Mario Niola per “il Venerdì - la Repubblica”
È l'ultimo grido del politicamente corretto. O non è che la versione aggiornata di una antichissima demonizzazione del simulacro? All'abbattimento del monumento allo schiavista Edward Colston, gettato nelle acque del porto Bristol dagli attivisti del movimento Black Lives Matter, ha fatto seguito un ampio dibattito che l'imbrattamento del monumento a Indro Montanelli ha reso ancor più vivace.
Peccato che fra i tanti argomenti spesi a favore o contro il gesto, sia passata sotto silenzio la questione fondamentale. Cioè quella paura ancestrale delle statue che attraversa la storia, l'arte, la letteratura, il mito e la religione dell'Occidente. Dai kolossoi greci, arcani e temibili ricettacoli di potenza, all'antica Roma, dove era vietato erigere statue a persone ancora in vita, fino al cristianesimo che per molti secoli le guarda con sospetto, come dei doppi, dei sosia inquietanti della persona, umana e divina. In realtà è la tridimensionalità delle sculture a farne, molto più che delle opere d'arte, dei quasi-esseri.
manifestanti cercano di abbattere statua di andrew jackson 1
Tant' è vero che nel nostro immaginario basta poco a risvegliarle dalla loro fissità e a trasformarle in temibili ritornanti. Dal Convitato di pietra che uccide il don Giovanni di Mozart alle statue assassine, magiche, diaboliche protagoniste dei racconti fantastici di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, di Prosper Mérimée, di Henry James, di Stephen King, a loro volta simili a quelle che in molte religioni improvvisamente riprendono vita.
LA STATUA DI THEODORE ROOSEVELT
Perché in realtà alle statue manca un soffio per essere vive. Non sono semplici rappresentazioni come i quadri. Evidentemente non lo sono nemmeno per coloro che giudicano le immagini del passato con i valori del presente. Facendo del politicamente corretto una forma di integralismo laico. Una nuova idolatria del simulacro. Negativa sì, ma pur sempre idolatria.
la statua di giulio cesare vandalizzata in belgio 1