IO, ROBOT – ECCO “ABEL”, L’ANDROIDE CHE SEMBRA UN BAMBINO DI 12 ANNI – CREATO DA UN TEAM DI SCIENZIATI DELL’UNIVERSITA’ DI PISA IN COLLABORAZIONE CON “BIOMIMIC”, I LABORATORI LONDINESI DOVE SONO NATI ALCUNI PERSONAGGI ARTIFICIALI DI FILM COME STAR WARS O JURASSIC PARK – IL ROBOT “SIMULA IL MOVIMENTO E IL COMPORTAMENTO UMANO ED È CAPACE DI PERCEPIRE CIÒ CHE LO CIRCONDA” - E’ STATO SVILUPPATO PER FAVORIRE LE INTERAZIONI TRA SOGGETTI CON DISTURBI PSICOLOGICI E…

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Marco Gasperetti per il "Corriere della Sera"

 

Abel è diverso da tutti gli altri ragazzini di 12 anni. Del resto non è umano... Certo, il volto è identico a quello di un adolescente, l' espressione è sorprendentemente realistica, così come la pelle, gli occhi e a volte persino il modo di interagire con il prossimo.

 

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O meglio il suo non-prossimo, che poi siamo noi mortali. Abel è un robot, un androide per la precisione, progettato e plasmato dai ricercatori del Centro di Ricerca «Enrico Piaggio» dell' Università di Pisa in collaborazione con la Biomimic di Londra, i laboratori dove sono nati alcuni dei più famosi personaggi artificiali del cinema per film come Star Wars o Jurassic Park.

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È il nuovo nato della fantasmagorica animatronica, la disciplina che crea pupazzi meccatronici sempre più sofisticati e che incontriamo anche nei grandi parchi di divertimento come Disneyland. Ma stavolta Abel è qualcosa di più di un burattino senza cervello.

 

Il robottino umanoide un po' di sale nella zucca ce l' ha: granelli di intelligenza artificiale e algoritmi complessi capaci di dargli una parvenza di intelletto e persino di sentimento umano. «Simula il movimento e il comportamento umano - spiega Lorenzo Cominelli, ricercatore del Centro di Piaggio dell' ateneo pisano - ed è capace di percepire ciò che lo circonda».

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È il risultato dell' ibridazione tra robotica sociale e affective computing , quel ramo della ricerca che tenta di dare alle macchine un aspetto e un comportamento più antropico possibile. Con quale obiettivo? Eliminare quella sensazione di alienazione che a volte separa gli automi dagli umani.

 

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Racconta Pasquale Enzo Scilingo, ordinario di Bioingegneria all' università di Pisa e coordinatore del progetto Abel: «Avevamo sviluppato qualche anno fa un robot antropomorfo, si chiamava Face, per favorire le interazioni tra soggetti con disturbi psicologi. Era un' ottima macchina ma non aveva l' estetica e il movimento di Abel. Il nuovo autonoma ha una fluidità nelle espressioni impressionante». Ma la cosa più sorprendente arriva dalle emozioni.

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«Il robot ha una serie di sensori in grado di rilevare lo stato emozionale del soggetto con il quale interagisce - continua Scilingo - monitorando alcuni parametri fisiologici, come il battito cardiaco, la frequenza respiratoria, la sudorazione della pelle». In più alcuni algoritmi riescono a modulare l' atteggiamento dell' automa secondo i comportamenti di chi ha davanti.

 

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«Stiamo per sperimentare Abel con un gruppo di adolescenti con propensione all' aggressività - continua il professore - per studiarne le reazioni». Una manna per chi studia la psicologia dell' età evolutiva. Ma si pensa anche di far interagire pazienti affetti da Alzheimer per cercare di risvegliare le abilità cognitive ed emozionali perdute.

 

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