MO: NETANYAHU, 'OPERAZIONE RAFAH QUASI CONCLUSA, POI POTREMO SPOSTARE MILITARI A NORD'
BENJAMIN NETANYAHU - MEME BY EDOARDO BARALDI
(Adnkronos) - "La fase più intensa della guerra a Rafah sta per terminare. Avremo poi la possibilità di spostare parte delle forze a nord e lo faremo. Prima e soprattutto a scopo difensivo e in seconda battuta per riportare gli sfollati alle loro case", ha affermato il Premier Benjamin Netanyahu, in una intervista a Channel 14, riferendosi alla battaglia contro Hezbollah.
Una volta completata la fase più intensa delle operazioni a Rafah quindi, "affronteremo il nord. Faremo il necessario. Posso garantire agli israeliani che se sarà necessario impegnarsi in questa sfida, lo faremo. Siamo in grado di combattere su diversi fronti e ci stiamo preparando a farlo", ha detto.
Netanyahu Benny Gantz Yoav Gallant
Israele è disposta ad accettare a una soluzione diplomatica per porre fine alla minaccia di Hezbollah, ha aggiunto, precisando che tale passo "dovrà essere secondo i nostri termini, quindi includere la rimozione di Hezbollah dal confine". I residenti del nord di Israele devono poter tornare a casa, ha concluso.
ISRAELE, 'UCCISO COMANDANTE DI HAMAS, RESPONSABILE ARMI'
(ANSA) - L'esercito israeliano ha detto che in un raid nella scorsa notte "è stato ucciso Muhammad Salah, un alto comandante di Hamas nella Striscia di Gaza che aveva un ruolo chiave nell'operazione di produzione di munizioni del gruppo".
Lo ha fatto sapere il portavoce militare aggiungendo che Salah "ha guidato le operazioni strategiche di Hamas nella Striscia e ha comandato le squadre terroristiche incaricate dello sviluppo di armi". Nel frattempo l'Idf sta continuando ad operare nell'area di Rafah dove hanno distrutto - secondo la stessa fonte - "diversi imbocchi di tunnel trovati nel quartiere Tel al-Sultan della città".
«UCCISO SAAD, MENTE DEL 7 OTTOBRE» GALLANT NEGLI USA: DATECI LE ARMI
Estratto dell’articolo di Francesco Battistini per il “Corriere della Sera”
LEGA ARABA E STATO DI ISRAELE - NUMERI A CONFRONTO
L’importante era colpire lui, Raed Saad. Il numero 4 di Hamas, il logista del massacro del 7 Ottobre, il comandante di Gaza City, lo stratega delle Brigate al Qassam: appena un gradino sotto Yahya Sinwar e Muhammed Deif, i ricercatissimi. Non si sa se sabato sia bastato radere al suolo un intero palazzo e ammazzare 42 persone nel campo profughi di Shati, per eliminare Saad.
L’Israel Defense Force non dà dettagli, ma è probabile che l’uomo non l’abbia scampata. Non come accadde nel 2021, operazione Guardiani del Muro, quando l’Idf centrò una palazzina di tre piani e massacrò una famiglia di nove persone, ma la primula rossa d’ Hamas riuscì ugualmente a fuggire nel pieno della notte.
O a marzo, quando le truppe circondarono lo Shifa Hospital e lui, incredibilmente, se la squagliò di nuovo. «Stavolta non dovrebbe essersela cavata — dice Yossi Amrousi, ex ufficiale israeliano —. Saad è al livello più alto del terrorismo. Un capo fondamentale. Credo sia stato inferto un colpo durissimo».
Ammazzarne tanti per colpirne uno. È insolito che l’Idf annunci attacchi specifici, ma sabato l’ha fatto perché il target era grosso: «Il più importante dall’uccisione, a marzo, del vicecomandante militare Marwan Issa». E perché le vittime del palazzo distrutto, checché ne dica Hamas, «erano tutti e solo terroristi». Un’azione «basata sull’intelligence», dice il portavoce militare Daniel Hagari, come quella che nelle ultime ore ha fatto scoprire un deposito d’armi nell’Università di Gaza City e smantellare, a Rafah, un centro d’addestramento.
[…] Yoav Gallant, […] arrivato a Washington per parlare soprattutto di armi: come in Ucraina, l’urgenza sono le munizioni bloccate e l’imbarazzo sono le parole di Bibi Netanyahu, che in un video s’è lamentato per la lentezza Usa nelle forniture, irritando la Casa Bianca. Il premier israeliano usa il metodo Zelensky: lamentarsi molto e non mollare nelle richieste.
Ripete che «per il bene del Paese sono disposto a farmi attaccare anche personalmente». Esige risposte rapide dall’amico americano che, «quattro mesi fa, ha diminuito drammaticamente l’invio d’armamenti». Bibi avverte che il nemico non è così lento. Sulla via del Libano e da tutto il Medio Oriente, dicono gl’iraniani, ci sono «migliaia d’aspiranti martiri pronti a unirsi a Hezbollah contro l’entità sionista». E all’aeroporto Hariri di Beirut, rivela la stampa inglese, i magazzini si stanno riempiendo di missili inviati da Teheran. […]
ISRAELE LO SCUDO USA
Estratto dell’articolo di Francesco Semprini per “La Stampa”
Manovre di assestamento in corso in Medio Oriente e dintorni al crescere delle tensioni al confine tra Israele e Libano. La portaerei americana Eisenhower ha terminato la sua missione nel Mar Rosso e dopo aver varcato Suez si sta riposizionando nel Mar Mediterraneo orientale.
Al suo posto – spiega il Pentagono – sarà inviata la portaerei Theodore Roosevelt che si dirigerà verso le acque del Medio Oriente una volta completata un'esercitazione nel Pacifico.
Nel frattempo, fonti vicine a Mosca rivelano che Israele sta spostando attrezzature pesanti e significative forze di fanteria al confine libanese in vista di una prevista operazione di terra dell'Idf nel Sud del Libano. […] Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, prima di partire per gli Stati Uniti, ha spiegato che gli incontri previsti a Washington con alti funzionari Usa «saranno determinanti per il futuro della guerra».
«Ho intenzione di discutere gli sviluppi della situazione a Gaza e in Libano – ha proseguito il ministro dello Stato ebraico, facendo chiarezza sul fatto che – siamo pronti a qualsiasi azione che possa essere necessaria sia a Gaza, che in Libano e in altre aree». L'agenda dei lavori di Gallant prevede colloqui col il segretario di Stato Antony Blinken, il suo omologo Lloyd Austin, il direttore della Cia William Burns e l'inviato speciale di Biden in Medio Oriente Amos Hochstein.
Il punto è che anche il fedele alleato americano nutre qualche perplessità sulla capacità israeliana di sostenere un altro fronte di guerra, e in particolare teme per la tenuta dell'Iron Dome. Hezbollah conta un arsenale di 120/130 mila missili – tra i sistemi a lungo raggio ci sono i Fateh-110, missili balistici a combustibile solido dalla gittata di circa 200 km, alcune decine di migliaia di uomini (tra effettivi e riservisti), droni e milizie straniere in aiuto.
Migliaia di combattenti di gruppi sostenuti dall'Iran in Medio Oriente sono pronti ad andare in Libano per unirsi ai combattenti di Hassan Nasrallah contro Israele se il conflitto dovesse degenerare in una guerra vera e propria […]. […] Fonti libanesi raccolte dal Daily Telegraph riferiscono che Hezbollah sta utilizzando l'aeroporto di Beirut – Rafic Hariri – per immagazzinare grandi quantità di armi iraniane, tra cui missili balistici, razzi di artiglieria non guidati e missili anticarro a guida laser. Scambi di fuoco quasi quotidiani si sono verificati lungo la frontiera del Libano con il Nord di Israele […].
[…] L'Idf ha confermato infine di aver abbattuto un drone di Hezbollah nella Galilea meridionale, nel Nord di Israele. Il velivolo era entrato nello spazio aereo israeliano ed è stato intercettato in un'area che ospita uno stabilimento dell'azienda Rafael, una delle maggiori fornitrici dell'apparato militare israeliano.
BA-HAMAS - MEME BY EMILIANO CARLI
I venti di guerra si allargano in tutta la regione: una nave mercantile è stata danneggiata ieri mattina dall'attacco di un drone nel Mar Rosso, vicino allo Yemen. Non sono stati segnalati feriti, secondo l'agenzia britannica per la sicurezza marittima (Ukmto). Intanto a soffiare sul fuoco bellico al confine israelo-libanese è il leader di Hamas Yahya Sinwar che sembra stia prendendo tempo nei negoziati per un accordo di cessate il fuoco a Gaza nella speranza – spiega ad Haaretz un funzionario coinvolto nei colloqui – che nel mentre scoppi una guerra aperta sul fronte libanese.