Benedetta Moro per il “Corriere della Sera”
«Ho bisogno di lavorare, ho cinque figli. Sono sicuro che hanno colpito me per dare il segnale che chi manifesta viene punito». L'ex pugile e consigliere comunale della Lega e Forza Nuova Fabio Tuiach parla mentre si prepara per andare a fare il rosario della sera. Prega, come sempre, ma in questi giorni ancora di più perché spera di tornare presto al lavoro.
L'altro ieri l'Agenzia per il lavoro portuale di Trieste lo ha licenziato per giusta causa, contestandogli le proteste in piazza contro il green pass mentre risultava in malattia, oltre ad accusarlo di danno d'immagine per aver indossato il gilet giallo con il nome dell'azienda. Al medico aveva chiesto di stare a casa dal 19 ottobre perché era sotto choc per le botte prese il giorno prima durante le contestazioni al porto. Era il giorno in cui le forze dell'ordine avevano sgomberato il varco 4, con tanto di idranti che, secondo l'ex pugile, gli hanno poi causato il Covid, da cui ora è guarito.
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«Ufficialmente ero in malattia - si era giustificato -, se sono sceso in piazza non l'ho fatto negli orari in cui avevo l'obbligo di restare a casa per le visite fiscali». Ma le sue scuse non sono bastate. La lettera è arrivata l'altro ieri. «L'avvocato - dice Tuiach, già noto per i suoi commenti antisemiti, sessisti, omofobi e islamofobi - per fortuna mi ha tirato su, mi ha detto che ci sono ottime possibilità che io venga reintegrato. Per fortuna, perché mia moglie era disperata. L'avvocato, però, mi ha anche detto che è meglio non parli più. Però devo dirlo: questa è una dittatura, mi fa paura più del fascismo».
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