Estratto dell’articolo di Marco Ventura per “il Messaggero”
«Matteo Messina Denaro era l'ultimo boss, ma non è mai stato il capo della mafia. E non ha eredi, perché lui stesso era soltanto l'erede del padre, don Ciccio di Castelvetrano. La mafia come la conosciamo noi, con vertici e famiglie, è morta, come è morto il terrorismo degli "Anni di piombo". Ma non è morta la mafia come cultura mafiosa, ed è peggio».
L'ex capo del Ros e poi direttore del Sisde, generale Mario Mori, è convinto che Messina Denaro non abbia «rappresentato di per sé nulla nella fase evolutiva della mafia, ma ha solo contrassegnato il declino e la fine della mafia militare. Le manifestazioni concrete e documentate della sua operatività mafiosa non vanno oltre il 2010. Da quando ha capito di avere un tumore si è ritirato e ha cercato di gestire la malattia risparmiando dal raggio delle investigazioni».
Chi gli è subentrato?
«Nessuno. Leggo molte sciocchezze. […] Adesso leggo di questa ricerca spasmodica sui media di un nuovo capo di Cosa Nostra che potrebbe essere Giovanni Motisi, u Pacchiuni, che però è scomparso nel 1999 e neanche sappiamo se sia vivo o morto. O Stefano Fidanzati, che nel nostro gergo era un "droghiere", cioè banalmente trafficava di droga. La mafia militare con tanto di commissione, famiglie, strutture verticistiche e di sostegno, non c'è più. […] Come la mafia, che è morta ed è diventata una cultura e un modo per stravolgere l'economia».
LORENZA FIGLIA DI MATTEO MESSINA DENARO
È proprio sicuro che quella mafia non esiste più?
«Mi indichino le strutture, le famiglie, le correlazioni tra famiglie, Catania rispetto a Palermo. Per chi fa le indagini è peggio. La mafia si è inserita come un tumore nella società. […] La gestione mafiosa del sistema economico degli appalti è in piedi […] ».
la trapani di matteo messina denaro
E le altre organizzazioni criminali?
«La ndrangheta è in piedi. La camorra, che mai è stata un'organizzazione strutturata ma pulviscolare, è sparsa sul territorio senza vertici riconosciuti, ma anche quella è una forma di cultura. Giovanni Falcone diceva che la mafia è umana: nasce, cresce e finisce. La mafia muore perché non ha più le basi sub-culturali del piccolo centro, e più che dai carabinieri, dalla polizia e dai magistrati, è stata travolta dai media, dalla tv, dal cinema. Quella mafia è stata cancellata, è venuta fuori invece una nuova mafia dalle dimensioni ancora da capire, più difficile da combattere perché è come la nebbia, quella di Totò che non si vede ma c'è».
Come ha fatto Messina Denaro a nascondersi per trent'anni?
«Da molto tempo non faceva più il mafioso. Si nascondeva dove aveva appoggi diretti e indiretti, per quel residuo di cultura mafiosa per cui non dava noia a nessuno, tentava solo di mascherare il suo declino fisico, e chi non lo conosceva intuiva chi fosse ma si guardava bene dal denunciarlo».
[…] La mafia è morta, ma si è diffusa. Forse proprio la malattia di Messina Denaro è il simbolo della mafia che si è trasformata in un cancro che ti lima dentro e permea tutto
la bara di matteo messina denaro al cimitero di castelvetrano
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