Paolo Foschi per il “Corriere della Sera”
Gli over 80 non vaccinati corrono un rischio di morire per il Covid superiore di ben 56 volte rispetto a chi ha ricevuto la terza dose e di 9 volte più alto rispetto a chi è stato immunizzato con due dosi entro 150 giorni.
Nella stessa fascia di età, il tasso di ricoveri in terapia intensiva dei non vaccinati è circa dieci volte più alto rispetto a chi si è protetto con la doppia dose e di 85 volte più alto rispetto a chi ha ricevuto la terza somministrazione. Sono questi alcuni dei dati più significativi contenuti nell'ultimo report dell'Istituto superiore di sanità, diffuso ieri, che mette a confronto i numeri della pandemia degli ultimi due mesi.
Lo studio, chiuso il 21 dicembre, evidenzia attraverso diverse tabelle come i vaccini in tutte le fasce di età garantiscono una importante protezione dal contagio che decresce con il tempo, ma che risale con la somministrazione della dose booster. Il ciclo vaccinale completo si conferma efficace in tutte le fasce di età nella prevenzione dell'ospedalizzazione, dei ricoveri in terapia intensiva e dei casi letali di infezione.
I dati non conteggiano comunque l'impennata dei contagi degli ultimi giorni e si riferiscono perlopiù a infezioni determinate dalla variante Delta del virus, ma - come osservano fonti dallo stesso Iss - «tutto lascia presagire che i valori dell'efficacia dei vaccini nei confronti della Omicron siano ancora più incoraggianti». Secondo il report è «in forte aumento l'incidenza settimanale a livello nazionale: 266 casi per 100.000 abitanti rispetto a 195 casi per 100.000 abitanti della settimana precedente.
Stabile rispetto alla settimana precedente l'Rt medio calcolato sui casi sintomatici pari a 1,13 (range: 1,11-1,15) e sopra la soglia epidemica. È stabile, ma ancora sopra la soglia epidemica, l'indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero, Rt=1,11».
L'incidenza a 14 giorni è in aumento in 18 Regioni su 21, in particolare nel nord del Paese e riguarda tutte le fasce di età, ma soprattutto gli under 50, con la mediana dei soggetti che hanno contratto l'infezione scesa a 39 anni. Inoltre, «nella popolazione in età scolare l'incidenza si mantiene elevata, specialmente nella fascia di età 6-11, dove si osserva all'incirca il 50% dei casi diagnosticati nella fascia 0-19».
Nel totale dei contagi fra gli under 20, il 10% riguarda i bambini fra i 3 e i 5 anni e il 5% per cento quelli sotto i 3 anni. L'Iss - come già emerso nei report precedenti - ha registrato anche nell'ultima settimana «una maggiore incidenza di casi nella popolazione non vaccinata» anche se «dopo 150 giorni dal completamento del ciclo vaccinale, l'efficacia nel prevenire la malattia, sia nella forma sintomatica che asintomatica, scende dal 71,5% a 30,1%». In termini assoluti il numero dei contagi è maggiore fra i vaccinati, ma questo è l'ormai noto effetto-paradosso, dovuto al fatto che la stragrande maggioranza della popolazione è ormai vaccinata.
La mortalità cresce con l'aumentare dell'età ed è più elevata in soggetti di sesso maschile a partire dalla fascia di età 30-39 anni. Rimane comunque elevata la protezione dei vaccini nei confronti delle forme gravi di infezione: nei vaccinati con ciclo completo da meno di 90 giorni e tra i 91 e 120 giorni è pari rispettivamente al 95,7% e 92,6%, mentre cala all'88% nelle persone che hanno completato il ciclo vaccinale da oltre 120 giorni.
L'efficacia del vaccino (riduzione del rischio) nel prevenire la malattia è pari a 82,7% entro i 90 giorni dal completamento del ciclo vaccinale e scende da 71,7% - tra i 91 e 120 giorni - a 57,5% oltre i 120 giorni dal completamento del ciclo vaccinale. L'efficacia nel prevenire il contagio e i casi di malattia severa sale rispettivamente al 86,6% e al 97,0% nei soggetti vaccinati con la dose booster.