“NON SI È RIABILITATO” – LA MADRE DI REEVA STEENKAMP E’ FURIOSA PER LA LIBERTA’ VIGILATA CONCESSA A PISTORIUS – “NESSUNO PUÒ AFFERMARE DI AVERE RIMORSI SE NON È IN GRADO DI AFFRONTARE PIENAMENTE LA VERITÀ” – I MOTIVI PER CUI L’EX CAMPIONE PARALIMPICO, CHE UCCISE LA SUA EX NEL 2013, HA OTTENUTO LA LIBERTÀ VIGILATA CHE SCATTERÀ ALL’INIZIO DEL PROSSIMO ANNO E DURERÀ FINO AL 2029…

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Claudio Arrigoni per www.corriere.it - Estratti

 

oscar pistorius oscar pistorius

(...) Aveva 26 anni e un anno prima a Londra lo stadio dei Giochi lo osannava come solo a Bolt capitava. Ora ne ha da poco compiuti 37, non corre più da un decennio, fuma, è magro e stempiato, ha incubi notturni e paure diurne fra minacce e accoltellamenti.

 

Lo sprinter che strabiliò correndo senza gambe alle Olimpiadi è solo un ricordo, il mondo fuori troverà un Oscar Pistorius completamente diverso da come lo ha lasciato, quando il 5 gennaio l’atleta paralimpico più famoso di sempre uscirà dalla prigione di Atteridgeville, non lontano da Pretoria, e dalla cella di pochi metri quadrati con un letto, bagno e lavandino, che ritroverà solo la sera.

 

pistorius pistorius

Gli è stata concessa la libertà vigilata (respinta una prima volta a marzo scorso), che per questioni burocratiche scatterà all’inizio del prossimo anno e durerà fino a quando non avrà finito di scontare la pena, nel 2029. Non è così lontana quella notte di San Valentino del 2013 e il sangue di Reeva Steenkamp, fidanzata di allora, crivellata da tre dei quattro colpi che Oscar sparò contro la porta del bagno. «Pensavo ci fosse un ladro»: si difese così.

 

La condanna a cinque anni per omicidio colposo, diventati sei dopo una sentenza dell’Alta Corte, che lo trasformò in omicidio volontario, spari con la volontà di uccidere, anche se non espressamente nei confronti di Reeva. Nel 2017, la Corte Suprema portò la pena a 13 anni e cinque mesi, perché ritenne quella di sei anni «incredibilmente indulgente».

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In Sudafrica è possibile la libertà vigilata dopo che si è scontata almeno metà dalla pena. Vengono generalmente presi in considerazione diversi fattori: la natura del crimine, la possibilità di recidiva, la condotta in carcere, il benessere fisico e mentale, le potenziali minacce da affrontare magari se rilasciati. Per Oscar Pistorius tutti i pareri che la Commissione ha ascoltato erano favorevoli.

 

Quello di TP Hlako, coordinatore di sport, arte, ricreazione e cultura della prigione, che ha anche segnalato il suo impegno all’Ardent Reading Book Club, che incoraggia i detenuti alla lettura: «Ha donato al centro molti dei libri che gli erano stati forniti dalla sua famiglia, oltre a una chitarra e un pianoforte». Nei suoi primi anni di carcere faceva parte di un gruppo di lettura della Bibbia. Altri pareri positivi sono arrivati dalla sua assistente sociale, Clara Erenst, dagli psicologi e dal direttore dell’unità del carcere.

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Una scelta che ha generato polemiche, e non poteva essere altrimenti. «Non si è riabilitato — urla la madre di Reeva Steenkamp — . La riabilitazione richiede che qualcuno si impegni onestamente, con la piena verità del suo crimine e delle sue conseguenze. Nessuno può affermare di avere rimorsi se non è in grado di affrontare pienamente la verità».

 

Rob Matthews, portavoce della famiglia Steemkamp ha spiegato che Pistorius «dovrà sottoporsi a una terapia per la gestione della rabbia, svolgere servizio sociale e sottoporsi a una terapia contro la violenza sulle donne». Nel comunicato del Dipartimento correzionale è spiegato che la decisione «fa parte di un programma di riabilitazione, soggetto a una supervisione sino alla conclusione della pena».

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