Emiliano Fittipaldi e Giovanni Tizian per "Domani" (26 novembre 2020)
I magistrati della procura di Roma non hanno dubbi. Il presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati quando era membro del Csm sarebbe stata “trafficata”, dunque usata, da Filippo Paradiso. Un poliziotto suo amico chiamato come collaboratore a Palazzo Madama che avrebbe, scrivono i pm nell'avviso di conclusioni delle indagini, «sfruttato e vantato» le relazioni con lei e altri pubblici ufficiali in modo da «farsi indebitamente promettere e consegnare denaro o altre utilità indebite da Piero Amara come prezzo della propria mediazione».
Amara non è un imprenditore qualsiasi: ex legale dell'Eni, insieme al suo amico e socio Giuseppe Calafiore, è al centro di delicate inchieste giudiziarie in mezza Italia, e da tempo ha deciso di collaborare con gli inquirenti. Indagato insieme a Paradiso, Amara avrebbe fatto favori al funzionario del Viminale con l'obiettivo di procurarsi gli agganci giusti nelle sedi istituzionali, e in quella che è la vera stanza dei bottoni del potere giudiziario: il Consiglio superiore della magistratura, di cui Casellati è stata membro dal 2014 al gennaio 2018.
Domani ha scoperto che la seconda carica dello Stato, che non è indagata, è stata sentita come persona informata sui fatti lo scorso luglio dai magistrati di Piazzale Clodio, proprio in merito ai suoi rapporti con Paradiso e con alcuni magistrati poi arrestati per corruzione: uno di questi, Giancarlo Longo, gli fu presentato proprio dall'ex consigliere.
SOLDI E CASE
Andiamo con ordine. Paradiso oggi è distaccato al ministero dell'Interno, negli uffici del sottosegretario grillino Carlo Sibilia. Entrature importanti in Vaticano e saggista per diletto (ha pubblicato un libro su corruzione, concussione e, paradosso, sul traffico di influenze illecite) il poliziotto in passato ha lavorato con i ministri forzisti Claudio Scajola e Saverio Romano, e successivamente con l'ex capo di gabinetto di Matteo Salvini, Matteo Piantedosi. La Casellati ha per lui solo buone parole. «Paradiso? Lo conosco dal 2016. Il sottosegretario Gianni Letta me ne parlava assai bene per averlo conosciuto nel periodo del governo Berlusconi.
Per tali ragioni propose la sua candidatura per il partito chiedendomi di caldeggiarla, ma non venne accettata» dice a verbale il 10 luglio. «A seguito di tale fatto, Letta mi chiese se potevo accoglierlo nel mio staff. Lo accolsi a titolo gratuito a ottobre 2018, nella qualità di consigliere di convegni. In realtà avevo avevo in animo di sostituirlo con il dottor Claudio Maria Galloppi». Cosa avvenuta a gennaio 2019, quando i giornali accennano la prima volta all'inchiesta della procura sul consigliere.
Ora la Guardia di Finanza, i pm Paolo Ielo, Rodolfo Maria Sabelli e Fabrizio Tucci hanno chiuso le indagini e dovranno decidere se chiedere il rinvio a giudizio o l'archiviazione. Il documento è severo: «Paradiso sfruttando e vantando relazioni con pubblici ufficiali in servizio presso ambienti istituzionali (Consiglio di Stato, Corte dei Conti, Consiglio Superiore della Magistratura, e in particolare con la consigliera Elisabetta Casellati) si faceva indebitamente promettere e consegnare denaro e altre utilità indebite da Piero Amara come prezzo della propria mediazione», scrivono gli inquirenti.
I magistrati elencano «somme di denaro per un valore non inferiore ai 2000 euro», la messa a disposizione di una carta di credito usata da Paradiso per comprare anche biglietti aerei, fino «alla messa a disposizione per più di un anno di un appartamento a Trastevere».