Luciano Capone per “il Foglio”
L’interrogatorio a Brescia di Paolo Storari chiarisce alcuni elementi della posizione del pm milanese ma lascia aperti altri interrogativi. La tesi di Storari è che le dichiarazioni di Amara sull’esistenza della presunta “loggia Ungheria” in cui sarebbero coinvolti importanti magistrati andavano accertate attraverso un’indagine, sia che fossero vere sia che fossero calunniose.
PIERCAMILLO DAVIGO E SEBASTIANO ARDITA
Ma l’inerzia del procuratore Francesco Greco lo ha spinto a chiedere consiglio a un membro del Csm come Piercamillo Davigo che gli “ha detto che si sarebbe assunto la responsabilità di questo fatto”, dice il suo avvocato.
Ci sarebbe, in sostanza, la buona fede di Storari nella consegna di atti coperti da segreto a una persona, come Davigo, che si riteneva autorizzata a riceverli. In realtà non è chiaro se Davigo fosse davvero titolato e se quindi questa ricostruzione scagioni Storari (questo lo appureranno i magistrati di Brescia), ma il pm milanese fa capire che lui non c’entra nulla con la successiva diffusione dei verbali urbi et orbi.
Ciò che non torna è un riferimento, fatto sia da Storari sia da Davigo, agli atti definiti non come verbali bensì come “atti di supporto alla memoria”. Non essendo verbali ufficiali, con timbro e firma, non ci sarebbe rivelazione del segreto.
nino di matteo a piazzapulita attacca davigo
Se questo fosse il ragionamento sarebbe tanto cavilloso quanto ridicolo. In primo luogo perché lo stesso Davigo ha dichiarato di aver ricevuto tali atti in quanto “non si può opporre il segreto al Csm” e di averli trattati informalmente proprio per tutelarne la segretezza. In secondo luogo perché se passasse questo concetto non esisterebbe più il segreto d’ufficio: chiunque potrebbe copiare il contenuto di un atto secretato su un foglio word e divulgarlo o mandarlo ai giornali.
PAOLO STORARI CON IL SUO AVVOCATO
L’altro elemento che non torna è il ruolo di Davigo. Ha indotto Storari, indagato per rivelazione di segreto, a consegnarli proprio quegli atti. Ha parlato del contenuto di quei verbali a destra e a manca, in danno del consigliere del Csm Sebastiano Ardita. Ha rivelato il contenuto dei verbali, in particolare ciò che riguarda Ardita, al senatore Nicola Morra.
Infine, la sua segretaria è indagata per l’invio dei verbali ai giornali. Per molto meno i magistrati Luca Palamara e Riccardo Fuzio sono imputati per un presunto “dossieraggio” ai danni di Pignatone.
Com’è possibile che Davigo non sia indagato? Un’ipotesi è che i colleghi lo stiano trattando con i guanti bianchi, senza spiegarsi quale ruolo attribuirgli in questa vicenda. L’altra è che stiano cercando di fregarlo, perché quando Davigo viene ascoltato in qualità di testimone non può essere reticente né mentire. In ogni caso, viste le personalità coinvolte, sarà difficile insabbiare o non andare a fondo di questa vicenda e pertanto l’iscrizione di Davigo nel registro degli indagati sarebbe un atto a garanzia del suo diritto alla difesa.
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