Alessandro Gnocchi per “il Giornale”
Il cinema è sempre all'avanguardia nello sperimentare le nuove frontiere del politicamente corretto. Da tempo è in corso una gara a chi è più inclusivo ma forse abbiamo un vincitore: Tom Hanks. Il grande attore ha vinto due Oscar, il primo per la memorabile interpretazione di un avvocato malato di Aids nel film Philadelphia (1993) di Jonathan Demme. L'Aids era ben noto dagli anni Ottanta ma la pellicola aprì definitivamente gli occhi a chiunque dubitasse dell'emergenza sanitaria. Interpellato dal New York Times Magazine, Tom Hanks dice che oggi non potrebbe interpretare quel ruolo premiato con la statuetta.
Ecco le parole esatte: «Domandiamoci: può un eterosessuale oggi fare quello che ho fatto io in Philadelphia? No, e giustamente. Il punto centrale di Philadelphia era: non aver paura. Uno dei motivi per cui le persone non avevano paura è che ero io ad interpretare l'omosessuale. Ora siamo oltre e non credo che la gente accetterebbe la mancata autenticità di un uomo etero che interpreta un gay». Conclusione: «Non è un crimine né un capriccio se qualcuno oggi desidera di più da un film in termini di autenticità. Sembra che stia pronunciando un sermone? Non è mia intenzione».
L'intervista non è passata inosservata, anche perché Hanks è una delle personalità di maggior spicco dell'Academy, e ha aperto un dibattito che va avanti sulle colonne del New York Times. C'è chi esulta per l'ennesimo successo del politicamente corretto ma c'è anche chi manifesta più d'una perplessità. Hanks infatti sembra negare il senso stesso della recitazione: entrare nei personaggi. Il miglior attore spesso è quello capace di calarsi nei panni di uomini completamente diversi da lui. Lo stesso Hanks, per il film in questione, perse quindici chili e risultò perfetto.
C'è anche chi fa notare l'assurdità del ragionamento: un etero non può interpretare un gay quindi un gay non può interpretare un etero... oppure in quest' ultimo caso non conta l'orientamento sessuale? Di questo passo, comporre il cast di un film potrebbe diventare un incubo. Ne sa qualcosa Bradley Cooper, in queste settimane contestato perché ha accettato di recitare la parte del direttore d'orchestra e compositore Leonard Bernstein (al quale, tra l'altro, assomiglia molto). Il motivo? Bernstein era ebreo. Quindi il ruolo andava assegnato a un ebreo. Cooper non lo è. Come si permette?
Così il politicamente corretto, trasformato in paranoia, si impadronisce dell'intrattenimento. I guru di questa ideologia sembrano credere che il cinema sia l'arma più forte. In questo si trovano d'accordo con Benito Mussolini.