I MISTERI DELL’OMICIDIO LUCA SACCHI - NESSUNA RISSA, IL PERSONAL TRAINER UCCISO A SANGUE FREDDO DOPO CHE AVEVA CAPITO CHE LA TRATTATIVA PER LA VENDITA DI UNA PARTITA DI DROGA NON SAREBBE ANDATO A BUON FINE - IL SOSPETTO DEGLI INVESTIGATORI È CHE LA FIDANZATA FOSSE DISTANTE AL MOMENTO DELLO SPARO – NON È NEMMENO CHIARO A CHI ABBIANO STRAPPATO LO ZAINETTO. SE ALLA GIOVANE O A LUCA SACCHI-  LE CONTRADDIZIONI NELLA VERSIONE DELLA RAGAZZA E QUELLA RETE DELLO SPACCIO…

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Rinaldo Frignani per il corriere.it

 

«È rimasta a lungo nel mio negozio, non ho notato evidenti ferite alla testa della ragazza». Così il titolare del negozio di tatuaggi in via Franco Bartoloni, all’Appio Latino, dove Anastasiya Kylemnyk, fidanzata di Luca Sacchi, si è recata subito dopo l’omicidio del ragazzo nella tarda serata di mercoledì scorso per lavarsi le mani insanguinate per aver cercato di tamponare la ferita mortale d’arma da fuoco alla nuca del 24enne. Una testimonianza che smentirebbe il racconto fatto dalla giovane prima sotto interrogatorio poi anche alla stampa di essere stata aggredita con una mazza da due giovani che volevano strapparle lo zainetto.

paolo pirino paolo pirino

 

 

 

Colpita alla schiena

L’ucraina è stata poi soccorsa con un’ambulanza e trasferita in codice giallo all’ospedale San Giovanni dove è rimasta ricoverata fino a venerdì mattina. A prima vista nessuno ha notato profonde ferite alla testa, mentre la 25enne ha sostenuto anche di essere stata colpita sulla schiena.

 

Sarà questo uno dei punti che saranno affrontati nell’interrogatorio della fidanzata di Luca già lunedì o martedì in procura. Un nodo chiave della vicenda perché ormai si indaga su un delitto maturato nel corso di una trattativa per la vendita di una partita di droga - poco meno di mezzo etto di marijuana - che sarebbe stata pagata con soldi che proprio la giovane avrebbe mostrato agli spacciatori. Due mazzette in particolare, una di banconote da 20 euro e una da 50 euro, circa duemila euro, obiettivo della rapina poi commessa da Valerio Del Grosso e Paolo Pirino.

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Lo zainetto

A questo punto non è nemmeno chiaro a chi abbiano strappato lo zainetto rosa, ritrovato vuoto. Se alla giovane o proprio a Luca Sacchi, ferito a morte all’angolo con via Teodoro Mommsen. Il sospetto adesso è che non ci sia mai stata una rissa fra la vittima e gli aggressori, ma che il personal trainer sia stato ucciso a sangue freddo dopo che avevano capito che l’affare soldi-marijuana non sarebbe andato a buon fine. E’ quanto si può intuire, ma le indagini sono tuttora in corso, dalle immagini delle telecamere dello stesso laboratorio di tatuaggi che avrebbero ripreso solo il secondo passaggio della Smart bianca di Pirino quella notte prima dello sparo fatale: ella city car si è fermata in doppia fila e i due a bordo sarebbero scesi per affrontare Sacchi che in quel momento era da solo.

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La ragazza era lontana

La ragazza era lontana, ed è sopraggiunta dopo un paio di minuti. Quindi non si può escludere che fosse stata già rapinata dello zainetto oppure che quest’ultimo lo avesse invece Luca. Il colpo di revolver è immediatamente successivo, lo si capisce dalla reazione di due avventori all’esterno del John Cabot Pub, accanto al tatuatore, che fuggono sotto choc anche perché il proiettile ha forato la vetrina del locale. La mazza da baseball sequestrata da carabinieri e polizia su indicazione di uno dei due arrestati dopo la loro cattura, non compare da nessuna parte ma non si può escludere che sia stata usata prima.

 

Gabrielli: «Basta calunnie»

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E sulla vicenda è tornato a parlare il capo della polizia Franco Gabrielli. «Non ho mai fatto riferimento all’uso di droghe, men che mai da parte della vittima. Chiunque lo sostiene fa affermazioni prive di fondamento, calunniose verso le istituzioni e chi le rappresenta, rischiando tra l’altro di provocare ulteriore dolore ai familiari della vittima», ha detto replicando al capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari che sabato aveva criticato le sue parole dopo l’omicidio di Luca Sacchi, annunciando azioni legali in caso di ulteriori «mistificazioni». Ad esprimere solidarietà al capo della polizia dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini al capogruppo al Senato del Pd Andrea Marcucci, all’Associazione nazionale funzionari di polizia.

 

 

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LUCA SACCHI, I PUSHER AL PUB SU APPUNTAMENTO: SI INDAGA SULLA RETE DELLO SPACCIO

Valentina Errante per www.ilmessaggero.it

 

Gli amici di Valerio Del Grosso, che precedono il killer per verificare la presenza dei clienti con i soldi e intenzionati a comprare la «merce», «come convenuto». E quelli di Luca Sacchi e anche di Anastasia, che ai delegati del pusher mostra il suo zaino con oltre 2mila euro. La rete dello spaccio, che gira intorno all’omicidio del giovane bodybuilder, deve essere ancora definita.

 

 

Risolto in 24 ore il delitto, con l’arresto di Del Grosso e Paolo Pirino, gli inquirenti stanno cercando di stabilire quali fossero i canali della droga e i ruoli nella compravendita. Gli “inviati” di Del Grosso, come lo stesso killer, arrivano davanti al pub John Cabot da Casal Monastero, un quartiere abbastanza distante, evidentemente con un accordo ben preciso. Mentre Luca e Anastasia abitano vicino al locale.

anastasiya kylemnyk anastasiya kylemnyk

 

A chiarire cosa sia accaduto, viste le contraddizioni nella versione della ragazza, saranno sicuramente i due amici della coppia, che Simone P. a verbale individua come coloro che erano interessati a comprare erba: «Tre ragazzi e una ragazza», dice. Uno di loro potrebbe essere Domenico Munoz. L’altro potrebbe essere Giovanni Princi. Nulla potrà invece raccontare Christian Firmino Macchia, un semplice avventore del locale, che non conosceva i protagonisti della vicenda e non ha assistito al delitto, ma è stato erroneamente indicato come amico di Anastasia e Luca.

I RUOLI

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Come sempre avviene nello spaccio organizzato, ci sono ruoli definiti: chi trova i clienti, chi ritira i soldi e chi cede la droga. E oramai si viaggia da un quartiere all’altro. Mercoledì 23 ottobre, in via Franco Bartoloni, all’angolo con via Latina, intorno alle 21.30 arriva Valerio R. che dopo l’omicidio racconterà a carabinieri e polizia: «Ero stato incaricato da Valerio Del Grosso di verificare se le persone in zona Tuscolana avessero il denaro per acquistare come convenuto “merce”». Con l’auto dell’amico Simone si presenta puntuale, in via Latina, dove gli ha indicato Del Grosso. È chiaro, dunque, che ci fosse un accordo precedente. Sul posto c’è Giovanni, al quale Valerio si presenta come “inviato” di Del Grosso. Ed è probabile che in quel momento lo zainetto rosa di Anastasia, con dentro oltre 2mila euro fosse nelle mani di Giovanni.

 

Si legge nel provvedimento di fermo: «Una donna in quel contesto aveva lasciato uno zaino che lui stesso aveva constatato contenere soldi divisi in due mazzette da 20 e da 50 euro. Accertata la presenza del danaro, la ragazza aveva ripreso lo zaino». Un altro elemento viene fornito da Simone, che era insieme a Valerio: «All’acquisto - dice - erano interessati tre ragazzi e una ragazza, che aveva visto in quel contesto dinanzi al pub prima del delitto». È chiaro dunque che il trait d’union tra i due gruppi di ragazzi fosse Giovanni, che conosceva entrambi.

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È a questo punto che arriva Del Grosso «che parlava con Giovanni - si legge ancora nel verbale - della cessione di “erba”. Del Grosso era con «un accompagnatore alto 1,80, tatuato sul collo e sulle mani, di circa 20 anni, corporatura media»: è Paolo Pirino. Addosso ha una felpa con cappuccio scura. Ma la consegna non avviene per mancanza dello stupefacente. Del Grosso e il suo accompagnatore si allontanano: vanno a prendere la droga, così dicono.

 

LA FREGATURA

paolo pirino su facebook paolo pirino su facebook

Al delitto non assistono né Valerio, né Simone «che entrano nel pub con il loro contatto, Giovanni». Alle 22.55 con una telefonata, Del Grosso avvisa del suo ritorno. Dice all’amico che ha preso la droga. Trascorre pochissimo tempo tra la telefonata e gli spari: «Subito dopo - dice ancora Simone - sentivo un’esplosione e le grida della ragazza che vedevo in terra vicino ad un ragazzo ferito. Si trattava della stessa ragazza che aveva fatto vedere i soldi, mentre il ragazzo ferito faceva parte del gruppo di giovani che doveva comprare la droga». Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Pirino avrebbe scippato lo zaino ad Anastasia per rubarle i soldi senza darle il corrispettivo in droga. Luca sarebbe intervenuto in sua difesa e Del Grosso avrebbe aperto il fuoco. Su chi abbia premuto il grilletto non ci sono dubbi, ma il resto della vicenda deve ancora essere raccontato.

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