Claudia Voltattorni per il “Corriere della Sera”
Forse davvero ci siamo. Trentacinque giorni dopo la prima dose di vaccino, il rischio decesso per Covid-19 cala del 95%, il rischio di ricovero del 90%, quello di contrarre l'infezione dell'80%. Era il 27 dicembre 2020, quando l'infermiera dello Spallanzani di Roma, la 29enne Claudia Alivernini, riceveva, la prima dose in Italia di vaccino anti Covid-19 di Pfizer-BioNTech.
Quasi cinque mesi dopo e oltre 26,8 milioni di dosi somministrate, l'Istituto superiore di sanità pubblica con il ministero della Salute, e in collaborazione con i referenti regionali della sorveglianza integrata Covid-19 e dell'anagrafe nazionale dei vaccini, il primo studio nazionale sull'impatto della vaccinazione anti Covid-19 da cui emerge l'efficacia altissima del preparato già a due settimane dalla prima inoculazione, efficacia che cresce fino all'80% contro il rischio di contrarre l'infezione già a 35 giorni e prima della seconda dose.
«Si confermano l'efficacia delle vaccinazioni e della campagna vaccinale - dice il presidente dell'Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro - e la necessità di raggiungere presto le coperture in tutta la popolazione per uscire dall'emergenza grazie a questo strumento fondamentale». Lo studio raccoglie i dati dal 27 dicembre 2020 (giorno di avvio della campagna vaccinale in Italia) al 3 maggio 2021, su 13,7 milioni di persone vaccinate con i quatto preparati autorizzati: Pfizer-BioNTech (dal 27 dicembre); Moderna (dal 14 gennaio); AstraZeneca (dal 1° febbraio); Johnson&Johnson (dal 22 aprile).
Non viene specificata però l'efficacia di ogni singolo vaccino, «poiché sono stati introdotti in fasi successive e somministrati a popolazioni con diverso profilo di rischio: è necessario attendere un tempo di follow-up più lungo per poter ottenere risultati più solidi e confrontabili». Si sa però che il 95% dei vaccinati dello studio che ha ricevuto il preparato di Pfizer o Moderna ha completato il ciclo vaccinale nei tempi indicati dal calendario vaccinale. Mentre per il vaccino AstraZeneca nessuna delle persone incluse nello studio aveva ancora ricevuto il ciclo completo, questo a causa delle 10 settimane previste di intervallo tra la prima e la seconda dose. Al 3 maggio, solo l'1% dei vaccinati aveva ricevuto la dose unica di Johnson&Johnson.
Lo studio dell'Iss e del ministero della Salute cita altri studi sull'efficacia dei vaccini effettuati in Gran Bretagna e in Israele da cui è emerso che già a partire dalla terza settimana dalla prima dose del vaccino Pfizer si ha un'efficacia preventiva contro l'infezione. Nello studio italiano sono stati analizzati i casi di infezione, ricovero e morte avvenuti dopo la somministrazione della prima dose, entro i 14 giorni e dai 15 giorni in poi, e si evidenzia come il rischio diminuisca progressivamente dopo le prime due settimane.
Lo studio prende in considerazione gli operatori sanitari e gli ospiti delle Rsa in quanto categorie più esposte e scopre che, per loro, l'incidenza del rischio di contagio, ricovero e decesso è stata molto più alta rispetto alle altre categorie prioritarie del Piano vaccini analizzate (forze dell'ordine, personale scolastico e soggetti vulnerabili) soprattutto nei primi giorni dopo la somministrazione del vaccino. Spiega il rapporto che, «nella valutazione dei tassi di incidenza di diagnosi per periodo, bisogna tener conto della diversa circolazione del virus nella popolazione e della composizione della popolazione vaccinata».
Ma, «in tutte le categorie si osserva comunque una riduzione dell'incidenza all'aumentare del tempo dalla somministrazione della prima dose». E si arriva così, tra il 35° e il 42° giorno dopo la prima vaccinazione, a un indice del rischio di infezione, ricovero e decesso rispettivamente dello 0,20, dello 0,10 e dello 0,5, senza differenze tra generi e classi di età, pari a una riduzione del rischio dell'80%, del 90% e del 95% per i casi di morte.
Ma in Italia, rivela l'ultimo report del governo, ci sono oltre due milioni di ultra settantenni che non hanno ancora ricevuto la prima dose di vaccino: di questi oltre mezzo milione ha più di 80 anni (l'11,49% del totale di questa fascia d'età). La Sardegna è la regione più indietro con quasi un over 80 su tre ancora non vaccinato (il 30,99%) contro l'1,56% del Veneto. Male anche la Sicilia che detiene il record invece dei 70-79enni ancora non vaccinati neanche con la prima dose: quasi la metà con il 42,57%.
La più virtuosa, in questa fascia d'età, è la Puglia con il 15,70 degli over 70 ancora non vaccinati. E ieri il commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo, nel suo tour italiano per la campagna vaccinale, ha visitato gli hub vaccinali del Veneto e delle Province autonome di Trento e Bolzano e ne ha approfittato per ringraziare tutti gli operatori in prima linea: medici e infermieri, forze dell'ordine, Protezione civile e volontari. «Se l'Italia lavora assieme e fa squadra - ha detto Figliuolo -, vincerà e uscirà il prima possibile da questa pandemia».
Il generale ha definito poi il mese di maggio «un mese di transizione» con circa 17 milioni di dosi disponibili che consentiranno una media di 450 mila dosi quotidiane, con punte anche di mezzo milione. «Con l'ordinanza del 9 aprile - ha sottolineato - c'è stato un notevole incremento delle percentuali di over 80 e fragili vaccinati in tutte le regioni assieme a un calo netto e repentino di ricoveri, terapie intensive e decessi». Conferma la decisione di aprire al più presto le prenotazioni per la fascia d'età 40-49 anni: «La prossima apertura agli over 40 - ha spiegato Figliuolo - è utile ai fini programmatici». Però, avverte anche: «Il focus nazionale rimane sugli over 80, visto che ne mancano ancora molti all'appello».
2. «C'È UNA DOSE ANCHE PER ME?» ORA ASTRAZENECA NON FA PIÙ PAURA
Fabrizio Caccia per il “Corriere della Sera”
ROMA «Suvvia non mi dica che ha paura. Si giri dall'altra parte, non guardi l'ago, si distragga...». Il dottor Luigi Fracassi, sotto il tendone della Croce Rossa alla Stazione Termini, sta cercando di tranquillizzare l'uomo seduto davanti a lui. La fiala di AstraZeneca è pronta, quello chiude gli occhi, solo un attimo e la prima dose è andata. «Dottore, lei ha la mano fatata», dice alzandosi contento.
Astraday e Astranight: weekend non stop. Nel Lazio il vaccino anglosvedese ha immunizzato pure il coprifuoco, dalle 8 del mattino alle 24 si sta all'aperto in fila, aspettando il proprio turno col ticket virtuale memorizzato sul telefonino: 20 mila persone over 40 si sono prenotate giovedì scorso sulla piattaforma Ufirst per ricevere tra ieri e oggi il farmaco sospiratissimo.
Dopo tre ore era già sold out. Paolo Sorrentino, il regista da Oscar de La grande bellezza , si è vaccinato anche lui. A Viterbo. Ventuno hub mobilitati nella regione: dalla Nuvola di Fuksas alla Città militare della Cecchignola, dal Polo natatorio di Ostia alla sede Acea. «Gli Open day si stanno dimostrando un successo - dice il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti -. Continuiamo così, senza fermarci». Prossimi appuntamenti, forse, aperti anche ai trentenni.
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La notizia, comunque, è che AstraZeneca non fa più paura. Anzi. I romani alla svelta, come col Marziano di Ennio Flaiano, sembrano aver preso confidenza pure col remotissimo rischio trombotico di cui si è molto parlato nei mesi scorsi e così adesso non vedono l'ora di farsi la punturina. «Per noi è una parvenza di salvezza», dice il professor Carlo Gelosi, docente alla Lumsa. «Ci servirà per debellare la terza guerra mondiale, quella col Covid», aggiunge il pensionato Emilio De Seta, 74 anni, che attende fuori dalla postazione vax che torni suo figlio Giampiero. I vaccinandi di Termini (il richiamo per tutti è già stato fissato al primo agosto) si confessano, all'ingresso e ancor di più all'uscita, molto emozionati.
«Un passo in più verso la libertà», dice Alessio Traditi, magazziniere. «Se ho paura? E perché dovrei? - risponde l'uomo -. Corro più rischi facendomi ogni giorno 50 km andata e ritorno in scooter per andare al lavoro». «Vogliamo farlo per non sentirci più un pericolo per gli altri, per i nostri nonni e genitori», dice Giusy Di Marsilio. L'estate scorsa, per la paura del Covid, scelse col fidanzato come meta per le vacanze un eremo in Toscana, isolato da tutto e tutti. Quest' anno, forse, andranno sul lago di Garda. La dottoressa Anna Caterina Schiavo, collega del dottor Fracassi, dopo un'oretta di somministrazioni dice di essersi fatta una statistica per conto suo: «L'80% dei maschi ha più paura dell'ago che degli effetti collaterali del vaccino, tutto il contrario delle donne...».
Giusy Di Marsilio, per esempio, ha già chiesto al suo medico di base se AstraZeneca comporta più rischi della pillola anticoncezionale. Pare di no. In tutti, comunque, c'è una grande voglia di ricominciare, di riprendersi le abitudini, la vecchia libertà, «ormai per me la mascherina è diventata come le chiavi di casa - racconta Mariagrazia Di Matteo -. Prima di uscire controllo sempre se ce l'ho». Alessandro Canale, informatico, sogna di poter tornare al ristorante come faceva un tempo «quando arrivavo all'ultimo minuto e chiedevo al titolare se poteva aggiungere un tavolo in extremis».
Mario Lanti, che lavora nel cinema, ha appena fatto il vaccino e si sente benissimo: «Io ci ho sempre creduto che alla fine saremmo usciti dal tunnel». Una giornata così, dove i sorrisi finalmente prevalgono: «Io ho fatto il vaccino anche per papà che è morto di Covid, l'ho fatto per lui», dice una donna che preferisce non dire come si chiama. Sono tante le persone in fila che hanno visto morire parenti, amici, colleghi, durante quest' anno e mezzo di pandemia.
Simone Baiano, per colpa del Covid, ha perso il lavoro, ma anche lui dopo tanto tempo sembra ritrovare un po' di fiducia: «Mi sono prenotato con 3 clic, prima ho scaricato l'App, poi mi sono registrato e infine ho scelto l'hub, per una volta sono stato fortunato». In tutti loro c'è come un'ansia di salvarsi, di esorcizzare finalmente il Mostro. Giovanni Rempiccia, funzionario del Miur, come tanti altri non ha fatto in tempo a prenotarsi. Però prova lo stesso a chiedere all'ingresso, non si sa mai: «Non è che per caso vi avanza una dose?». Niente da fare, sarà per la prossima volta.
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