Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”
IL PM DI MILANO FRANCESCO GRECO AL CELLULARE
Ha parlato più a lungo degli altri candidati, rispondendo a diverse domande e lasciando una sensazione di «grande solidità» che sembra confermare l’impressione che sia lui, Francesco Greco, il favorito per la guida della Procura di Milano.
L’attuale procuratore aggiunto s’è soffermato sul fenomeno della corruzione (definendolo «reato contro l’economia», più che contro la pubblica amministrazione), ma ha affrontato anche il tema della ‘ndrangheta in Lombardia e delle altre organizzazioni criminali (con particolare riguardo alle ricadute sul tessuto economico); senza però trascurare i cosiddetti «affari semplici», cioè l’illegalità diffusa che merita pari attenzione all’interno dei dipartimenti dedicati alle diverse tipologie di reati. E ha fornito indicazioni di tipo organizzativo, anche in relazione a necessità e fenomeni specifici della realtà milanese.
FRANCESCO GRECO MARCO TRAVAGLIO
I nove concorrenti per il posto di procuratore considerato più importante (e politicamente «sensibile») fra quelli da assegnare sono sfilati ieri davanti alla commissione Incarichi direttivi del Consiglio superiore della magistratura, senza distinzioni fra nomi più o meno quotati.
Ma in chi ascoltava le differenze erano ben presenti. Forse anche per questo, consapevole che la sua candidatura non è mai stata presa in seria considerazione perché considerata «divisiva», l’altro procuratore aggiunto Ilda Boccassini ha voluto sottolineare il proprio attaccamento ai valori di autonomia e indipendenza della magistratura.
Ricordando i prezzi pagati personalmente quando chiese di essere trasferita in Sicilia all’indomani delle stragi di mafia, e di avere in seguito portato avanti doverose indagini su corruzione e mafia senza mai guardare all’appartenenza politica di inquisiti e imputati. Come prevede la legge.
Il candidato che realmente compete con Greco, tuttavia, è Giovanni Melillo, oggi capo di gabinetto del ministro della Giustizia, il quale s’è concentrato sulla necessità di trasparenza nell’organizzazione dell’ufficio e nella mobilità interna; col risultato di fare presa su coloro (e ce ne sono) che preferirebbero una scelta esterna all’ufficio, per dare un segno di discontinuità rispetto a un passato che ha registrato qualche turbolenza.
Ma la provenienza da un incarico di stretta collaborazione governativa, è un problema considerato insormontabile (sul piano dell’immagine non personale) dal suo stesso gruppo di appartenenza, la «sinistra giudiziaria» di Area. Uno scoglio superabile solo con l’unanimità dei voti, o quasi; raggiungibile attraverso ripensamenti che, sebbene sempre possibili, sono al momento ritenuti improbabili.
Ecco perché, oltre a Melillo, conserva qualche residua chance Giuseppe Amato (procuratore di Trento, della corrente «centrista» Unità per la costituzione), che però ha fatto domanda anche per la Procura di Bologna, dove sembra favorito. Pure l’altro candidato «milanese», Alberto Nobili, ha suscitato buone impressioni, come il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri (ma è stato già proposto per Catanzaro). E così i procuratori di Nuoro e Bergamo, Andrea Garau e Massimo Meroni, insieme a Cuno Tarfusser, ex procuratore di Bolzano ora in servizio alla Corte internazionale dell’Aja; tutti sono considerati fuori gioco, però.
Tra oggi e domani la commissione avvierà il dibattito, nel quale le varie componenti dovranno scoprire le carte ed esprimere le loro preferenze. Una discussione dall’esito non scontato, in cui non si possono escludere «contrattazioni» fra correnti e gruppi (compresi i «laici» dei due schieramenti politici), e colpi di scena. Il voto sui nomi da portare in plenum è previsto dopo Pasqua, ma potrebbe essere anticipato a questa settimana.