Lodovico Poletto per ''La Stampa''
«Io non vorrei che dietro tutta questa storia ci fosse dell'altro». Che cosa intende dire signora Sonia? «Gerardo, mio marito, era stato minacciato. Sa, aveva avuto una vita complicata. Ci ha detto che volevano fargliela pagare, che in giro c'era gente che gli voleva male . Ecco, per il momento questo è soltanto un sospetto, niente di più. Ma la storia non è andata così come l'hanno raccontata». Alle 11 del mattino Sonia Bottazzi, la mamma di Samuele Ventrella, il ragazzo di 25 anni, morto tra sabato e domenica al Lido di Camaiore per una sospetta overdose di hashish e cocaina, sta per entrare all'obitorio.
«Sono qui per vedere un'altra volta il mio Samuele» ripete. «Di lui hanno detto delle cose terribili, ma io so che non è così». Lo dice attingendo le parole più dalla ragione che dal cuore. «Mio figlio lavorava in fabbrica, a dei macchinari pesanti che richiedono professionalità e attenzione. Aveva fatto tutte le analisi possibili e immaginabili per dimostrare di essere adatto a quel tipo di lavoro. Ed è sempre risultato negativo a tutto, ai cannabinoidi e a tutto il resto. E questo dimostra che non era un tossicodipendente. Che quella roba lui non la usava. Ed è questo che mi insospettisce: perché, allora, lo hanno trovato con quella porcheria in corpo? Che cosa è accaduto quella sera? Per ora non ho risposte».
E racconta di un pusher fermato l'altro giorno dalle forze dell'ordine del Lido. E di altri che sarebbero ancora ricercati che, in qualche modo, avrebbe avuto a che fare con Gerardo. «Lui se n'era venuto via da Barbania, nel torinese, proprio per evitare di mettere nei guai Samuele. Non voleva rovinargli la vita». E mentre parla racconta delle decine di messaggi ricevuti in queste ore. Della festa di compleanno di Samuele, pochi giorni prima della tragedia. Dei progetti di suo figlio e di quanto fosse amato da tutti.
«Era un ragazzo come lo siamo stati tutti» scrive Alex. Spiega: «Suo padre lo cercava soltanto per avere dei soldi. Mi rendo conto di quanto sia difficile rinnegare un genitore, ma Samuele avrebbe dovuto farlo. Lui era diverso. Si può sbagliare, certo, ma lui era un ragazzo forte e buono. Per me era molto di più che un fratello». E mentre mamma Sonia organizza il rientro della salma di Samuele a casa, all'ospedale Cisanello di Pisa, Gerardo Ventrella è ancora sospeso tra la vita e la morte. I medici non si sbilanciano: tutto dipende da come reagirà il cuore nelle prossime ore.
Ciò che appare già certo, però, è che soltanto Gerardo potrà spiegare agli investigatori della Versilia che cosa è accaduto quella notte a due passi dal mare. Il libro che narrava il suo viaggio nell'abisso della droga è un mondo lontano. «Era diventato un uomo diverso rispetto al periodo in cui lo aveva scritto» dicono. Diverso e forse rientrato in quel mondo, da cui aveva tentato di scappare.
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