“CI È CADUTO IL MONDO ADDOSSO” - LA DRAMMATICA STORIA DI UNA 36ENNE DI RAVENNA CHE HA SCOPERTO DI ESSERE INCINTA LO STESSO GIORNO IN CUI LE HANNO DIAGNOSTICATO UN TUMORE MALIGNO AL SENO. LA DONNA, CHE PER DUE ANNI AVEVA TENTATO DI AVERE UN FIGLIO, SI È SOTTOPOSTA A CURE CHE NON POTESSERO DANNEGGIARE IL FETO. ALLA FINE HA PARTORITO, MA UN ANNO DOPO È MORTA. IL RACCONTO DEL MARITO: “ERA CONVINTA CHE LA GRAVIDANZA FOSSE LA LUCE IN QUESTO PERIODO DI TENEBRE…”

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Mauro Giordano per www.corriere.it

 

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Lo stesso giorno in cui ha scoperto di avere un tumore al seno, Elisabetta Socci ha saputo di essere incinta: una storia con un finale triste e drammatico perché lo scorso 31 luglio purtroppo il tragico destino ha portato via la 36enne di Ravenna al marito, Matteo Grotti (35 anni), che adesso sta crescendo da solo la figlia che ha quasi un anno ed è rimasta orfana di madre quando aveva solo 10 mesi.

 

Una sequenza di emozioni e sentimenti contrastanti si mescolano nel racconto del magazziniere di Rontagnano (Forlì-Cesena), che aveva conosciuto l’architetta nel 2015 prima di convolare a nozze il 9 settembre del 2018. Passato, presente e futuro che Grotti ha deciso di rendere pubblico con un’intervista alla giornalista Chiara Tadini del quotidiano online Ravenna Today, nel quale chiarisce di aver voluto raccontare la sua storia per infondere coraggio a chi sta affrontando periodi difficili contro ostacoli che sembrano insormontabili.

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Il matrimonio, la ricerca della gravidanza e la dura realtà

La diagnosi della malattia era avvenuta un anno e 5 mesi prima che la moglie morisse, nel 2021 proprio nel giorno del compleanno (altra crudele casualità), Elisabetta (chiamata Elisa dal marito, ndr) scopre di avere un nodulo al seno. L’esito della biopsia rivelerà che si tratta di un tumore maligno. «Ci è caduto il mondo addosso - ha raccontato Grotti a Ravenna Today -. In ospedale a Forlì le hanno prescritto alcuni esami e le hanno detto di fare prima un test di gravidanza per accertarsi che non fosse incinta. Figurati, ci avevamo provato per due anni anche con la fecondazione assistita». Quel test getterà nello sconforto la donna perché scoprirà che il momento tanto adesso e desiderato è coinciso con quello della cura da un brutto male.

 

Le cure, la speranza e la malattia che avanza

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Così sarà, tra operazioni, terapie e test che purtroppo non riveleranno quasi mai dei miglioramenti nelle condizioni di salute della donna. «Non ha mai vacillato un attimo, era convinta che la gravidanza fosse la luce in questo periodo di tenebre - ha sottolineato a Ravenna Today - nonostante tutto, ha scelto di portarla a termine e di curarsi, seppur parzialmente, con terapie che non danneggiassero una creatura così intensamente desiderata». Al terzo mese di gravidanza la 36enne iniziò la chemioterapia, a otto mesi ha partorito e a nove l’hanno operata facendole la mastectomia totale: ben presto però la dura scoperta - attraverso un esame - dell’avanzare della malattia che si era nel frattempo estesa al fegato. Fino a quando anche l’ultima speranza è venuta meno insieme agli ultimi giorni vissuti insieme.

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Il papà solitario e il regalo postumo della mamma alla bimba

Da quel giorno il 35enne ha dovuto imparare a dover essere un papà che fa anche da mamma, dividendosi tra il lavoro e l’amore per la figlia. «E’ molto tosta ma non tanto per aspetti la gestione familiare quanto per la mancanza di quel supporto» come ha ammesso Grotti alla giornalista, che il giorno del funerale della moglie ha anche deciso di raccogliere delle donazioni che saranno destinate all’acquisto di giochi per l’asilo che la loro bambina frequenterà il prossimo anno: per darle testimonianza che anche delle esperienze più dure può sempre nascere qualcosa di buono da condividere e che rappresenterà in questo caso anche un regalo della madre.E mantenere così fede a quella promessa fatta alla donna amata, assicurandole che avrebbe sempre raccontato alla figlia quanto fosse speciale la madre. E infine quell’invito a cercare nel presente e non nel futuro la vera chiave di tutto, anche nei momenti più duri: «Combattete come ha fatto Elisa».

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