Non c' è il cartello wanted, ma ci sono cinquantamila euro per il primo che darà informazioni utili a catturarlo, la metà per chi fornirà notizie sul cadavere. Ecco le condizioni della taglia su Igor il russo, accusato degli omicidi di Davide Fabbri e Valerio Verri e latitante da oltre tre mesi.
Sono proprio i familiari e gli amici di Fabbri, barista di Budrio (Bologna) assassinato con un colpo di pistola nel suo locale la sera del primo aprile da un rapinatore, poi identificato in Norbert Feher alias Igor Vaclavic, a fissare un compenso per aiutare le ricerche, sin qui senza esito, da parte dei Carabinieri.
Dopo un primo annuncio dell' idea e alcuni approfondimenti legali, è l' avvocato Giorgio Bacchelli, che rappresenta la vedova, Maria Sirica, il padre della vittima, Franco, e il comitato degli amici, a diffondere notizie sul bando per il killer.
LE CAMPAGNE IN CUI SI NASCONDE IGOR VACLAVIC
La forma è quella della «promessa al pubblico» «così come prevista dall' articolo 1989 del codice civile», e scadrà tra tre mesi, il 22 ottobre 2017. A meno che «le forze dell' ordine o altri» non rintraccino prima il ricercato. Il pagamento del compenso, fondi raccolti dal comitato, «verrà fatto ad avvenuto ed effettivo ritrovamento» del latitante «assicurato alla giustizia», spiega sempre Bacchelli. Metà dell' importo andrà, invece, a chi darà informazioni sul cadavere di Feher. Tutte le segnalazioni dovranno essere indirizzate al presidente del comitato, Augusto Morena.
LE CAMPAGNE IN CUI SI NASCONDE IGOR VACLAVIC
L' iniziativa, per il legale semplicemente «un ausilio alle indagini di Polizia già da tempo attivate e tuttora in corso» segue le contestazioni riservate dagli amici del barista al ministro dell' Interno Minniti, anche con uno striscione esposto fuori dal bar. E si inserisce in un clima di rabbia da parte dei familiari delle vittime di Feher. Sempre i parenti di Fabbri stanno valutando un' iniziativa volta a chiedere i danni allo Stato per il fatto che l' indagato, espulso dal territorio nazionale nel 2015, dopo una condanna per rapine, era ancora in Italia, libero di uccidere.
I figli di Valerio Verri, la guardia ecologica volontaria uccisa l' 8 aprile a Portomaggiore (Ferrara) hanno fatto un esposto alla Procura chiedendo di individuare eventuali responsabilità di chi consentì che il padre potesse essere di pattuglia insieme all' agente provinciale Marco Ravaglia, rimasto gravemente ferito, in una zona poi interdetta.
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