Candida Morvillo per Io Donna - Corriere della Sera
pasolini e la callas sul set di medea
Quando Maria Callas e Pier Paolo Pasolini s’incontrarono, lei era reduce da nove anni d’amore con il miliardario Aristotele Onassis, “nove anni di sacrifici inutili”, aveva commentato amareggiata. Il tycoon greco l’aveva piantata in asso per sposare Jackie, la vedova di John Fitzgerald Kennedy.
Lei di Pasolini non era curiosa affatto, era convinta che fosse uno dei soliti intellettuali comunisti e barricaderi. Il regista, da parte sua, temeva la diva viziata e capricciosa, usa a lussi che lui aborriva. Li fecero incontrare Franco Rossellini e Marina Cicogna, che dovevano produrre la Medea di Pasolini e avevano pensato alla Callas come protagonista.
In quei mesi, tra il 1968 e il 1969, anche il regista era amareggiato per motivi sentimentali. La sua ossessione aveva un nome: Ninetto Davoli, che lo faceva impazzire, poiché sosteneva che gli era impossibile innamorarsi. Quello fra la Callas e il regista ucciso 40 anni fa, il 2 novembre 1975, fu un amore struggente e incompiuto, l’incontro di due anime fragili e inquiete. Nelle lettere, lei si firmava “Maria fanciullina”, lui le scriveva “tu sei come una pietra preziosa”.
pasolini e la callas sul set di medea 2
Maria s’illudeva di poterlo “guarire” dall’omosessualità, faceva di tutto per stargli accanto, lo seguiva nelle trasferte più disagevoli e, un Natale, lo accompagnò in Africa per i sopralluoghi di un’Orestiade che non sarà mai girata.
Con loro, c’erano Alberto Moravia e la scrittrice Dacia Maraini, che a Io Donna, ha raccontato: «In Mali, facevamo i casting tra le capanne, non era comodo, ma Maria era innamorata di Pier Paolo e si illudeva di convertirlo all’eterosessualità. Sul palco era un drago, ma nella vita era una bambina di un’ingenuità sconfinata». E Pasolini? «La amava, ma di amore platonico», sostiene la Maraini.
pasolini e la callas in aeroporto
Ma c’era qualcosa in più del platonico. Non solo perché i paparazzi, a un certo punto, li sorpresero a baciarsi sulle labbra in aeroporto. Piera Degli Esposti, nel 1969, recitava in Medea. Al magazine Sette ha raccontato: «Avevo la particina di un’ancella, priva di battute, ma Pasolini mi faceva fare la controfigura di Maria: non voleva che lei si stancasse troppo. Anche lui la amava. Ricordo la dolcezza con cui esclamava: “Sei splendida, Maria”.
Li ho sorpresi che si baciavano, abbracciati, nella sala costumi. La madre di Pier Paolo, Susanna, voleva che si fidanzassero. Quando giravamo a Grado o a Pisa, la signora Pasolini arrivava tutti i sabati e faceva lunghe chiacchierate con Maria, che era di splendido umore, era allegra, e a tavola rideva, coi bigodini in testa, perché era innamorata. Un giorno, si incendiò un capanno sulla spiaggia, c’eravamo tutti e anche la Callas, Pier Paolo arrivò correndo e urlando “Maria”. Per lui, noi altri potevamo anche essere morti, gli interessava solo Maria».
pasolini e la callas alla prima di medea
La Callas ci credeva. Finito l’ultimo ciak, nella laguna di Grado, Pasolini le regalò un anello: un’antica corniola di Aquileia incastonata in una veretta d’argento con fregi romanici, che aveva fatto cercare con cura all’amico pittore Giuseppe Zigaina, originario di quelle parti. Maria scambiò il dono per una dichiarazione, per il preludio a una richiesta di matrimonio che tuttavia non sarebbe mai arrivata.
L’estate successiva, quella del 1970, la passarono insieme. Stettero un intero mese a Tragonisi, un’isola dell’Egeo di proprietà di Perry Emiricos, un melomane e armatore e miliardario greco, amico della Callas. Non era il genere di invito che poteva allettare Pasolini, il quale invece accettò: anche lui non sapeva stare lontano da Maria. Furono lunghe giornate e serate di chiacchiere e confidenze, in cui si raccontarono la loro intere vita. Di giorno, in spiaggia, lui la ritraeva su foglietti ripiegati in quattro, intingendo un pennino in infusi di petali di fiori e acqua di mare.
Di quell’estate, restano 14 ritratti di Maria e dieci poesie a lei ispirate, che Pasolini compose quando di notte, immancabilmente, si ritraeva e si ritirava nelle sue stanze. Maria Callas in quei versi pubblicati nella raccolta Transumanar e organizzar non veniva mai nominata, eppure era lei la “ragazza ancora orgogliosa di essere di città e piena della morale antica” e nelle poesie spunta anche un anello che allude a un “momento della verità”.
In riva al mare di Tragonisi, Maria non aveva smesso di sperare. E riprese a crederci, poco dopo, quando Ninetto Davoli s’innamorò di una ragazza e decise di sposarsi, lasciandole libero il campo, almeno in teoria. Ora, la Callas era convinta che come Davoli, anche Pasolini potesse scegliere l’eterosessualità, la famiglia, i figli. Ma la disperazione di Pier Paolo era troppo grande. Nell’agosto del ’71 aveva scritto all’amico Paolo Volponi: «Sono quasi pazzo di dolore. Ninetto è finito. Dopo quasi nove anni Ninetto non c’è più. Ho perso il senso della vita.
Penso soltanto a morire o cose simili. Tutto mi è crollato intorno: Ninetto con la sua ragazza disposto a tutto, anche a tornare a fare il falegname (senza battere ciglio) pur di stare con lei; e io incapace di accettare questa orrenda realtà, che non solo mi rovina il presente, ma getta una luce di dolore anche in tutti questi anni che io ho creduto di gioia». In quei giorni, la Callas aveva scritto al suo Pier Paolo: «Sono infelice per te, ma contenta che ti sei confidato in me. Caro amico, sono infelice che non posso essere vicina in questi momenti difficili per te come lo sei stato tu spesso con me. Tu sai bene, in fondo, che sarebbe andata così. Ti ricordi a Grado, in macchina, si parlava con Ninetto di amore e che so io e dentro in me le mie antenne, tu dici, me lo dicevano quando Ninetto diceva che non si innamorerebbe mai. Sapevo che diceva delle cose che era troppo giovane per capire.
E tu, in fondo, uomo tanto intelligente lo dovevi sapere. Invece ti attaccavi anche tu a un sogno fatto da te solo perché è così, anche se ti addoloro con questa predicuccia piccola…». Finì lì, però. L’incontro d’anime, l’amore impossibile, si sfilacciò fra gli impegni dell’uno e dell’altra, Maria a Parigi, Pier Paolo a Roma. In fondo, la Callas stessa aveva vissuto “un sogno fatto da lei sola”, come in uno dei versi scritti da Pasolini nella solitaria notte di Tragonisi del 10 agosto 1970: “Ma tu dirai ciò che dicono le ragazze selvagge, su quel molo umile, abitato da due soli corpi, parole che non hanno nessuna risonanza nella realtà”. Il che, poi, era un po’ quello ch’era accaduto all’attrice Laura Betti, la quale sosteneva che lei e Pasolini “avevano i loro ninetti” ma che “erano una coppia” e che non digerì ma la stagione d’intesa fra la Callas e Pasolini. Ricordando la partenza dei due per l’Africa, ammise: «Ero gelosissima. Per farsi perdonare, Pier Paolo avrebbe dovuto farmi un grosso, grosso regalo; proprio come un marito, qualcosa che gli costasse molti soldi».
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