1 - MORTE DEL NOTO EMATOLOGO LO COCO, SI INDAGA PER ISTIGAZIONE AL SUICIDIO
Edoardo Izzo per www.lastampa.it
Istigazione al suicidio. Questo il reato per cui indagano i pm di Roma in relazione alla morte del noto ematologo, Francesco Lo Coco, 63 anni, che domenica si è tolto la vita lanciandosi dal ponte della Musica. Un suicidio strano, anche perché l’uomo aveva un’agenda fitta di impegni fino al 2020. Il fascicolo – spiega chi indaga – è stato aperto come «atto dovuto» e l’obbiettivo è quello di effettuare una serie di accertamenti.
«Al momento non sono emersi però elementi sospetti dietro la decisione dell’uomo di togliersi la vita», hanno spiegato gli investigatori, coordinati dalla procura della Capitale. Nelle scorse ore il pm Margherita Pinto ha disposto un esame esterno della salma che ha confermato l’ipotesi del suicidio. Il docente di ematologia all’università di Tor Vergata domenica era a pranzo con alcune persone in un ristorante al Foro Italico nella zona nord di Roma. Ad un tratto, secondo i racconti dei familiari, si è alzato da tavola e si è diretto verso il ponte della Musica da dove, intorno alle 14 e 30, si è lanciato morendo poi sul colpo.
Lo Coco era un ricercatore con capacità scientifiche e organizzative uniche, coordinava l’attività di un laboratorio nell’ateneo Tor Vergata e di un altro nella fondazione Santa Lucia. Insieme ai suoi colleghi, Lo Coco, ha studiato a fondo la possibilità di prevedere le recidive delle leucemie per prevenirle e stabilire, in base alle caratteristiche molecolari delle cellule tumorali, la terapia di contrasto più efficace. Lo Coco ha scritto 234 articoli scientifici e il numero delle loro citazioni sfiora quota 40 mila.
2 - «ERAVAMO AL RISTORANTE, SI È ALZATO E POI SI È UCCISO» IL GIALLO DEL LUMINARE
Fabrizio Caccia per il “Corriere della Sera”
«Ha lasciato la giacca sulla sedia e nella giacca il telefonino. Dopo aver mangiato il primo e mentre aspettavamo l' arrivo dei secondi, si è alzato col suo golfino celeste e si è allontanato. Non ha detto nulla, non ci ha detto che doveva andare in bagno. Non ha detto neppure che sarebbe andato a fumare...». Luigi Miracco, 31 anni, campione italiano di sciabola, si sfoga così con un amico. Il ragazzo non dorme da tre notti, sconvolto com' è da una morte che è un rompicapo: il suicidio di Francesco Lo Coco, 64 anni, luminare dell' ematologia italiana, allievo di Franco Mandelli.
Domenica scorsa, Miracco era a pranzo con il professore al ristorante sul Tevere «Cuccurucù». Un posto di Roma Nord ben frequentato, vicino al Foro Italico e con il Ponte della Musica a due passi. È proprio sul ponte che Lo Coco intorno alle 14.20 è salito da solo e si è buttato giù, schiantandosi sulla pista che costeggia il fiume. Con Luigi e il professore, a tavola, c' erano la compagna da 15 anni del medico, Carolina (ex moglie di Lionello Manfredonia, già calciatore di Lazio, Roma e Juve) e i figli di lei, Greta e Ludovico. Greta, psicologa dell' infanzia, è la fidanzata di Luigi.
Il giorno prima era stato il compleanno di Ludovico e lo stavano festeggiando tutti insieme: «Scherzavamo, ci siamo anche scattati delle foto, il professore parlava di una casa da vendere - continua il racconto di Luigi -. Sembrava sereno. Quando poi abbiamo sbloccato il suo telefonino, abbiamo trovato solo appuntamenti con pazienti e date di convegni. Non era malato, non beveva, non aveva problemi economici...».
«Questa è la cronaca di una morte non annunciata», sospira Paolo Graldi, già inviato di questo giornale, ex direttore del Mattino e del Messaggero , che domenica stava pranzando anche lui al «Cuccurucù». Dopo, sul lungotevere, Carolina Manfredonia piangeva disperata: «Ma perché? Perché? Ci siamo svegliati come ogni mattina, abbiamo parlato del più e del meno, sembrava tutto normale...». La donna è incredula, così ha chiesto di svolgere un' autopsia approfondita sul corpo dell' uomo che amava.
Ma il mistero rimane.
«Io l' ho incontrato poche settimane fa, abbiamo parlato di noi, dell' università, della ricerca», racconta l' amico senatore M5S Pierpaolo Sileri. La polizia ha già sentito due testimoni, mentre continuano le ricerche sulla riva del lungotevere Cadorna nell' eventualità che il professore avesse una lettera con sé o un altro telefonino. Di certo, lo scienziato che ha reso guaribile senza chemio la leucemia fulminante e che per questo nel 2018 era stato insignito del «Josè Carreras Award» se n' è andato senza spiegare.
Ieri si sono celebrati i funerali nella chiesa di San Roberto Bellarmino ai Parioli e ascoltando le voci sul sagrato sembra che negli ultimi tempi avesse ricevuto almeno due dolori: alla fine di ottobre, in corsa per una cattedra presso il Dipartimento di Biotecnologie cellulari ed Ematologia dell' università La Sapienza, nonostante il suo curriculum stellare si era visto preferire un collega. Ma la mazzata finale è stata la morte del suo amico Fernando Aiuti, l' immunologo caduto il 9 gennaio nella tromba delle scale dell' ospedale Gemelli. Una morte che aveva provocato in lui «impressione» e «sgomento». Una morte che oggi somiglia così tanto alla sua.