1 - BREVETTI SUI VACCINI, L’UE CERCA UNA LINEA COMUNE. DRAGHI E MACRON CON GLI USA, PRONTI ALLO SCONTRO CON MERKEL
Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”
(...) Molti, dentro e fuori l'Ue, si sono però convinti che la frenata della Germania risponda a tre interessi molto concreti: la difesa del brevetto della Biontech, una delle Big Pharma con sede a Magonza. La tutela del ruolo politico di Berlino come "ponte" verso la Cina. La campagna elettorale ormai iniziata verso il voto di settembre.
La mossa di Biden, infatti, ha anche un preciso obiettivo geostrategico: arginare l'espansionismo cinese in Asia e in Africa. È esattamente la cosiddetta diplomazia del vaccino che fino a poche settimane fa veniva attribuita a Mosca e, appunto, a Pechino. E in questo stesso quadro rientra l'accordo commerciale con l'India che sarà perfezionato domani, sempre a Porto.
La finalità è non consegnare al Dragone il monopolio dei rapporti in quell'area del mondo e nello specifico con un Paese - travagliato dal Covid - che conta oltre un miliardo di abitanti. Ma raggiungere pienamente questo obiettivo comporta anche il rischio di ridimensionare il ruolo internazionale della Germania.
(…) Draghi dunque è pronto al braccio di ferro con Merkel. E chi conosce bene il premier racconta che scontri analoghi con la Cancelliera li ha avuti pure negli otto anni alla Bce: "In quei casi si affacciava alla finestra dal suo studio di Francoforte e non si muoveva, Adesso si affaccia dall'ufficio di Palazzo Chigi".
ursula von der leyen e angela merkel
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2 - BREVETTI LIBERI PER I VACCINI, MERKEL CONTRADDICE BIDEN: “NON SI AUMENTA COSÌ LA PRODUZIONE”
Letizia Tortello per www.lastampa.it
Angela Merkel contro Joe Biden. I toni sono ben diversi da quelli che la cancelliera usava con Trump, ma la reazione all’annuncio del presidente Usa, che ha chiesto di liberalizzare i vaccini, è da muro contro muro. Merkel ha reagito con scetticismo all'iniziativa degli Stati Uniti, che mira ad accelerare la distribuzione globale del farmaco anti-Covid.
«La protezione della proprietà intellettuale è una fonte di innovazione e deve rimanere tale in futuro», ha affermato giovedì una portavoce del governo tedesco alla Süddeutsche Zeitung. «Il fattore limitante nella produzione di vaccini è la capacità di realizzarli, insieme agli elevati standard di qualità che questi vaccini richiedono. Non sono i brevetti».
E infatti «stiamo lavorando in molti modi per migliorare le capacità di produzione in Germania e nell'Unione europea, ma anche a livello mondiale, e anche le aziende interessate lo stanno facendo».
Se si seguisse il volere di Biden, questo avrebbe «implicazioni significative per la produzione nel suo complesso», dice Merkel. Insomma, secondo lei, aprire il know how avrebbe ricadute più negative che positive. Anche il ministro dello Sviluppo, Gerd Müller (Csu), ha criticato l'avanzata di Washington. Müller ha chiesto agli Stati Uniti di contribuire piuttosto a garantire che i vaccini possano essere prodotti più velocemente e in quantità maggiore.
Anche l'Unione europea ha reagito con scarso entusiasmo alla proposta americana. Il presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, si è detta aperta a una discussione sulla revoca parziale della proprietà intellettuale.
Tuttavia, ha sottolineato che la priorità dovrebbe essere l'aumento delle capacità di produzione. I capi di Stato e di governo dell'Ue vogliono affrontare la questione oggi, venerdì, al vertice di Porto, in Portogallo. La Germania è uno dei principali Paesi impegnati in Covax, il programma per distribuire i vaccini agli Stati più poveri. Mette a disposizione un miliardo di euro.
La revoca temporanea della protezione dei brevetti per i vaccini Covid-19 significherebbe che le aziende di tutto il mondo potrebbero produrre vaccini da produttori come la tedesca BioNTech senza pagare le tasse per le licenze. E infatti la multinazionale di Magonza si è detta contraria: «I brevetti non sono il fattore limitante per la produzione o la fornitura del nostro vaccino.
L'autorizzazione non aumenterebbe la produzione globale e l'offerta di dosi di vaccino a breve e medio termine», commenta. La reazione di Berlino è senz’altro spiegabile con il disappunto del governo federale negli confronti degli Stati Uniti, che hanno protetto la loro campagna di vaccinazione nazionale per mesi con severi divieti di esportazione, e ora agiscono come campioni della solidarietà internazionale.
3 - PFIZER NON CI STA: “PER NULLA FAVOREVOLI” ALLA RIMOZIONE DEI BREVETTI SUI VACCINI ANTI-COVID
L'ad di Pfizer, Albert Bourla, dice di essere «per nulla» favorevole alla rimozione dei brevetti sui vaccini anti-Covid. Parole dette durante la Quinta Conferenza Internazionale Vaticana che arrivano dopo la svolta di Joe Biden che ieri ha annunciato di essere favorevole a rimuovere le protezioni dei brevetti per i vaccini contro il Covid-19 ed è impegnata «attivamente» in questo senso nei negoziati in corso al Wto. Un annuncio che aveva raccolto commenti entusiasti e di sostegno praticamente in tutto il mondo, ma che non aveva ancora fatto i conti con la resistenza delle multinazionali farmaceutiche.
vaccino a ursula von der leyen
Secondo Bourla, che ha parlato con l'Afp, aprire dei siti di produzione del vaccino Pfizer-BioNTech ai di fuori degli Stati Uniti e nell’Unione europea sarebbe complicato per i problemi legati all'approvvigionamento delle materie prime, rischiando di «ridurre il numero di dosi prodotte». Il manager ha poi chiesto di «non disturbare (le operazioni di produzione) con annunci politicamente motivati, con delle promesse vuote».
Bourla ha raccontato anche il dietro le quinte dell’accordo con Biontech per la produzione del secondo vaccino anti Covid approvato al mondo: «Il vaccino Pfizer ha avuto risultati positivi a novembre 2020 ed è stato registrato a dicembre 2020. Ma sapete quando abbiamo firmato l'accordo commerciale? Nel gennaio 2021.
Un accordo da miliardi di dollari è stato messo in attesa, per concentrare tutti gli sforzi sulla realizzazione del vaccino». La pandemia Covid ha visto l'avvio di molte collaborazioni e molte di queste sono state «atipiche», ha precisato, «e una delle collaborazioni più atipiche è quella che abbiamo avuto noi di Pfizer con BioNTech. Non perché abbiamo collaborato e unito le forze per sviluppare un vaccino, cosa molto comune visto che la scienza progredendo, unendo le forze. Ma perché lo abbiamo fatto senza avere un contratto, e non so se molte persone lo sappiano».
«Quando abbiamo deciso di aderire – ha ricordato Bourla – ho parlato con il Ceo di BioNTech, ora mio caro amico, Ugur Sahin. E gli ho detto: Ugur, capisci che stiamo correndo contro il tempo. Non avremo tempo per i contratti prima di mesi. E
lui rispose: Lo capisco, possiamo stringere la mano attraverso la fotocamera Zoom? E' così che sono andate le cose all'inizio. L’unica cosa di cui eravamo preoccupati era quale sarebbe stata la prossima decisione da prendere per assicurarsi che il vaccino sarebbe stato efficace e sicuro». Questi, ha concluso, «sono gli esempi, e sono sicuro che ne esistano altrove nel settore, che ci rendono tutti così orgogliosi».