PERICOLO PUBBLICO - IL KILLER (INVOLONTARIO) DI FERMO RESTA IN CARCERE PERCHE’ “E’ ALTAMENTE PROBABILE CHE, SE MESSO IN LIBERTÀ, GLI SI RIPRESENTERÀ L’OCCASIONE DI MOLESTARE E O AGGREDIRE ALTRI EXTRACOMUNITARI GIACCHÉ SONO PRESENTI IN NUMERO CONSIDEREVOLE NELLA PROVINCIA DI FERMO” -

Amedeo Mancini resta in carcere: il fermo non è stato convalidato ma il Gip ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare. Per il giudice esiste l’aggravante razziale e non può essere invocata la legittima difesa…

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amedeo mancini amedeo mancini

Giuliano Foschini per “la Repubblica

 

È «pericoloso, violento, aggressivo». Potrebbe rifarlo, «anche perché centinaia sono i migranti presenti a Fermo». Per questo Amedeo Mancini, l’uomo arrestato per l’omicidio di Emmanuele Chidi Nnamdi, deve restare in carcere. Lo ha deciso il giudice Marcello Caporale che, non confermando il fermo (perché manca, a suo parere, il pericolo di fuga) ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare.

 

La decisione si basa sulla ricostruzione dei testimoni oculari («la moglie di Emmanuel e l’amico di Mancini non sono attendibili perché coinvolti nell’episodio», scrive) che offrono «punti fermi». Ricostruzione che conferma completamente il lavoro della procura guidata da Domenico Seccia.

 

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«Tutto — scrive il giudice — è cominciato a causa degli appellativi ingiuriosi, palesemente carichi di odio razziale, proferiti da Mancini nei confronti della vittima e della moglie». «Secondo Chinery — scrive ancora il gip — Mancini l’avrebbe chiamata “africans scimmia”, secondo l’amico di Mancini invece gli avrebbe detto “andate via scimmie” mentre l’indagato ha riconosciuto di essersi rivolto a loro con la frase “che cazzo fate, negro di merda” e forse con la parola scimmia».

 

L’insulto insomma c’è stato. «Poco dopo — si legge ancora — tra i due coniugi e l’indiziato sorgeva una lite nel corso del quale a un certo punto Emmanuel afferrava un segnale stradale con il quale colpiva (forse lanciandoglielo contro) Mancini, facendolo rovinare a terra, dove veniva colpito anche dalla donna».

 

I due poi si allontanavano «ma l’indagato — si legge ancora — rialzatosi andava loro dietro e i due uomini riprendevano a colpirsi, mentre l’amico di Mancini cercava invano di dividerli. Finché quest’ultimo sferrava un violento pugno al viso di Emmanuel che stramazzava al suolo all’indietro».

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Una delle testimoni ha raccontato di aver sentito dirgli una frase del tipo «come lo so pijato bene, lo so allungato» mentre un’altra di avergli visto «mimare durante il primo scontro con Emmanuel a mo’ di sberleffo la mossa della scimmia o dell’orango tango».

 

Tutti elementi che fanno essere il gip sicuro di due cose: «Esiste l’aggravante razziale» e si tratta di un «omicidio preterintenzionale ». «Non può essere invocata — scrive — la legittima difesa: difatti l’indiziato ha inferto il pugno letale dopo essersi avvicinato nuovamente, giacché il primo scontro era cessato e i due stavano tra di loro distanti».

 

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Secondo il giudice, Mancini deve restare in carcere: «È un soggetto pericoloso: è altamente probabile che, se messo in libertà, gli si ripresenterà l’occasione di molestare e o aggredire altri soggetti extracomunitari giacché gli stessi sono presenti in numero considerevole nella provincia di Fermo (…) Ci troviamo di fronte a un soggetto che non ha i necessari freni inibitori per evitare, seppur provocato, un gravissimo delitto contro la persona».

 

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Mancini, difeso dall’avvocato Francesco de Minicis, nell’interrogatorio di ieri si è detto pronto a dare i suoi beni alla moglie di Emmanuel. «Sono addolorato: io non so né di destra né di sinistra» ha messo a verbale, anche se al momento dell’aggressione portava una maglietta legata a Casa Pound e aveva partecipato a cortei del gruppo fascista.

 

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