NON FATE GLI INDIANI - APRE A DELHI IL PIÙ GRANDE OSPEDALE COVID DEL MONDO: UNA STRUTTURA DA 10.000 POSTI (CON LETTI DI CARTONE) - CHIUSO IL TAJ MAHAL, REQUISITI 500 VAGONI DEI TRENI - LA STRUTTURA È STATA PREPARATA A TEMPO DI RECORD, GRAZIE AL LAVORO DI 15MILA PERSONE, TRA CUI MOLTI VOLONTARI. IL PAVIMENTO È STATO RICOPERTO DI PLASTICA PER EVITARE IL PASSAGGIO DELLA POLVERE, SONO STATI MONTATI 4MILA CONDIZIONATORI D'ARIA E ALLESTITI 1.800 BAGNI…

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Monica Ricci Sargentini per “il Corriere della Sera”

 

INDIA - OSPEDALE COVID DA 10 MILA POSTI INDIA - OSPEDALE COVID DA 10 MILA POSTI

Il fragile sistema sanitario indiano è sotto pressione. Sono tantissimi i pazienti che vengono respinti dagli ospedali a Nuova Delhi, Mumbai, a Bangalore. Mentre l'epidemia viaggia ad una velocità impressionante tanto che il Paese ha superato la Russia ed è al terzo posto nella triste classifica dei contagi da Covid-19 con 697.413 contagi: soltanto ieri sono stati registrati 24mila casi e domenica 25mila. Per far fronte alla domanda crescente, nella capitale è stato allestito un gigantesco ospedale temporaneo, è il più grande al mondo.

 

Diecimila letti di cartone con sopra un sottile materasso verde e un cuscino sono stati posizionati, uno accanto all'altro, in un'enorme hall che di solito era usata per i raduni religiosi. Accanto ad ogni giaciglio una sedia e un mobiletto per gli effetti personali. La struttura è stata preparata a tempo di record, grazie al lavoro di 15mila persone, tra cui molti volontari. Il pavimento è stato ricoperto di plastica per evitare il passaggio della polvere, sono stati montati 4mila condizionatori d'aria e allestiti 1.800 bagni.

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L'ospedale ha aperto il 5 luglio ed è destinato a ricevere i pazienti asintomatici o che presentano sintomi leggeri. Il governo ha anche requisito sale ricevimenti in diversi hotel e convertito 500 vecchi vagoni di treni in unità di isolamento. La mortalità, comunque, si mantiene bassa. Finora ci sono stati 19.693 decessi che significa una percentuale di 0.15 per ogni 10mila persone contro il 3,97 degli Stati Uniti e il 6,65 del Regno Unito. Anche il tasso di guarigione è molto alto e arriva al 60%.

 

Ad essere colpiti in modo più duro in questa seconda ondata sono proprio gli Stati del sud che erano stati i più abili a tenere a bada il virus. Tanti i focolai a Telangana (23.902 casi), Tamil Nadu (111.151) e Karnataka (23.474). Secondo gli esperti l'India non ha ancora raggiunto il picco dell'epidemia e ci si aspetta di arrivare a un milione di casi a fine luglio. Le città più colpite sono Mumbai, Nuova Delhi e Chennai.

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«Questa sembra essere una sfida sanitaria urbana» ha commentato il dottor Rajib Dasgupta, che insegna alla Jawaharlal Nehru University. L'aumento dei contagi, però, potrebbe essere in parte dovuto al numero di tamponi giornalieri effettuati che, secondo i media indiani, è salito a 250mila. Ma è chiaro a tutti che la responsabilità di questo risultato è dovuta soprattutto alla riapertura delle attività non essenziali, avvenuta un mese fa, per sostenere l'economia. Il premier Narendra Modi aveva decretato un rigido lockdown il 25 marzo cui ha iniziato a porre fine il 31 maggio.

 

Dall'8 giugno è iniziata una graduale ripresa delle attività: hanno potuto riaprire i luoghi di culto, gli alberghi, i ristoranti e i centri commerciali. Dal primo luglio è iniziato un progressivo ampliamento dei voli interni e dei collegamenti ferroviari per passeggeri, mentre resteranno sospesi fino al 15 luglio i voli internazionali. Il lockdown resta confermato solo nelle zone di contenimento, di competenza dei singoli Stati e Territori e in accordo con le direttive nazionali.

 

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Il Bengala Occidentale e il Maharashtra lo hanno prorogato fino al 31 luglio mentre l'Assam ha chiuso per 14 giorni a partire dal 28 giugno il distretto di Kamrup e il Tamil Nadu ha imposto fino al 12 luglio la chiusura del distretto di Madurai. Ieri è stato deciso, a sorpresa, di lasciare chiuso il Taj Mahal, la più famosa attrazione turistica dell'India situata a Agra nell'Uttar Padresh, dopo un aumento dei focolai nell'area. A Nuova Delhi, invece, molti monumenti hanno riaperto ieri. Le speranze, come nel resto del mondo, sono tutte riposte nel vaccino che però, secondo il ministero della Scienza e della tecnologia, non sarà pronto per la somministrazione di massa prima del 2021.

 

 

 

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