“OSEGHALE NON ERA SOLO. QUESTA È SOLO UNA PARTE DELLA VERITÀ” – LA BATTAGLIA DI ALESSANDRA VERNI, LA MADRE DI PAMELA MASTROPIETRO DOPO LA CONDANNA DEL SUO ASSASSINO ALL'ERGASTOLO: “MENTRE MIA FIGLIA MORIVA, LA COMPAGNA DI OSEGHALE LO HA CHIAMATO E HA RACCONTATO CHE SI SENTIVANO ALTRE VOCI IN SOTTOFONDO. DI CHI SONO? SAPERE CHE FUORI CI SONO DEI MOSTRI CHE POSSONO FARE ANCORA DEL MALE COME HANNO FATTO A PAMELA È UN PENSIERO TERRIBILE. MIA FIGLIA SI POTEVA SALVARE SE…”

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1. LA MAMMA NON SI FERMA: «È SOLO UNA PARTE DI VERITÀ, FACCIA I NOMI DEI COMPLICI»

Estratto dell’articolo di Fulvio Fiano per il “Corriere della Sera”

ALESSANDRA VERNI MADRE DI PAMELA MASTROPIETRO ALESSANDRA VERNI MADRE DI PAMELA MASTROPIETRO

Due anni fa era uscita dalla stessa aula urlando il suo sdegno per il parziale annullamento della condanna di Innocent Oseghale, con la necessità di un nuovo processo d’Appello sull’aggravante della violenza sessuale. Oggi Alessandra Verni piange in modo irrefrenabile. Piange e ride, si tuffa letteralmente negli abbracci dei tanti che le sono vicini anche stavolta. Esulta, ma non perde di vista il suo obbiettivo: «Voglio avere tutta la verità su mia figlia, questa è solo una parte».

 

[…] rivolgendosi direttamente all’assassino di sua figlia: «In carcere devi marcire senza sconti, non ti sei mai pentito. Devi fare i nomi di chi era con te!».

PAMELA MASTROPIETRO CON LA MADRE ALESSANDRA VERNI PAMELA MASTROPIETRO CON LA MADRE ALESSANDRA VERNI

Quando si spengono le telecamere anche lei si prende tempo per rifiatare: «Tutta l’incertezza di questi anni non aiuta. Sapere che fuori ci sono dei mostri che possono fare ancora del male come hanno fatto a Pamela è un pensiero terribile».

 

Quando parla di «primo pezzo di verità» si riferisce alla convinzione portata avanti da sempre che Oseghale non abbia agito da solo: «Sa chi è che lo dice? La donna con la quale ha avuto due figli (uno mentre Oseghale era detenuto, entrambi poi tolti alla coppia, ndr): mentre Pamela moriva lei lo ha chiamato e ha raccontato che si sentivano altre voci in sottofondo. Di chi sono? Potrebbe dircelo, invece di gettare fango su mia figlia».

 

innocent oseghale e la compagna michela innocent oseghale e la compagna michela

Anche le magliette indossate da Alessandra Verni segnano i passaggi della sua battaglia. Nell’Appello bis ne aveva una bianca con la foto della figlia fatta a pezzi. Stavolta è tutta rosa, con il volto di Pamela che indossa una corona: «Era il suo diciottesimo compleanno — racconta — l’ha festeggiato nel centro dove era in cura per i suoi disturbi (alla ragazza era stato diagnosticato da anni un grave disturbo della personalità che la aveva avvicinata alla droga, ndr). Stava finalmente bene, parlava dei suoi studi, era lucida nel raccontare i suoi anni passati. E quando due mesi dopo è entrata nella comunità di recupero, aveva già smesso con la droga e io finalmente vedevo una speranza. Lì ha litigato con qualcuno ed è fuggita, ma nessuno se ne è preso la responsabilità. Fa ancora più male sapere che mia figlia non era una ragazza persa e si poteva salvare»

[…]

 

PAMELA MASTROPIETRO CON LA MADRE ALESSANDRA VERNI PAMELA MASTROPIETRO CON LA MADRE ALESSANDRA VERNI

2. CINQUE PROCESSI PER UN MASSACRO: ERGASTOLO ALL’ASSASSINO DI PAMELA

Estratto dell'articolo di F. Fia. per il "Corriere della Sera"

Innocent Oseghale sconterà l’ergastolo per l’omicidio di Pamela Mastropietro.

Al termine di un lungo percorso giudiziario la Cassazione respinge il ricorso dei suoi legali e rende definitiva la condanna già inflittagli in primo grado e due volte in Appello, dopo che, nel 2022, la Suprema corte aveva chiesto di approfondire la parte relativa all’aggravante della violenza sessuale, senza la quale il 35enne nigeriano avrebbe potuto forse evitare il carcere a vita. È dunque questo l’ultimo passaggio in aula per la vicenda della 18enne romana uccisa a Macerata nel gennaio 2018.

innocent oseghale innocent oseghale

 

Dopo la fuga da una comunità di recupero a Corridonia, Pamela venne avvicinata da Oseghale e ritrovata in due valige, fatta a pezzi e i suoi resti lavati con la varechina. In tutti i gradi di giudizio l’accusa ha sostenuto che questo fosse un modo per cancellare proprio le tracce dello stupro ma neanche le tracce biologiche dell’imputato su di lei erano state sufficienti due anni fa a fugare ogni dubbio.

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