Alain Elkann per “la Stampa”
Suzy Menkes è il decano delle giornaliste inglesi di moda. Già fashion editor per l'International Herald Tribune oggi è International Fashion Editor per Vogue online.
Suzy Menkes Tim Blanks foto vogue
La moda è la passione della sua vita?
«Me ne sono sempre interessata, già a sei anni disegnavo modellini. E mi piaceva anche scrivere. Mentre studiavo a Cambridge ho iniziato a collaborare a Varsity, il giornale del'università e ne sono diventata direttore. Dopo la laurea venni presa al Times».
Lei ha anche sposato un giornalista?
«Mio marito David era corrispondente estero del Times . È andato tutto bene, chi si somiglia si piglia. È meglio trovare qualcuno che ti capisca».
L'ebraismo è diventato importante nella sua vita dopo il matrimonio?
Hilary Alexander, Anna Wintour and Suzy Menkes.jpg
«Sono sempre stata ebrea ma, come diceva la mia nonna belga, "La religione è una cosa terribile, porta alle guerre, nella nostra famiglia non usa". Non sono molto religiosa, ma trovo irrispettoso fare una sfilata a Yom Kippur, soprattutto fingendo di non saperlo. Nessuno programma una sfilata a Natale».
Lei ha scritto di moda per l'International Herald Tribune per ben 25 anni. Come mai è andata a lavorare per Vogue?
«Ho cambiato lavoro prima che mi buttassero fuori, quando l'Herald Tribune è diventato il New York Times. Io ho amato da subito l'Herald perché mi pareva avesse una visione paneuropea del mondo. Il New York Times è un giornale forte, magnifico e ha ottime storie ma è incentrato sull'America. Non ha una prospettiva internazionale».
L'imparzialità è la sua forza?
«Cerco di esserlo e di spiegare ai miei collaboratori che una cosa non è necessariamente buona perché a loro piace. Non ho mai indossato un capo di Coco Chanel ma non per questo non so valutare le sue creazioni e come Karl Lagerfeld ha proseguito il suo lavoro».
Ha conosciuto Coco Chanel?
«Ho un aneddoto di cui mi vergogno. Ero davvero agli inizi quando vidi una delle sue collezioni, in Rue Cambon. Lei era in cima a una scalinata ed era una vecchia signora rugosa e io pensai che i suoi abiti erano incredibilmente noiosi, roba da nonne. Non fummo mai presentate, ero troppo in basso per lei. Ha fatto cose straordinarie, ha saputo capire le donne e che volevano sentirsi e vestirsi un po' come gli uomini».
Che accade oggi nel mondo della moda?
«Non lo so. Lo sapessi non sarei una giornalista, farei fortuna creando la nuova moda. I grandi gruppi come Kering hanno deciso che ci dev'essere un sistema moda e una rotazione di stilisti: Dior sta diventando noioso, prendiamo John Galliano - Galliano non va più, prendiamo Raf Simons - anche lui non va più e allora ecco Maria Grazia Chiuri. Non voglio sembrare sprezzante, sono tutti ottimi, ma si perde l'idea di continuità di Chanel, che contava solo su Karl Lagerfeld».
Lei cosa si aspetta dagli stilisti?
michele morselli giorgio armani
«Immagino che debbano creare abiti. E' interessante quello che ha fatto Chiuri per Dior, ha preso il messaggio "tutte dovremmo essere femministe" e l' ha messo su una maglietta in vendita a 500 euro. Io l'ammiro, è una donna energica, ma nessuno mi vedrà mai con una sua maglietta».
Come mai Gucci improvvisamente ha avuto tanto successo?
«E' stato Tom Ford a trasformare Gucci in una sorta di anti-Armani, dandogli quello straordinario tocco sexy».
E Prada?
«Miuccia Prada è una persona fuori dal comune. La Fondazione Prada è la prova di come lei e il marito abbiano davvero valorizzato le persone in termini artistici. Chi lavora con lei non se n' è mai andato o messo in proprio. Ha una visione e sa quello che fa».
Jean Paul Gaultier si e? presentato sul palco dei Ce?sar, gli Oscar francesi, in mutande
C' è ancora spazio per eccentrici artigiani della moda come Gaultier o Lacroix o Alaia o Westwood?
«Spero che ci sarà sempre posto per i poeti e gli artisti della moda. Che Dio ci aiuti se non sarà così, perché resterà solo H&M a produrre moda. E' facile criticare chi produce vestiti a basso costo ma Uniqlo ad esempio fa cose molto ben pensate, un abbigliamento basico ma con stile. E sono un' ammiratrice di Alber Elbaz, che ha disegnato una collezione per H&M. Si fa presto a dire che le cose a poco prezzo non valgono nulla ed è bello solo ciò che è caro, ma c' è un sacco di gente che si veste in modo intelligente mescolando capi costosi ad altri a buon mercato».
Cos' è chic oggi?
«Esiste ancora questa parola? Bisognerebbe andare in giro per Londra e scoprire se qualcuno sotto i 24 anni ne conosce il significato. La moda è molto fluida oggi, è davvero questione di scelta. Ci sono persone eleganti anche senza gli ovvi simboli di vent' anni fa. In jeans o in abbigliamento sportivo».
Lei come si veste?
«Amo molto Issey Miyake perché non richiede troppa cura e non si stazzona mai. Lavoro molto e non posso permettermi nulla di complicato. Il mondo va di fretta oggi».
Chi l' ha emozionata?
«Giorgio Armani con i suoi completi sartoriali, così maschili da farli sembrare quasi femminili. Tom Ford per Gucci, con quelle cose super-sexy. Christian Lacroix quando creò quegli abiti così fantasiosi e frivoli».
Si emoziona ancora?
«Sempre. Si guarda al talento ma in realtà è l' emozione che conta, la sensazione di vedere qualcosa di eccezionale, raro, straordinario, che può commuovere fino alle lacrime».