“HO LANCIATO UN SASSO PER AIUTARE A RICONOSCERE IL PROBLEMA DELLA PARITÀ DI GENERE” – RULA JEBREAL: “TANTI UOMINI MI HANNO MANDATO MESSAGGI PRIVATI, CON CUI ESPRIMEVANO SOLIDARIETÀ, MA PENSANO CHE NON SIA UNA LORO BATTAGLIA. LE DONNE IN TV VENGONO INVITATE PERCHE' BELLE E POI PARLANO 30 SECONDI” – “LA CANCEL CULTURE? È UN'ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA…”

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Paolo Mastrolilli per “La Stampa”

 

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Altro che disputa televisiva, o trucco pubblicitario: «La discriminazione delle donne in Italia», denuncia Rula Jebral, «è una pandemia che contagia tutti. Ho lanciato un sasso, per aiutare a riconoscere e risolvere questo problema».

 

Perché ha rifiutato l' invito a Propaganda Live?

«Per anni ho sollevato la questione della sotto rappresentanza delle donne con autori, direttori, colleghi, ma nulla è cambiato. In Italia la discriminazione è palese. Quando ho visto sette invitati e una donna, ho detto che lo consideravo inaccettabile. Ho voluto mandare un messaggio forte, non solo a Propaganda Live, ma a tutti i programmi tv. Lancio l' allarme per un tema che rispecchia il Paese, anche in politica, task force, lavoro. È un problema inquietante, che viene normalizzato e ignorato».

 

rula jebreal rifiuta l'invito a propaganda live 1 rula jebreal rifiuta l'invito a propaganda live 1

Le donne sono invitate in tv anche per bella presenza?

«Sicuro. Lo capisci quando fanno interventi da 30 secondi, e poi restano ad ascoltare una trasmissione di due ore in cui parlano solo uomini».

 

I critici notano che è uno scontro tutto interno ai progressisti.

«Il mondo non progressista dovrebbe tacere, perché almeno noi parliamo dei temi, ci confrontiamo. Dall' altra parte ci sono solo attacchi sessisti, misogini e razzisti. Si va dalla violenza verbale al silenzio tombale. Almeno tra i progressisti c' è un dialogo acceso, aperto, magari anche aspro, ma c' è. Fa capire che le idee non sono morte, dalla nostra parte. Anzi, proprio perché siamo progressisti, vogliamo evolverci. E siccome siamo onesti intellettualmente, ci critichiamo anche fra noi. Non è un monologo, ma un dialogo aperto e continuo».

 

diego bianchi diego bianchi

Propaganda Live ha risposto che sceglie gli ospiti in base alla competenza.

«Ciò riflette una cultura generale. È difficile accettare le critiche, quando sei un conduttore televisivo osannato. Nessuno però è immune dalla critica. Tutti possiamo essere colti in fallo, ma a quel punto fai autoriflessione. Io ho lanciato questa critica anche negli Usa, alla Msnbc e su altri canali.

 

C' è stato un confronto aspro, momenti di disagio, però siamo arrivati a guardare onestamente la realtà per cambiarla. Perché senza questo confronto nessuna persona concede il suo privilegio. Anche chi non crede che le donne siano inferiori. Sono sicura che quelli di Propaganda Live non lo pensano, ma tanti uomini e colleghi mi hanno mandato messaggi privati, con cui esprimevano solidarietà.

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Non serve a nulla. E qui c' è tutta la tristezza, perché credono che la battaglia per la parità sia una faccenda delle donne. Non è così. È una questione che riguarda tutti, di democrazia e giustizia. Se l' uomo non vuole rinunciare al privilegio, mi dà una pacca sulla spalla e dice "brava, continua a lottare", le cose non cambieranno mai».

Rula Jebreal Rula Jebreal

 

Perché gli uomini le hanno mandato messaggi privati?

«Nessuno vuole pagare il prezzo: ti sostengo, ma questa non è la mia battaglia; il sistema è così, non l' ho scelto io. Sì, può darsi, ma le regole si possono cambiare solo insieme. E finché non saremo tutti liberi, nessuno lo sarà davvero».

 

Alcune donne l' hanno accusata di cercare pubblicità.

«Mi hanno ricordato momenti del movimento #MeToo, quando donne che hanno denunciato stupri in Italia sono state accusate di farsi pubblicità. È la stessa cosa: loro denunciavano violenza e ingiustizia, io una discriminazione palese.

 

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Chi non vuole ascoltare dice che è pubblicità, ma io non ne ho bisogno. Che pubblicità è quella? Non mi avrebbe fatto più comodo andare in tv a promuovere il mio libro? Ho preso posizione, sapendo che avrei scatenato l' ira del programma, per agitare le acque e far riflettere. Magari adesso ci sono colleghi che ci pensano.

 

Tante donne hanno interiorizzato l' anomalia e credono sia la normalità. Ma molte madri, mogli, figlie, sorelle stanno riflettendo: così comincia il cambiamento».

 

I conservatori accusano i progressisti di «cancel culture».

«Sì, sono cancellati, ma ogni giorno vanno in tv a parlarne».

 

Non esiste?

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«Ma quale cancel culture, se ne parlano tutti i giorni? È un' arma di distrazione di massa: se discuti di questo, non badi alle questioni vere del Paese».

 

In Italia le rinfacciano di criticare «l' uomo bianco», praticando la discriminazione inversa.

«Non meritano risposta. La discriminazione delle donne danneggia il nostro Paese da tanti punti di vista. Molti non investono nelle nostre aziende perché hanno regole precise che richiedono la parità.

 

Leggendo i dati sul Covid, l' occupazione femminile è stata la più colpita, gli asili nido erano chiusi, tante donne sono state costrette a scegliere tra lavoro e figli, e hanno scelto la famiglia. Il dibattito in Italia dovrebbe riguardare i diritti e come migliorarli. Io ho lanciato l' allarme su un fenomeno ovvio, anche tra i progressisti: basta guardare alla dirigenza del Pd. Se non ne parliamo ora, quando lo faremo?».

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Dove vede la discriminazione?

«Governo, Pd, aziende, task force. Il 100% degli istituti di cultura è guidato da uomini, come le università o i teatri. Le donne guadagnano meno dei colleghi. Una pandemia dilagante».

 

Esiste anche il problema del consenso, come ha dimostrato la vicenda del figlio di Grillo?

«Esatto. È ora di cambiare la narrativa. Dobbiamo dire agli uomini che quando una donna è ubriaca non può consentire, e quindi la state stuprando. Lo stupro non può essere la punizione perché una donna ha bevuto o indossato la minigonna».

 

L' origine è culturale?

rula jebreal a sanremo rula jebreal a sanremo

«L' immagine di una società patriarcale è tappezzata ovunque. Sento parlare delle donne come minoranza da difendere: no, sono la metà. Quando vuoi relegarle a minoranza, categoria protetta, il ragionamento è distorto a monte».

 

Questo non riguarda anche casi come la legge Zan?

«Stessa cosa. Io non combatto solo per l' inclusione delle donne, ma anche di gay, lesbiche, immigrati, musulmani, ebrei.

 

Ho l' obbligo morale di liberare chiunque sia discriminato. In Italia c' è una trasversalità della discriminazione che va raccontata».

 

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Quote rosa, leggi: come se ne esce?

«Nessuno rinuncerà al privilegio senza qualche meccanismo di coercizione, perciò servono nuove leggi. Bisogna lanciare l' allarme, e le donne devono smettere di votare candidati che non si impegnano a fare i loro interessi. È necessario sgravarle dalle mansioni della cura, investire e legiferare su istruzione, asili nido, emancipazione economica, parità sul lavoro.

 

Io devo molto all' Italia, è il mio Paese e lo amo profondamente. Spero che questa protesta sia costruttiva, per spingerlo verso la modernità. Altrimenti sono molto preoccupata per il futuro dei nostri figli».

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