Estratto dell’articolo di Stefania Di Lellis per “la Repubblica”
«Un gigantesco fallimento per Israele. Abbiamo consentito ad Hamas e all'Iran di dimostrare che siamo deboli». Yossi Melman solleva gli occhi dalle immagini degli ostaggi portati a Gaza, dai notiziari che a sera ancora raccontano di spari dei miliziani davanti alle case in numerosi villaggi.
«È il giorno peggiore della nostra storia», sospira. E dette da uno scrittore e giornalista esperto di questioni militari e di intelligenza sono parole pesanti: «L'intera macchina dello Stato ha fallito: l'intelligence che non ha saputo prevedere, i militari che non hanno reagito in modo efficace e perfino le strutture civili come gli ospedali che sono andati in tilt».
Un attacco il giorno dopo il 50esimo anniversario della guerra del Kippur. Dati intenzionali?
«Non penso. Ad Hamas premeva solo agire in un giorno festivo come oggi così da avere davanti una preda con la guardia abbassata. Ma dal punto di vista strategico ci sono similitudini con il '73: allora gli arabi si prepararono all'attacco fingendo esercitazioni militari, ora Hamas da giorni conduceva false manovre per ammassare e far filtrare armi».
Oggi tecnologia, esercito e intelligence di Israele sono più avanzati. Perché hanno ceduto?
«Il preconcetto che ci ha danneggiato è lo stesso. All'epoca pensavamo che gli Stati arabi fossero troppo deboli per attaccarci. Adesso eravamo ugualmente convinti che Hamas non fosse in grado di farci la guerra. Pensavamo che fosse solo interessata agli aiuti di Qatar e Turchia. È la nostra Hybris ancora una volta ad accecarci».
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La reazione dell'esercito non è stata tempestiva?
«Le ripeto: nulla ha funzionato, i terroristi sono penetrati per chilometri indisturbati. L'intera catena di comando militare e civile non ha agito come avrebbe dovuto».
Hamas conosceva l'attuale vulnerabilità di Israele e per questa azione è scattata ora?
«Credo ci sia un evidente coordinamento con l'Iran. Potrebbe trattarsi di un test: studiare la reazione di Israele a una guerra».
ragazzi presi in ostaggio da hamas durante il rave 5
Vuoi dire che non escludere che quello che è accaduto oggi possa diventare qualcosa di più grande?
«Non lo escluso affatto. L'attacco di oggi è poi anche un segnale mafioso. L'Iran avverte l'Arabia Saudita pronta a dialogare con noi: 'Ehi, non contate su Israele. È uno Stato più debole di quello che pensa. E attenti ai vostri passi, guardate quello che possiamo fare'. Una minaccia mafiosa, insomma».
Ma Israele è davvero debole?
«Sì, lo è in questo momento. Il governo che lo guida ha fallito».
Pensa che le proteste che percorrono da mesi il paese contro l'esecutivo Netanyahu e la riforma della giustizia, la rivolta dei riservisti e dei corpi scelti hanno minato la sicurezza?
«Penso che un premier che da mesi rifiuta di parlare con i militari che lo contestano sia un fattore di debolezza. Penso che la crisi sociale e il declino economico lo siano».
Netanyahu pagherà un prezzo?
«Non ora. Siamo in guerra e il paese è unito. Ma ci sarà un dopo». […]
razzi di hamas su israele 3 razzi di hamas su israele 16 razzi di hamas su israele 15 ISRAELE BOMBARDATA DA HAMAS