Enzo Bettiza per “la Stampa”
Non sappiamo quali frutti darà, chiamiamola così per ora, la diplomazia del koala, un animale solo apparentemente inerme se non tenero, ma che sa essere molto aggressivo. Poco dopo aver posato, come gli altri grandi della Terra, con il marsupiale australiano fra le braccia, lo zar Putin si è dileguato adducendo come scusa di avere molto sonno arretrato, e chi non ne ha in questi tempi? Eppure i condottieri, buon ultimo Napoleone, si sono sempre gloriati di dormire poco: quattro ore al massimo.
Nessuna fuga, dunque. Una scusa banale quella di Putin, che non vedeva l’ora di eclissarsi dal G20 in Australia per evitare critiche frontali a proposito dell’espansionismo russo in Ucraina. Tutti formalmente ostili nei suoi confronti i leader dei Paesi che contano, tranne Matteo Renzi: il quale si è smarcato dagli altri e ha addirittura calorosamente invitato l’ultimo zar russo a Milano per l’Expo.
E chissà che la politica del compromesso e dell’ospitalità, grazie all’atteggiamento del premier italiano, non possa dare, a breve termine, una spinta utile all’avvicinamento fra Russia e Europa in un momento in cui il fanatismo islamico, con le sue azioni atroci, sta terrorizzando il mondo occidentale.
Nel suo rapido incontro con la stampa Putin è stato alquanto generico e sfuggente. Si è barricato dietro frasi fatte, come definire le sanzioni «negative per entrambe le parti» ; ma ha voluto sottolineare che della questione ucraina non si è parlato in nessuno degli incontri ufficiali del G20, bensì soltanto ai margini del summit durante i colloqui con i singoli leader.
Soltanto? I colloqui informali, per così dire a quattr’occhi, non sono forse quelli in cui ci si parla con maggiore chiarezza? Capolavoro di ipocrisia e di evasività, il bisognoso di sonno ristoratore Vladimir Putin ha definito le discussioni sull’Ucraina tenutesi ai margini del summit «molto oneste, significative e utili». Con «oneste» avrà voluto dire molto dure? Si sarà forse riferito, guardandosi bene dal citarlo, alle parole che gli ha rivolto il premier canadese Stephen Harper? «Non posso evitare di stringerti la mano ma ho una sola cosa da dirti: vattene via dall’Ucraina!», gli ha sibilato il primo ministro.
putin lascia il g20 australiano 7
O forse alludeva a quanto gli ha intimato Tony Abbott, premier dell’Australia, Paese che ha pianto trentotto delle duecentonovantotto vittime del volo Malaysia Airlines abbattuto in Ucraina da un missile? «Io esigo la piena cooperazione della Russia nelle investigazioni criminali su questo disastro aereo, una delle più terribili atrocità dei tempi recenti», ha messo in chiaro Abbott, padrone di casa del vertice.
E per «discussioni significative» Putin intendeva l’adozione di nuove sanzioni, così come sono state richieste senza mezzi termini da David Cameron?
Certo, Putin si è dimostrato un notevole incassatore nella sua rapida apparizione a Brisbane. Sullo sfondo, la muta coreografia delle minacciose navi militari battenti bandiera russa al largo delle acque australiane ha ricordato al mondo la potenza militare degli arsenali ex sovietici. Ancora una volta, Putin è apparso come un Giano bifronte. Perseverante e duro nella strategia a lungo termine, quanto sibillino e conciliante nel posare a favore dei fotografi con un koala in braccio.