la piccola kim in fuga straziata dal napalm nella foto celeberima scattata da nick ut
È una delle foto che ha segnato il nostro immaginario. E che ha contributo a porre fine alla guerra in Vietnam. 8 giugno 1972. Istantanea in bianco e nero. La ricordiamo tutti: sullo sfondo, fumo e volti terrorizzati. Una bimbetta corre nuda, ha la schiena arroventata dal napalm sganciato dagli americani. Sapremo poi che gridava: «Brucio... muoio...».
Oggi Kim Phuc - che ha 52 anni, vive in Canada, laureata in legge, è anche ambasciatrice Unicef - si sottopone a una terapia innovativa di chirurgia plastica al laser. I segni delle cicatrici che ancora le devastano la pelle dovrebbero ridursi notevolmente, se non sparire del tutto, nel giro di un anno. Solchi che ancora le provocano dolore, fisico ed emotivo. Persino girarsi sul letto la notte è una specie di tortura. La pelle ridotta al minimo che si tende. Una saetta che riporta a quel bombardamento.
kim phuc sottoposta al trattamento trattamento laser alla schiena
L’intervento specialistico - Ora l’intervento specialistico che potrebbe essere risolutivo. Arrivato per caso. Kim raccontava la sua esperienza in chiesa - «un dolore continuo, talvolta diventa insoportabile, ma forse Dio ha voluto che io testimoniassi per lui» - e ad ascoltarla c’era un parente del luminare della chirurgia plastica che adesso la curera, Jill Waibel, professore in Florida. La opererà utilizzando una speciale tecnica al laser. Sarebbe costosissimo ma lui opererà gratuitamente. In estrema sintesi: con il laser creerà fori microscopici nella pelle, che riempirà poi con sostanze che andranno a ricostruire il tessuto carbonizzato. Interventi che dureranno un anno. «Assai più semplici di quelli che pure mi hanno ridato la vita subito dopo quel terribile bombardamento» .
christopher wain e nock ut aiutano kim phuc bambina
Il napalm sulla pelle - Kim aveva 9 anni. Il suo villaggio, Trang Bang, nel Vietnam del Sud, era appena stato bombardato su ordine del comando americano: i nordvietnamiti si erano asserragliati tra le case. Quando il napalm aveva colpito, Chris Wain, reporter dell’Itn, e il suo cameraman avevano sentito l’aria arroventarsi, come se tutta la zona fosse stata inghiottita da un forno gigantesco. Con loro c’era anche il fotografo vietnamita Nick Ut: testimoni a soli 400 metri dalla battaglia. Poi era comparsa lei, la piccola Kim Phuc: correva nuda e bruciata insieme agli altri bambini del villaggio. «Si muovevano in silenzio, una scena irreale— ha ricordato poi Chris Wain —. Soltanto quando furono vicini a noi adulti cominciarono a piangere ». È il momento dello scatto che renderà celebre Nick Ut, poi premiato con il Pulitzer, e impopolare la guerra in Vietnam anche ai più coriacei teorici del «containment». Tra l’altro per anni aveva resistito alla tentazione di rivedere Kim, ormai una donna matura, una madre di famiglia: «Non volevo speculare sul suo dolore».
il fotografo nick ut 8 giugno 1972
kim phuc kim phuc guarda foto di lei e figlio thomas trattamento laser al braccio di kim phuc kim phuc e il fotografo nick ut prove mediche in vista dell’intervento kim phuc con figlio thomas e marito 1977 kim phuc con marito toan huy bui kim phuc 1
Il giornalista che la salvò - Così aveva detto no a Oprah Winfrey e ad altre star del piccolo schermo, tutte desiderose sdi raccontare la storia straordinaria della piccola Kim Phuc e del suo salvatore. Sì, perché se Kim è invecchiata, se ha potuto vivere una vita «normale», lo deve proprio a Chris che, il giorno dopo il bombardamento, era andato a cercarla all’ospedale britannico dove i medici gli avevano detto: «Non vivrà fino a domani». Chris era però riuscito a farla trasferire in un centro specializzato per grandi ustionati. Poi il trasferimento in Canada con il marito Bui Huy Toan, due figli. L’impegno pacifista, la nomina dell’Unicef, una vita «normale» se così si può definirla. E adesso l’ultima operazione. Per la quale lei riesce solo a dire «grazie».