Intervista di Antonio D'Orrico a Fausto Brizzi per “SETTE” del 27 gennaio 2011
Gli uomini non trovano mai niente in frigorifero. Le donne non sono capaci di parcheggiare bene la macchina. «Il sesso rende felici gli uomini, che vorrebbero sempre salire sul monte di Venere. Le donne invece cercano l'amore, o almeno un Mars, dato che anche il cioccolato le fa impazzire».
Le battute sono di Richard David Precht (bestsellerista filosofico tedesco da un milione di copie, in Italia lo pubblica Garzanti) ma potrebbero essere di Fausto Brizzi, il regista e sceneggiatore, che sul tema ha girato “Maschi contro femmine”, successo della passata stagione, e ora “Femmine contro maschi”.
Se il primo film era antimaschile, il secondo è antifemminile. Tesi e antitesi. Forse ce ne vorrà un terzo per trovare la sintesi. Con Brizzi, che frequento giornalisticamente dai tempi di “Notte prima degli esami”, ci vediamo nella saletta di montaggio della International Recording dove sta dando gli ultimi ritocchi alla pellicola.
fausto brizzi con la moglie claudia zanella
La vediamo assieme e giunto alla fine (con il divertimento che danno le sue commedie) dico all'autore che le donne del film sembrano avere una unica missione: vogliono resettare e riformattare i maschi. L'esempio più lampante è quello di Luciana Littizzetto: il marito (un ottimo Emilio Solfrizzi) ha perso la memoria in un incidente e lei ne approfitta per ricrearlo a sua immagine e somiglianza.
«È il tema del film. Le nostre donne ci vogliono cambiare. Ma se ne avessero la possibilità, come ci farebbero? Da questa domanda è nato il film. È il primo che ho scritto assieme a una donna (Pulsatilla). Lavorando con lei per mesi ci siamo accorti che il nostro punto di vista sul mondo (per nostro, intendo mio e degli altri sceneggiatori: Marco Martani e Massimiliano Bruno) non le stava bene. Ci contestava qualsiasi cosa. Un esempio? Il fatto che facciamo ancora, alla nostra non più verdissima età, la raccolta delle figurine Panini e stiamo lì a scambiarcele in lunghe e logoranti trattative (proprio come fanno nel film Ficarra & Picone). A proposito, sta per uscire il nuovo album Panini e non vedo l'ora di andare a comprare le bustine».
fausto brizzi con neri parenti foto andrea arriga
Questo succede perché le donne non giocano?
«Gli uomini giocano da ragazzini e non giocano a diventare grandi, giocano per sognare di restare piccoli. Perciò continuano a giocare tutta la vita. Le donne, da bambine, giocano a diventare grandi, fanno simulazioni di vita familiare. Abbiamo fatto a Pulsatilla una provocazione. Quando arrivava un maschio sul set lo sottoponevamo a un test. La domanda era: "Ma se tu dovessi naufragare su un’isola deserta, preferiresti naufragare con Cameron Diaz o con il tuo migliore amico?". Il maschio di getto risponde: "Cameron Diaz". Poi ci ripensa e si corregge: "No, se ci devo rimanere tutta la vita, con il mio migliore amico. Così almeno poi giochiamo". Diciamo tutta la verità, uno a un certo punto si rompe le palle anche di scoparsi Cameron Diaz. E non è una questione di omosessualità. È una cosa più complessa».
Vuoi rivalutare l'antico e nobile concetto di amicizia virile celebrato nei western di John Ford?
«Nel film che precede questo, “Maschi contro femmine”, c’è un gruppo di amici che fanno sedute di autocoscienza giocando a Trivial o a Risiko. Stanno intorno a un tavolo con i loro problemi e nel frattempo si attaccano con i carrarmati. Questo è molto maschio. A Bisio, in “Femmine contro maschi”, faccio dire una profonda verità: "Le donne non capiscono gli uomini perché non c'è niente da capire". È così, non c'è trucco, noi siamo come siamo. Ci piace mangiare, scopare, giocare e farci poche pippe mentali».
Un programma di vita non condiviso dalle donne, mi sentirei di dire.
«Combattuto, avversato. La donna, che è più complessa del maschio, non si rassegna. Ogni donna pensa di aver sposato un uomo diverso dagli altri semplicemente perché costui, pur di scoparsela, gliel’ha fatto credere. Abbiamo le nostre responsabilità».
Lo so che è un colpo basso, ma tutto ciò che abbiamo finora detto si può riassumere in cinque parole che suonano come una sentenza di condanna: la sindrome di Peter Pan.
«No, basta con la sindrome di Peter Pan, lo dico io e lo faccio dire a Ficarra in una scena del film. Fermate quella metafora, non se ne può più. Mi stava simpatico Peter Pan, ma ora non posso più vederlo».
È diverso dirigere le attrici e gli attori? Nel gioco della recitazione quali differenze ci sono tra maschi e femmine?
«L'attore maschio e l'attore femmina sono due animali completamente diversi. Entrambi vanno molto coccolati ma le femmine molto di più. Vanno continuamente rassicurate. Neri Parenti, il mio maestro, mi ha sempre detto che il regista deve fare lo psicologo degli attori, solo dopo deve interessarsi alle inquadrature. Per quanto riguarda gli attori comici c'è un'ulteriore complicazione.
Degli attori comici devi diventare amico, non solo perché sono persone meravigliose, ma perché è utile. Un attore comico deve sentirsi a casa, perché più si sente in un ambiente familiare meglio rende. In film di altri generi il regista deve creare apposta ansia sul set per ottenere risultati migliori. Nei film comici no. Perciò ho lavorato per avere un clima da gita scolastica. A fine riprese andavamo a giocare a tennis con Bisio, De Luigi e Preziosi, sfide di doppio infinite».
Chi è il più bravo con la racchetta?
«Preziosi. Ma ci tengo a dire che Bisio e io giochiamo sempre in doppio, siamo una coppia collaudata tipo Panatta e Bertolucci».
Allora il rapporto con gli attori è un rapporto di amicizia. Con un'attrice, invece, è più un rapporto di corteggiamento. È così?
«È così. Nei riguardi delle attrici, dico quello che hanno detto tutti i registi: quando scegli un'attrice, per qualsiasi ruolo tu la scelga, è perché un pochino te ne sei innamorato. E pensi che lo spettatore se ne innamorerà anche lui e lavori perché questo avvenga, soprattutto se stai girando una commedia romantica».
Sto pensando a coppie celebri in questo senso: Hitchcock e Grace Kelly, Vittorio De Sica e Sofia Loren. Ma penso anche a un film recentissimo, "Hereafter", nel quale è evidente, quasi lancinante la sensazione che il vecchio Clint Eastwood si sia perdutamente innamorato della protagonista Cécile de France. Lo si vede da come la inquadra, da come la cinepresa indugia sul corpo di lei. «In maniera metaforica, la testa la perdi sempre per i tuoi attori e si vede nel film. Quando vedo i film degli altri capisco quali sono gli attori che stavano sullo stomaco al regista e quali invece ha amato».
Fammi un esempio.
«“The Tourist” dove è chiarissimo che il regista Florian Henckel von Donnersmarck era innamorato di Angelina Jolie perché le ha permesso di vestirsi come a una sfilata di moda in tutte le inquadrature, le ha fatto delle concessioni da fidanzato sperante. Lei si voleva truccare e vestire come a una sfilata di moda anche appena alzata dal letto? E lui glielo lascia fare. Il look della Jolie in alcune scene non c'entrava con il personaggio, ma l'amore è stato più forte dell'arte».
iene attrici accusano fausto brizzi
Consentiamoci un po' di sana misoginia (visto l'argomento del tuo film direi che si tratta di legittima difesa). Ti confesso che sono molto perplesso rispetto alle capacità comiche delle donne. A me le attrici comiche non fanno ridere.
«Questo vale anche per le mie attrici, per Luciana Littizzetto, per Paola Cortellesi?».
Artisticamente parlando odio la Littizzetto.
«Allora sei messo proprio male. Guarda che è brava e in “Femmine contro maschi” è molto in parte, molto cinica. In generale, però capisco cosa vuoi dire perché le donne comiche sono merce rara. Avercene. In Italia abbiamo avuto Monica Vitti...».
iene attrici accusano fausto brizzi
La Vitti la trovo intellettualistica.
«E Bice Valori? Franca Valeri?».
Loro sì che sono grandi comiche (la Valeri di più, naturalmente). Senti, cambiando argomento, da specialista della mentalità femminile cosa mi dici delle donne pubbliche dell'Italia 2010?
«Ti dico solo che molte donne pubbliche contemporanee mi inquietano. E, in generale, confesso che sento la mancanza della donna geisha».
È inquietante anche la citazione che apre il tuo film.
«In “Maschi contro femmine” c'era una citazione di Massimo Troisi: "Gli uomini e le donne sono le persone meno adatte a sposarsi tra di loro". Ed era la citazione di un poeta. In “Femmine contro maschi” mi sono ispirato a Darwin ed è la citazione di uno scienziato: "Le femmine scelgono il maschio che le disgusta di meno, non quello che le attrae di più". Come frase è micidiale ma l'ha detta Darwin e non possiamo far finta che non sia così».
Quindi il vero potere (al di là di quello ritenuto tale dai maschi) è femminile?
«Assolutamente. Ti faccio un esempio di bottega. Quando noi scriviamo le sceneggiature sappiamo che è la fidanzata a scegliere i film e dobbiamo tenerlo sempre presente. Per questo gli horror incassano meno delle commedie, perché gli horror piacciono ai maschi e quasi mai alle donne. Come dice Woody Allen: "A casa mia comando io, ma è mia moglie che prende le decisioni"».
Anche la decadenza del western è dovuta a questo?
«Sì, e in generale la decadenza dei film di genere che non piacciono alle donne. Le donne amano il film romantico, la commedia».