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Estratto dell’articolo di C.R. per “La Repubblica - Edizione Roma”
Quando l’ha saputo ha sgranato gli occhi. Stefania Loizzi, la vittima che ha consentito di aprire le indagini su Ubaldo Manuali, il netturbino che drogava e stuprava le sue vittime, non ha parole. Ha appena appreso che il suo stupratore è una delle comparse della fiction Mameli su Rai1: «Lui attore? Ma non si vergogna? Dopo tutto quello che ha fatto a noi donne?».
Stefania Loizzi è stata la prima a denunciarlo nel gennaio del 2023 dopo una cena a casa sua in cui è stata narcotizzata. Al risveglio lo ha trovato nel suo letto. In ospedale i medici hanno riscontrato la violenza sessuale e tracce di benzodiazepine nel sangue. Loizzi ha poi deciso di rilasciare una intervista a Repubblica mettendoci la faccia: «Si nasconda lui». […]
Stefania, come commenta questa novità su Ubaldo Manuali?
«Sono scioccata. Io sono stata additata e mi hanno puntato il dito contro perché ho rilasciato una intervista e lui invece si dà alla bella vita facendo fiction. E intanto io e le donne da lui abusate soffriamo ancora per quello che ci ha fatto».
Chi le ha puntato il dito contro per avere parlato con Repubblica?
«L’avvocato, che è una donna, di Ubaldo Manuali in udienza ha sottolineato il fatto che io ho rilasciato un’intervista e che lo avevo trovato accanto a me nel letto con la lampo abbassata. Mi ha contestato che io avessi detto altri particolari non veri.
Le ho risposto che c’era da guardare e sorprendersi di quello che lui aveva fatto e non di quello che io ho potuto dire, ancora sotto shock, magari sbagliando qualche particolare. Adesso questa contestazione dell’avvocata mi brucia ancora di più sapendo che lui, senza pensare alle conseguenze di quello che mi ha fatto, stava registrando una fiction».
Il 13 febbraio è stata nuovamente sentita in aula a Viterbo.
«Manuali era accanto agli avvocati, c’era anche una sua compagna che non è entrata. Spero si vergogni di lui. Lui è rimasto sempre in silenzio. Appena l’ho visto ho avuto un crollo in aula, avevo detto no al separé. Non sono io a dovermi nascondere».
Cosa ha provato?
«Sono scoppiata a piangere mentre deponevo, il giudice ha detto all’avvocato di finirla perché avevo già risposto a tutto. Mi ha chiesto per quattro volte come era il pantalone di Manuali. Se fosse giù o su. Una cosa insopportabile. Mi hanno tenuta dentro a quell’aula per due ore».
Quindi l’avvocata di Manuali è stata molto insistente con lei?
«Sì, sempre sulle stesse domande. Mi ha ferita che una donna mi trattasse in quel modo, capisco che è la sua avvocata ma un minimo di pietà umana ci vorrebbe. Mi sono sentita anche presa in giro e non ho condiviso la sua frase che secondo me è stata offensiva per i disabili».
Cioè?
«A un certo punto le ho detto che mi stava facendo la stessa domanda per quattro volte. E lei ha detto: “Oh sì, scusa. Sono una handicappata”. Ho trovato questa frase fuori luogo.
[…]».
Come è terminata l’udienza?
«La giudice l’ha stoppata, l’altro suo avvocato si era già appellato alla prima udienza sul cellulare di lui dicendo che non c’era nulla dentro. Ma lì invece ha delle mie foto». […]
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