Fulvia Caprara per ''La Stampa''
Scene da un matrimonio americano, raccontate dal regista Noah Baumbach con una cura dei particolari che sa di vita vissuta, come se, correndo il rischio di inciampare in lungaggini e ripetizioni, l' autore volesse rendere tutta la malinconia della fine di un amore.
La vera novità di Marriage Story, il primo dei film Netflix in gara ieri alla Mostra, è nel modo con cui la diva Scarlett Johansson, protagonista del film nei panni dell' attrice Nicole, moglie di Charlie (Adam Driver) e madre di un bambino di 8 anni, rinuncia al suo glamour super-sexy per calarsi nei panni di una moglie delusa e frustrata.
Niente succede a caso, tantomeno nel mondo del cinema, e infatti Marriage Story coincide con due vere separazioni, avvenute fuori dallo schermo, quella del regista dall' attrice Jennifer Jason Leigh, e quella di Johansson dal secondo marito Romaine Dauriac: «A volte i film sono come un segno del destino, arrivano al momento giusto - spiega la star -. Da tempo volevo lavorare con Baumbach, lui mi ha proposto questo film, e io, proprio in quel periodo, stavo affrontando il mio divorzio».
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Da quel momento costruire il personaggio ha coinciso con un cammino di autoanalisi personale: «Non ho reso pubblico il mio privato - aggiunge l' attrice -, ma ho capito le dinamiche che portano Nicole alla separazione, il suo bisogno di essere riconosciuta come persona, oltre il ruolo che ha nel matrimonio.
E' innamoratissima di suo marito, ma non ce la fa più a sentirsi plasmata da lui, ad ascoltare i suoi commenti, anche sul modo in cui lavora». L' intensità del legame tra marito e moglie, la persistenza dell' affetto e della conoscenza profonda, anche quando tutto sembra ormai perduto, sono descritti da Baumbach con precisione chirurgica: «Del mio personaggio - dice Johansson - mi è piaciuto che continuasse a provare amore, anche quando la scelta del divorzio è ormai inevitabile.
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E' bello riuscire a preservare i sentimenti, a manifestare affetto, magari con gesti piccolissimi, mentre tutto sembra andare a fondo. Il coraggio vero sta proprio in questo, capire che una storia è finita, ricostruire se stessi, alimentando il senso di unità familiare, in modo da preservare i figli».
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Intorno a Nicole e Charlie, tra New York dove hanno vissuto insieme, e Los Angeles dove lei tornerà a stabilirsi, si muovono le altre presenze fisse delle separazioni, i parenti stupiti, gli amici in imbarazzo, i legali più o meno aggressivi. In difesa di Nicole scende in campo un' irresistibile Laura Dern nei panni di un' avvocatessa pronta a fare a pezzi il coniuge.
Il suo monologo, a proposito di donne, Madonne e Immacolata Concezione, è uno dei momenti migliori della pellicola: «Interpretarlo è stato come ricevere un regalo di Natale, quello che dice è la verità sui ruoli differenti che da sempre vengono attribuiti a uomini e donne». Ad alleviare la tristezza della fine resta, spiega il regista, «un unico elemento comune, il bisogno di essere dei buoni genitori».
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