I PRIMI BIMBI ITALIANI CON DUE PAPÀ -LA STORICA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO DI TRENTO RICONOSCE PER UNA COPPIA DI GEMELLI NATI IN CANADA CON LA MATERNITA’ SURROGATA, L’ESISTENZA DI DUE PADRI: SONO ENTRAMBI GENITORI - "IL LEGAME BIOLOGICO CON I FIGLI NON È TUTTO"

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Paolo Colonnello per “la Stampa”

 

«La incontroversa insussistenza di legame genetico fra i due minori» e il padre non biologico «non rappresenta un ostacolo al riconoscimento del rapporto di filiazione accertato dal giudice, dovendosi escludere che nel nostro ordinamento vi sia un modello di genitorialità esclusivamente fondato sul legame biologico fra il genitore e il nato».

 

E' il punto centrale della sentenza della Corte d' Appello di Trento che, con una decisione storica, recependo un analogo provvedimento emesso dalla Superior Court of Justice di Ottawa, ha riconosciuto per una coppia di gemelli, nati in Canada con la maternità surrogata, l' esistenza di ben due papà, omosessuali e regolarmente sposati oltreoceano 8 anni fa.

 

In altre parole: non esiste in Italia una legge che definisca il rapporto tra genitori e figli basato esclusivamente sul legame biologico. Dunque, la genitorialità si esprime anche attraverso altri canali, rivoli di un' affettività dirompente che - per garantire i minori, prima ancora che i genitori - deve essere riconosciuta anche dal nostro ordinamento, sebbene non esistano leggi in proposito.

 

E' questo che scrivono i giudici di Trento in 20 pagine che non hanno precedenti e che spostano ancora più in là l' asticella alzata con la legge 76/2016 sulle unioni civili (meglio conosciuta come legge Cirinnà) che prevede la possibilità per una coppia omosessuale di un' adozione «in casi particolari», definita in sentenza la «soluzione di equilibrio più avanzato nell' attuale momento storico raggiunto dall' ordinamento tra i vari orientamenti sociali e culturali».

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I giudici di Trento in realtà vanno verso il semplice diritto di due minori a vedersi riconosciuti come figli legittimi di due genitori omosessuali, entrambi "papà", per il mantenimento dello "status filiationis" conseguito legittimamente in Canada, dove invece la legislazione prevede esplicitamente coppie di questo genere. Scrivono i giudici: «Non può non considerarsi che "le conseguenze della violazione delle prescrizioni dei divieti imposti dalla legge n.40 del 2014 (che vieta la fecondazione surrogata, ndr) imputabili agli adulti che hanno fatto ricorso a una pratica fecondativa illegale in Italia - non possono ricadere su chi è nato, il quale ha il diritto fondamentale, che deve essere tutelato, alla conservazione dello status filiationis legittimamente acquisito all' estero».

 

Ed è l' altra faccia della medaglia della sentenza che, come qualcuno potrebbe obiettare, non scardina affatto l' ordinamentale vigente visto che riconosce esplicitamente la disciplina sulla procreazione assistita come «il punto di equilibrio attualmente raggiunto a livello legislativo a tutela di interessi fondamentali». Ciò nonostante: «L' importanza assunta a livello normativo del concetto di responsabilità genitoriale - scrivono- si manifesta nella consapevole decisione di allevare e accudire il nato». Il che vale per genitori, biologici, adottivi, surrogati.

 

Ciò che conta, insomma, è l' amore per il figlio che è, riconosce la sentenza, il bene primario da tutelare. E se l' amore vince su tutto, vince quindi anche sulle pretese del ministero degli Interni che si era costituito in giudizio sostenendo che il riconoscimento all' anagrafe della doppia paternità avrebbe creato "problemi di ordine pubblico". Inoltre, notano i giudici, a favore dei due papà gioca anche «la favorevole considerazione da parte dell' ordinamento giuridico al progetto di formazione di una famiglia caratterizzata dalla presenza dei figli, anche indipendentemente dal dato genetico».

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Del resto, stabilisce una sentenza del 24 gennaio scorso della Corte dei diritti dell' Uomo «la vita familiare costituisce una questione di fatto che dipende da stretti legami personali...o quando altri fattori dimostrino che una relazione è sufficientemente costante»

 

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