei sovranisti” in rete. Con una missione: seguire, passo dopo passo, ogni minima mossa delle organizzazioni umanitarie che dal 2015 operano nella zona search and rescue (ricerca e salvataggio) davanti alle acque di Tripoli, protagoniste del recupero in mare di decine di migliaia di rifugiati e migranti strappati dalle onde. E così, nei suoi tweet, i volontari impegnati nei salvataggi di naufraghi nel Mediterraneo centrale diventano «pirati umanitari», la Sar Zone libica una «zona pescosa» e la presenza delle navi delle Ong, il «canto delle sirene». Immagini spietate. Pubblicate dalla stessa Totolo che, solo un anno e mezzo prima, confessava alla Jugend Rettet di volersi imbarcare.