This soldier in Belarus burned his uniform instead of supporting the dictator. pic.twitter.com/KFcaz4o1Wb
— Read The Dispossessed by Ursula K. LeGuin (@JoshuaPotash) August 12, 2020
Belarusian lieutenant colonel addressed the military. "Our boys are now sitting in the woods of Belarus, probably preparing to attack Ukraine. Some won't come home alive. This is not our war. Find a way not to follow criminal orders. Sometimes saying "no" takes the most courage." pic.twitter.com/1RxkdlLdJD
— Franak Viacorka (@franakviacorka) February 27, 2022
Estratto dell’articolo di Micol Flammini per “il Foglio”
(…) L’obiettivo dell’invasione russa ai danni dell’Ucraina rimane incomprensibile a chi è chiamato a portarlo avanti. Se non lo capiscono i soldati russi, per i soldati bielorussi è ancora più inafferrabile. Quindi si rifiutano di combattere una guerra che è vista come qualcosa di personale: per Putin per imporre la sua potenza, per Lukashenka la propria sopravvivenza.
Anatoli – nome di fantasia (…) – è un attivista bielorusso che è andato via dal suo paese prima del 2020, prima delle elezioni, prima delle proteste soffocate dal dittatore di Minsk. In questi due anni ha aiutato politici, attivisti, studenti a lasciare la Bielorussia e adesso dice di essere molto preoccupato per i soldati di Minsk.
soldato bielorusso contro la guerra in ucraina
(…) I soldati si rifiutano di combattere, alcuni hanno attraversato il confine, ma non sono mai arrivati ai posti di combattimento: “Non vogliono scontri”. I motivi sono due. Iniziamo da quello meno idealista: sanno che l’esercito ucraino è più forte, si è allenato in questi ultimi otto anni di guerra nel Donbas, è preparato e anche ben armato. Poi c’è l’altro, quello per cui i bielorussi protestano: “Non c’è nessun motivo per combattere contro gli ucraini”.
Piccole unità dell’esercito di Minsk che erano arrivate in Ucraina sono state rimpatriate, ma tra i soldati c’è chi ha deciso di fuggire e anche gli ufficiali sono divisi. Alcuni sono fedeli al dittatore, altri invece credono che un intervento bielorusso potrebbe essere troppo rischioso.
putin e lukashenko guardano le esercitazioni militari
Sui social nei giorni scorsi girava il video di un tenente colonnello che diceva che i soldati di Minsk non sarebbero mai tornati a casa vivi: “Questa non è la nostra guerra … a volte dire ‘no’ richiede più coraggio”.
Anatoli dice che non ha potuto verificare se il video sia vero, è stato pubblicato da uno dei collaboratori di Svjatlana Tikhanovskaya, la leader dell’opposizione che vive in esilio in Lituania, ma conferma che “nessuno in Bielorussia crede sia la nostra guerra”.
(…) Dice Anatoli che uno dei controsensi che trova in questa guerra è che viene venduta come un’operazione per aiutare i fratelli ucraini: “E’ vero siamo fratelli e infatti questo è un fratricidio”.
Se i bielorussi non vogliono combattere la guerra di Lukashenka e Putin, c’è chi invece vuole unirsi agli ucraini, per stare dall’altra parte del fronte: con Kyiv. Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha detto che hanno fatto richiesta per entrare nella legione internazionale dell’Ucraina già più di ventimila persone da cinquantadue paesi. I bielorussi ci sono e sono già più di cento.
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