guillermo del toro

           

Il mondo del cinema messicano, dal regista premio Oscar Guillermo del Toro ad Alfonso Cuaron e Gael Garcia Bernal, è in lutto per la morte dei tre giovani studenti uccisi e fatti scomparire con dell'acido da un gruppo di narcos a Gadalajara.

 

Salomon, di 25 anni, Daniel e Marco, entrambi di 20 anni, stavano girando un cortometraggio che serviva come prova pratica per la loro facoltà nella seconda città del Messico, quando sono stati abbordati da un commando del clan Jalisco Nueva Generacion, lo stesso ritenuto responsabile della scomparsa dei tre commercianti napoletani sequestrati a fine gennaio e mai tornati a casa.

 

napoletani scomparsi messico

A sciogliere nell' acido i ragazzi è stato un rapper messicano - star di YouTube, Christian Omar Palma Gutierrez, anche noto come Qba, accusato anche di aver partecipato alla sparizione dei tre. Il musicista ha confessato. Il suo volto è noto in rete nel mondo del rap: sulle due pagine Facebook a nome di Gutierrez ha 140 mila «Mi piace» e il suo canale YouTube ha milioni di visualizzazioni; ha composto brani che parlano di violenza, armi e droga.

 

La «colpa» degli aspiranti cineasti è stata quella di aver usato senza saperlo una casa di campagna che in passato era servita come base d' appoggio ad una banda rivale al clan. I loro assassini li hanno controllati per due giorni per poi intervenire con la modalità classica della criminalità organizzata di uno dei Paesi più violenti al mondo; li hanno fermati per strada simulando un controllo di polizia, li hanno portati in un rifugio e torturati fino alla morte.

christian omar palma gutierrez

 

A rivelarlo sono stati due componenti della banda arrestati dalla polizia questa settimana. I tre ragazzi avrebbero cercato di spiegare la loro estraneità al clan «Nueva Plaza», ma non c' è stato nulla da fare. Quando si sono accorti dell'errore, hanno sciolto i cadaveri in tre bidoni con acido solforico, dello stesso modello a buon mercato che si usa per i fertilizzanti per l'agricoltura.

 

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Una morte assurda, come la maggioranza di quelle che riempiono ogni giorno i notiziari messicani. Sono più di 100.000 gli omicidi attribuiti ai narcos nei sei anni del disastroso governo uscente di Enrique Pena Nieto; più di 220.000 da quando, nel 2007, le autorità messicane hanno lanciato la lotta federale al crimine organizzato. Gli studenti dell'Università di Guadalajara sono scesi in piazza ieri per ricordare i tre compagni.

 

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Lutto al braccio e volti disperati, per un delitto purtroppo comune da quelle parti. Lo stato di Jalisco è il terzo in Messico per numero di giovani scomparsi, con circa 3.000 casi su un totale di 17.000 a livello nazionale. Studenti scambiati per soldati dei clan, ragazze stuprate e poi uccise, adolescenti dei centri rurali arruolati per servire un boss.

 

Questa settimana sono stati arrestati anche i killer del giornalista Javier Valdez, trucidato l'anno scorso a Culiacàn a causa del suo lavoro d' inchiesta sui cartelli della droga. Uno degli assassini ha confessato che ha ucciso Valdez in cambio di una pistola con l'immagine intarsiata de «El Licenciado», il boss locale che Valdez aveva più volte denunciato nei suoi reportage.

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