“LE FINESTRE SONO SEMPRE TROPPO SPALANCATE, IN RUSSIA” – IACOBONI: “POCHI ANALISTI HANNO CREDUTO CHE RAVIL MAGANOV, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DI LUKOIL, SI SIA DAVVERO SUICIDATO GETTANDOSI NEL VUOTO DA UNA STANZA DELL'OSPEDALE CLINICO CENTRALE DI MOSCA. PER UNA SERIE DI ELEMENTI DI FATTO. PRIMO. DA POCO PRIMA DELL'INIZIO DELL'INVASIONE RUSSA IN UCRAINA, HANNO COMINCIATO A MORIRE UNO DIETRO L'ALTRO TOP MANAGER DEL GAS E DEL PETROLIO RUSSO. SECONDO: IN LUKOIL È IN CORSO UNA SCATENATA GUERRA DI POTERE TRA CHI SOSTIENE UNA FAZIONE ULTRA REALISTA E PUTINIANA, E QUALCUNO CHE HA VOLUTO PARLARE CONTRO LA GUERRA IN UCRAINA. TERZO…

Condividi questo articolo


 

 

Jacopo Iacoboni per “La Stampa”

 

vladimir putin ravil maganov vladimir putin ravil maganov

Già in una situazione normale ci sarebbero ragioni per dubitare del suicidio di un grosso dirigente russo che cade, in un ospedale a Mosca, dalla finestra del sesto piano. Le finestre sono sempre troppo spalancate, in Russia.

 

Figuriamoci adesso, nel pieno della guerra in Ucraina che non va come il Cremlino aveva previsto, e con una controffensiva ucraina che si sposa a diversi scricchiolii nel regime di Mosca, costretto e reprimere sempre più spaventosamente ogni figura di dissenso.

 

il corpo di ravil maganov il corpo di ravil maganov

Così ieri in pochi analisti hanno creduto che Ravil Maganov, presidente del Consiglio di amministrazione della compagnia petrolifera Lukoil, si sia davvero suicidato gettandosi nel vuoto da una stanza dell'Clinico Centrale di Mosca. Per una serie di elementi di fatto.

 

Primo. Da poco prima dell'inizio dell'invasione russa in Ucraina, hanno cominciato a morire uno dietro l'altro top manager del gas e del petrolio russo, Sergey Protosenya, Vladislav Avayev, Vasily Melnikov, Mikhail Watford, Alexander Tyulyakov, Leonid Shulman, Andrei Krukowski.

ospedale clinico centrale di mosca ospedale clinico centrale di mosca

 

Il nono era stato Alexander Subbotin, top manager di Lukoil trovato in una mansion alla periferia di Mosca. Le forze dell'ordine dissero che era morto per insufficienza cardiaca, che lui e la sua sicurezza personale avevano trascorso diversi giorni a casa di amici di famiglia.

 

Le dinamiche sembrarono talmente poco credibili da suonare tragicomiche: Subbotin si sarebbe presentato «in uno stato di grave intossicazione da alcol e droghe il giorno prima» della sua morte, a casa di uno sciamano. Il corpo era stato scoperto in una stanza del seminterrato, utilizzata dallo sciamano per «riti vudù giamaicani».

 

 

dan rapoport dan rapoport

A Ferragosto c'è stato un caso che sarebbe il decimo, una morte sospetta a Washington, Dc, di Dan Rapoport finanziere lettone che ormai viveva negli Stat Uniti, sponsor di Alexey Navalny, amico di Bill Browder, il finanziere del fondo Hermitage diventato attivista per i diritti umani dopo l'assassinio in carcere del suo collaboratore Sergey Magnitsky (Browder lanciò una campagna per un Magnitsky Act poi adottato nei principali pasi occidentali). Anche Rapoport è morto cadendo nel vuoto da un attico, con dubbi sempre crescenti nelle ultime ore da parte di alcuni servizi occidentali.

 

la morte di yegor prosvirnin la morte di yegor prosvirnin

Secondo: in Lukoil, secondo quanto riferiscono a La Stampa fonti molto a conoscenza del dossier, è in corso una scatenata guerra di potere tra chi sostiene una fazione ultra realista e putiniana, e qualcuno che ha voluto parlare contro la guerra in Ucraina, forse sostenuto da un pezzo stesso dei servizi.

 

All'inizio di marzo, per capirci, il consiglio di amministrazione di Lukoil aveva chiesto pubblicamente la fine del «conflitto militare» in Ucraina. I membri del board avevano espresso «preoccupazione per i continui tragici eventi in Ucraina e profonda solidarietà a tutti coloro che sono stati toccati da questa tragedia».

 

alexander subbotin 2 alexander subbotin 2

Critiche che erano state probabilmente alla radice delle strane e repentine dimissioni di Vagit Alekperov, lo storico amministratore delegato dell'azienda, che era stato appena colpito dalle sanzioni e dal divieto di viaggio nel Regno Unito, diventato il principale hub estero dell'azienda (il secondo è l'Italia: Lukoil gestisce distributori in Calabria e Sicilia soprattutto, una raffineria, a Priolo, di fatto ferma dopo la guerra in Ucraina).

 

vagit alekperov 4 vagit alekperov 4

Terzo: mentre Lukoil comunica la morte in modo anodino («Siamo profondamente dispiaciuti di annunciare che Ravil Maganov... è deceduto a seguito di una grave malattia»), e mentre fonti interne all'azienda andavano in giro con troppo zelo ad accreditare la tesi del suicidio, due persone che conoscevano bene Maganov hanno dichiarato alla Reuters di ritenere «altamente improbabile che si sia suicidato».

 

Maganov un paio d'anni fa era stato premiato personalmente da Putin, dopo un servizio ventennale nell'economia del regime: lavorava in Lukoil dal 1993, ne aveva visto nascere e coordinato la raffinazione, la produzione e l'esplorazione. Era presidente dal 2020, mentre suo fratello Nail è a capo del produttore petrolifero russo Tatneft. Però qualcosa era successo. Maganov era rimasto vicinissimo ad Alekperov anche dopo le dimissioni di quest' ultimo.

 

vladislav avayev, vladislav avayev,

Mentre gli hardliners putiniani dentro Lukoil cominciavano a vederlo con insofferenza. Restano sibilline e non rassicuranti, in questa storia, anche le coincidenze casuali. L'Ospedale Clinico Centrale di Mosca è noto per avere tra i suoi pazienti l'élite politica e imprenditoriale russa. È assai difficile che vi accada qualcosa di davvero imprevisto, è un luogo totalmente sotto il controllo del Fsb. Mikhail Gorbaciov è morto proprio lì martedì scorso, e Vladimir Putin si era recato sul posto proprio ieri mattina, per deporre dei fiori accanto alla bara del leader della perestroika, che odiava. Maganov era volato giù da lì poche ore prima, alle 7,30 del mattino.-

MORTE DI RAVIL MAGANOV MORTE DI RAVIL MAGANOV DAN RAPOPORT DAN RAPOPORT lukoil lukoil alexander subbotin alexander subbotin lukoil 1 lukoil 1 DAN RAPOPORT DAN RAPOPORT la casa venduta da dan rapoport a ivanka trump e jared kushner la casa venduta da dan rapoport a ivanka trump e jared kushner

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

NON È CON LE GUERRE CHE SI ESTIRPA IL TERRORISMO – ISRAELE POTREBBE INVADERE IL LIBANO GIÀ QUESTA SETTIMANA MA NON CAMBIERA' GRANCHE' – NETANYAHU E I SUOI ALLEATI FINGONO DI NON CAPIRE CHE PER RISOLVERE IL PROBLEMA ALLA RADICE 

BISOGNA CREARE UNO STATO PALESTINESE - PER CREARE UN “NUOVO ORDINE” DI PACE IN MEDIO ORIENTE, TEL AVIV HA BISOGNO DI AVERE DALLA SUA PARTE LE OPINIONI PUBBLICHE INTERNAZIONALI: FARE GUERRA E ELIMINARE I CAPI DI HAMAS E HEZBOLLAH NON BASTERA' - IL MESSAGGIO DI NETANYAHU AGLI IRANIANI: "PRESTO SARETE LIBERI". IL PENTAGONO INVIA ALTRI SOLDATI E AEREI DA CACCIA IN MEDIO ORIENTE

DAGOREPORT - LA GUERRA D’ATTRITO NEL CENTRODESTRA NON SI FERMA A UCRAINA, AUTONOMIA, RAI, BANCHE E CANONE, MA SI ARRICCHISCE DI UNA NUOVA SORPRENDENTE ATTRICE PROTAGONISTA: BARBARA D’URSO – A VIALE MAZZINI SI MORMORA CHE DIETRO L’OSPITATA DELLA CONDUTTRICE A “BALLANDO CON LE STELLE” (COSTO: 70MILA EURO) CI SIA LO ZAMPINO DI TELEMELONI. UNA PIZZA IN FACCIA A PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE HA ALLONTANATO “BARBARIE” DA MEDIASET E NON VUOLE VEDERLA NEMMENO SULLE ALTRE RETI – L’AFFONDO DI GASPARRI SULLE BANCHE E SU ELON MUSK, L’AUTONOMIA, IL POSIZIONAMENTO INTERNAZIONALE: TUTTE LE SCHERMAGLIE TRA FRATELLI D’ITALIA, FORZA ITALIA E LEGA…

SULLA RAI ELLY NON SI È FATTA INFINOCCHIARE – IL MOTIVO CHE HA SPINTO SCHLEIN ALL’AVENTINO, OLTRE ALLA MANCATA RIFORMA DELLA GOVERNANCE DI VIALE MAZZINI, RIGUARDA LO STATO DELL’ARTE DEL PD – IL DUPLEX BOCCIA-FRANCESCHINI PUNTAVA A PIAZZARE UN PRESIDENTE DI GARANZIA CHIAMATO GIOVANNI MINOLI. UN NOME SU CUI ERA STATO TROVATO UN ACCORDO CON GIORGIA MELONI, GRAZIE AI CONTATTI DEL MARITO DI NUNZIA DE GIROLAMO CON GIAMPAOLO ROSSI – MA LA SEGRETARIA MULTIGENDER SI È RIFIUTATA DI PRENDERSI IN CARICO UN “INAFFIDABILE” COME IL MULTI-TASKING MINOLI – IL PROBLEMA DI ELLY È CHE NON HA NESSUN UOMO DI FIDUCIA IN RAI. PIUTTOSTO CHE INFILARSI IN QUEL LABIRINTO PIENO DI TRAPPOLE, HA PREFERITO CHIAMARSI FUORI – LA MOSSA DI NARDELLA: HA LANCIATO LA SUA CORRENTE PER STOPPARE FRANCESCHINI, CHE PUNTA A PASSARE IL TESTIMONE ALLA MOGLIE, MICHELA DI BIASE...

DAGOREPORT - RICICCIANO LE VOCI SU UNA FUSIONE TRA RENAULT E STELLANTIS. MA QUESTA POTREBBE ESSERE LA VOLTA BUONA – E' MACRON CHE SOGNA L'OPERAZIONE PER CREARE UN COLOSSO EUROPEO DELL'AUTOMOTIVE (LO STATO FRANCESE È AZIONISTA DI ENTRAMBI I GRUPPI) E, CON IL GOVERNO DI DESTRA GUIDATO DA BARNIER, A PARIGI NESSUNO OSERA' OPPORSI - E JOHN ELKANN? NON GLI PARE IL VERO: SI LIBEREREBBE DI UNA "ZAVORRA" E POTREBBE VELEGGIARE VERSO NEW YORK O LONDRA, PER FARE QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE (E IN CUI È BRAVISSIMO): INVESTIMENTI E ACQUISIZIONI TRA LUSSO E TECH. TOLTASI DAI COJONI L'EX FIAT, NON AVREBBE PIÙ RAGIONE DI TENERSI “REPUBBLICA” E “STAMPA" E LE FAIDE CON IL COMITATO DI REDAZIONE