"E' UN DISASTRO UMANITARIO CHE SI STA CONSUMANDO DAVANTI AGLI OCCHI DEL MONDO" - A KABUL CI SONO 75 MILA MINORI, LA MAGGIOR PARTE IN CONDIZIONI DISPERATE - L'APPELLO DI SAVE THE CHILDREN: "VIVONO PER STRADA E SOFFRONO LA FAME" - MOLTI HANNO FATTO RICORSO A MISURE DISPERATE PER SOPRAVVIVERE, COME VENDERE I POCHI BENI RIMASTI, MANDARE I FIGLI A LAVORARE E RIDURRE LE RAZIONI - L'AFGHANISTAN VIENE DA 20 ANNI DI OCCUPAZIONE AMERICANA: SE LE CONDIZIONI SONO QUESTE...

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Claudia Guasco per “il Messaggero”

 

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Non hanno acqua, né cibo, nessun riparo. La riconquista dell'Afghanistan da parte dei talebani è un'onda partita dalle provincie di Kandahar, Khost e Paktia dove i combattimenti hanno ucciso 27 bambini e ne hanno feriti 136. Chi è sopravvissuto è scappato con la famiglia verso Kabul e ora, rivela il monitoraggio di Save the Children, sono 75 mila i minori nella capitale. La maggior parte in condizioni disperate: «Vivono per strada, come unico riparo delle tende di tela cerata e soffrono la fame», è l'allarme dell'organizzazione.

 

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ACQUA SPORCA Il loro numero aumenta di ora in ora. Su circa 630 famiglie giunte in città negli ultimi giorni, più della metà (324) ha detto di avere poco o nessun accesso al cibo. Molte hanno fatto ricorso a misure disperate per sopravvivere, come vendere i pochi beni rimasti, mandare i figli a lavorare e ridurre al minimo le razioni alimentari. Tutte hanno accumulato debiti per mettersi in salvo.

 

«Questo è un disastro umanitario che si sta consumando davanti agli occhi del mondo», afferma Christopher Nyamandi, direttore di Save the Children in Afghanistan. «Gli abitanti di Kabul hanno aiutato gli sfollati con razioni alimentari, ma non sono abbastanza. E altre famiglie arrivano in continuo. La gente sta bevendo acqua da contenitori sporchi ed è costretta a vivere in condizioni non igieniche. Siamo a un passo da un'epidemia».

 

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I volontari della onlus raccontano di essersi imbattuti in almeno tredici donne incinte. «Abbiamo bisogno di tende, cibo, acqua pulita, servizi igienici. Immediatamente. L'unica vera soluzione è la fine dei combattimenti e il raggiungimento di un accordo tra le parti in guerra. Ma fino a quel momento dobbiamo sostenere i bambini e le loro famiglie», ribadisce Nyamandi.

 

Il punto di non ritorno, per i più piccoli, è l'arruolamento forzato. Come denuncia il rappresentante dell'Unicef per l'Afghanistan Hervé Ludovic De Lys, preoccupato per la «rapida escalation delle gravi violazioni» ai danni dei minori, le «atrocità» crescenti e «il reclutamento da parte di gruppi armati». Il bilancio che arriva dalla provincia di Kandahar è di 20 bambini morti e 130 feriti, altri due piccoli sono stati uccisi in quella di Khost e cinque in quella di Paktia.

 

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«Questi non sono soltanto numeri - riflette De Lys - Sono tutti bambini il cui diritto alla protezione, in base al diritto umanitario internazionale, è stato disatteso dalle parti in conflitto. Queste atrocità sono anche la prova della natura brutale e dell'entità della violenza in Afghanistan che affligge bambini giù vulnerabili. Ognuna di queste vittime e ogni caso di sofferenza fisica rappresentano una tragedia personale».

 

Dall'inizio dell'anno, dicono i dati Unicef, più di 552 bambini sono stati uccisi e oltre 1.400 feriti. Metà della popolazione, più di 18 milioni di persone tra cui quasi 10 milioni di minori, ha bisogno di assistenza umanitaria urgente. Quasi 4 milioni di bambini non va a scuola, e la metà sono femmine.

 

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«I nostri uffici ci segnalano da gennaio quasi 3.000 gravi episodi di violenza contro i più piccoli», informa il portavoce di Unicef Italia, Andrea Iacomini.

 

MALNUTRIZIONE L'Afghanistan, sintetizza, «è da molti anni uno dei peggiori posti al mondo in cui essere un bambino o una bambina». Nelle ultime settimane la situazione è precipitata. La previsione dell'Unicef è che, senza un'azione urgente, un milione di bambini sotto i 5 anni soffrirà di grave malnutrizione entro la fine del 2021 e 3 milioni di malnutrizione acuta moderata.

 

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Uno scenario tanto grave da scuotere anche il capo delle operazioni sul campo dell'Unicef Mustapha Ben Messaoud. «Nelle ultime due settimane sono stato a Kandahar, Herat e ora Kabul - racconta - Ho visto l'impatto diretto dei combattimenti, dai bambini feriti a quelli gravemente malnutriti. Può essere difficile da descrivere quando si tratta di piccoli di dieci mesi».

 

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