“LA RIVOLUZIONE SESSUALE È SPESSO CONTRO DIO E LA NATURA” - PADRE RANIERO CANTALAMESSA SI PIAZZA SULLA LINEA DEL PIAVE DEI CATTO-CONSERVATORI, IL BIGOTTISMO CON LA CINTURA DI CASTITA': “SIAMO ALL’IDOLATRIA DEL SESSO, SI GIUSTIFICA OGNI LICENZA MORALE E OGNI PERVERSIONE. SI DISTRUGGONO FAMIGLIE CON LEGGEREZZA ESTREMA E SI DICE…”

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Da http://www.lastampa.it

 

raniero cantalamessa raniero cantalamessa

In fatto di costumi la società contemporanea «è ripiombata in pieno paganesimo e in piena idolatria del sesso»: si tenta di giustificare «ogni licenza morale e ogni perversione sessuale», purché «essa non faccia violenza agli altri e non leda la libertà altrui». Così «si distruggono famiglie con una leggerezza estrema e si dice: “Ma che male c’è? Io ho diritto di perseguire la mia felicità”». Questo uno dei passaggi più significativi della quinta e ultima predica di Quaresima di padre Raniero Cantalamessa che si è svolta stamane nella Cappella Redemptoris Mater in Vaticano, alla presenza di Papa Francesco e dei membri della Curia Romana, sul tema “Rivestitevi del Signore Gesù Cristo (Rm 13,14). 

 

SESSO E SEDUZIONE SESSO E SEDUZIONE

A partire dagli scritti di San Paolo, il predicatore della Casa Pontificia - riporta Vatican News - ha riflettuto sul tema della «dissolutezza sessuale» alla quale l’Apostolo contrappone «l’arma della luce che è la purezza».

 

«È indubbio - ha osservato durante la sua riflessione - che certi giudizi della morale sessuale tradizionale andassero rivisti e che le moderne scienze dell’uomo abbiano contribuito a fare luce su certi meccanismi e condizionamenti della psiche umana che tolgono o riducono la responsabilità morale di certi comportamenti che un tempo erano considerati subito peccati, addirittura mortali, perché si diceva che in questo campo non esiste parvità di materia».

 

Tuttavia questo progresso «non ha nulla a che vedere con il pansessualismo di certe teorie permissiviste che tende a negare ogni norma oggettiva in fatto di morale sessuale, riducendo tutto a un fatto di evoluzione spontanea dei costumi, cioè a un fatto di cultura», ha affermato il cappuccino.

 

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Se si esamina quella che viene chiamata «la rivoluzione sessuale dei nostri giorni», ha aggiunto, ci accorgiamo «con orrore che essa non è semplicemente una rivoluzione contro il passato, ma è, spesso, anche una rivoluzione contro Dio e talvolta contro la natura umana». La sessualità «non è più pacifica», anzi si è trasformata in una «forza ambigua e minacciosa» che trascina «contro la legge di Dio, a dispetto della nostra stessa volontà».

 

Dimostrano questa «triste realtà» le cronache quotidiane di scandali, «anche tra il clero e le persone consacrate», ha sottolineato Cantalamessa. Che ha quindi esortato a raccogliere la spinta dello Spirito Santo a testimoniare al mondo «l’innocenza originaria delle creature e delle cose», in modo da «rompere questa specie di narcosi e di ubriacatura di sesso». Occorre «ridestare nell’uomo la nostalgia di innocenza e di semplicità che egli porta struggente nel suo cuore».

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Padre Cantalamessa ha quindi citato le parole di San Paolo, quando diceva: « Non è lecito darsi all’impudicizia (porneia), non è lecito vendersi», perché, ha spiegato, «“pernemi” in greco vuol dire “mi vendo”. E usando questa parola per quasi tutte le espressioni di dissolutezza morale la Parola di Dio viene a dire che, in ogni dissolutezza, non solo nella prostituzione vera e propria, c’è un aspetto venale, un vendersi. “Porneia”, da cui deriva il termine pornografia, in origine significa “mi vendo”, se non è sempre per denaro può essere per piacere fine a se stesso. Dunque non è lecito darsi all’impudicizia o disporre a proprio piacimento del corpo per il semplice motivo che noi non ci apparteniamo più, non siamo nostri ma di Cristo».

 

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Riguardo alla purezza cristiana, il cappuccino ha sottolineato che essa non consiste tanto nello stabilire «il dominio della ragione sugli istinti», quanto «il dominio di Cristo su tutta la persona, ragione e istinti». La purezza, ha aggiunto, non si basa sul «disprezzo del corpo» bensì «sulla stima grande della sua dignità». Dunque è «uno stile di vita», più che una singola virtù, che coinvolge non solo il corpo ma anche il cuore, la bocca, gli occhi, lo sguardo. 

 

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