VIDEO “RISSA AL MCDONALD’S”
Un video ripreso al cellulare mostra il brutale attacco a una quindicenne, avvenuto lunedì al “McDonald’s” di Brooklyn, dopo la scuola. La lotta impari inizia con una gang di almeno quattro ragazze che si scaglia contro la giovane con la maglia blu, le strappano le “extension”, le danno furiosi calci e pugni, mentre i presenti si godono l’insensata violenza, senza intervenire.
tutte contro una la vittima collassa sulla panchina
Il video è stato postato su “Facebook” e verso la fine mostra la vittima a terra, sotto al tavolo. Una delle sue rivali le dà calci in testa mentre lei è inerme. A quel punto si intravede un adulto, che cerca di mettere pace. La più rissosa è una diciassettenne, se ne va dando della “puttana” alla giovane rimasta a terra, i presenti dicono: «E’ morta. L’avete uccisa». Alcuni studenti intervengono e la alzano da terra, la mettono sulla panchina, ma lei sviene. La polizia ha visto il video ma non è stata fatta alcuna denuncia, i testimoni non vogliono parlare, quindi non si può procedere.
la ragazzina aggredita a terra al mcdonalds
Lunedì la ragazzina aggredita dalla gang al “McDonald’s” è stata portata in ospedale, e poi dimessa, ma mercoledì, a casa, si è di nuovo sentita male ed è stata riportata al Pronto Soccorso. Ha due occhi neri ed ematomi su tutto il corpo. Nonostante questo, si rifiuta di sporgere denuncia per paura di ritorsioni. Anche sua madre non intende collaborare. Pare che le ragazze che l’hanno aggredita appartengano alla “Young Savages”, la violenta gang che opera a Crown Heights.
gang prende a botte una ragazzina
Tony Herbert, attivista della comunità, invita i testimoni a parlare: «Abbiamo i nomi, abbiamo le foto e il video. Fatevi avanti a denunciare». I lavoratori del “McDonald’s” non sono intervenuti nella rissa, si sono limitati a chiamare il 911. Dice il manager del fast food: «La mia priorità è la sicurezza dei miei impiegati e dei miei clienti».
2. VIDEO - LA BULLA DI SESTRI PONENTE PICCHIA LA DODICENNE
3. VIDEO - https://www.youtube.com/watch?v=ey6sStgW1UI
4. MIGLIAIA DI ADULTI MINACCIANO IN RETE LA BULLA DI GENOVA
Erika Dellacasa per il "Corriere della Sera"
Gli ultimi ad arrivare sono stati dei post dall’estero. La pagina aperta su Facebook con il video della sedicenne che picchia violentemente una dodicenne colpendola con pugni, calci e morsi, trascinandola per i capelli, ha innescato un processo a valanga, un linciaggio mediatico della picchiatrice che dalla Liguria si è esteso alla Sicilia e alla Campania e ha varcato i confini nazionali. Una valanga, dice l’avvocato difensore della sedicenne, Andrea Martini, «che va fermata: è stato passato ogni limite».
Irripetibili i commenti di chi spiega «cosa farebbe» alla ragazza più grande che ha aggredito la più giovane o i messaggi con insulti e minacce indirizzati a lei e alla sua famiglia. Il legale si è rivolto alla polizia postale affinché intervenisse: «Sono stati gentili e efficienti - spiega - mi hanno detto di aver inoltrato una segnalazione a Facebook, ma la pagina non è stata cancellata perché il social network ha evidentemente ritenuto che il contenuto non è in contrasto con la politica aziendale».
L’amministratore della pagina - colui (o coloro) che l’ha creata - l’ha «congelata» per tre giorni in seguito alle polemiche suscitate e forse anche all’interessamento della polizia postale, poi l’ha riaperta come se nulla fosse. La pagina si è sdoppiata, complessivamente sono quasi ventimila i «mi piace» e quasi sessantamila i post. Una macchina infernale.
La famiglia della sedicenne, gli zii con i quali vive fin da bambina (la famiglia d’origine è problematica), è molto preoccupata: «Hanno cercato di costruire una barriera protettiva nei suoi confronti - spiega l’avvocato - tenendola lontana dal computer, impedendole l’uso del cellulare e i messaggi di ogni tipo, ma la situazione sta diventando impossibile».
La ragazza non va più a scuola, un istituto professionale, dove un gruppo di genitori, dopo l’uscita del video del pestaggio, aveva posto un aut-aut: a scuola ci va lei o i nostri figli. Ma l’Istituto non ha dovuto affrontare la delicata questione perché la ragazza non si è più presentata.
Dopo i primi giorni di strafottenza, quando la picchiatrice reclamava la restituzione del cellulare sequestrato dalla polizia quasi vantandosi dell’impresa compiuta, le cose sono molto cambiate. «Ha preso coscienza di quello che ha fatto - assicura l’avvocato - e lo ha dimostrato davanti al giudice dei minori che lunedì scorso l’ha interrogata per quasi tre ore. Ha dimostrato di aver iniziato a capire la portata del suo errore. E contro di lei non ci sono misure restrittive».
La ragazza è indagata per lesioni con l’aggravante della premeditazione e dei futili motivi. Il pestaggio non nasceva da una lite, ma era stato programmato, anzi commissionato da una terza minorenne, ora indagata, che ha «ingaggiato» la picchiatrice.
Gli amministratori della pagina Facebook, dopo che qualcuno ha cominciato a sollevare delle critiche sulla pubblica gogna (il video del pestaggio è stato postato in chiaro e sono visibili i volti delle due ragazze) e sull’ondata di violenza verbale, hanno accennato una spiegazione.
«La pagina - scrivono - è stata aperta solamente per far vedere chi è la bulletta in modo che si sappia, dato che lei stessa si è cancellata da Facebook... Se dà tanto fastidio il video sarà rimosso, però ci sembra giusto che si sappia chi c... è ‘sta qui perché domani potrebbe esserci vostra sorella a prendere calci in faccia». Ma il video non è stato rimosso e gli insulti sono continuati (firmati in massima parte da adulti). Un contrappasso via web.
«Ci rimane una strada obbligata - dice il legale -: presentare una querela per minacce e istigazione alla violenza, solo così la polizia postale potrà chiedere al pubblico ministero l’identificazione dell’amministratore della pagina e il suo sequestro. La famiglia non vorrebbe arrivare a questo, non vorrebbe aprire un altro fronte penale, ma se continua così non c’è scelta».
Se Facebook non ritiene di rimuovere la pagina perché non contrasta con le sue regole interne tuttavia si dovrebbe ricordare che per la legge americana i minori di tredici anni non possono essere «caricati» in video e la vittima del pestaggio è dodicenne.