"BRUNETTA DISSE CHE HO IL SUPERMARKET DELLA SFIGA? È VERO..." - PAOLA SEVERINI MELOGRANI: "A 14 ANNI M’INNAMORAI DI ANTONIO GUIDI, FUTURO MINISTRO DELLA FAMIGLIA. A 16 SCAPPAI DI CASA CON LUI. A 17 LO SPOSAI CON LA DISPENSA DI PAPA PAOLO VI. MI LASCIO' LUI DOPO 24 ANNI DI MATRIMONIO PER UNA DONNA PIÙ GIOVANE DEL NOSTRO PRIMO FIGLIO" - "QUANDO CONOBBI PIERO MELOGRANI AVEVA APPENA PERSO LA COMPAGNA, CHE GLI LASCIO' UN RAGAZZO DISABILE" - E POI BERLUSCONI, DRAGHI CHE L'AVREBBE VOLUTA PRESIDENTE RAI E QUEI CAPELLI BIANCHI...

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Estratto dell'articolo di Stefano Lorenzetto per il "Corriere della Sera"

 

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Di lei l’ex ministro Renato Brunetta disse: «Ha il supermarket della sfiga». Per chiunque sarebbe stato uno stigma. Non per Paola Severini Melograni, giornalista e conduttrice televisiva. Nel 2016 costrinse la Rai a invitare al Festival di Sanremo il compianto Ezio Bosso, musicista affetto da una malattia neurodegenerativa.

 

Fu premiata con uno share mai visto prima, 55 per cento, 13,5 milioni di teleutenti: «E vero, dai disabili ai detenuti, fino ai curdi, sono titolare dell’emporio delle disgrazie, frequentato da 5 milioni d’italiani. A Sanremo avemmo 10,5 milioni di spettatori anche con i Ladri di carrozzelle, che seguo da 38 anni. In tv non servono le fregnacce».

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Lo dice di ritorno da Pisa, dove alla Normale era accanto all’amica Paola Tricomi nel giorno del dottorato: «Vive attaccata a un tubo per poter respirare, riesce a muovere su un joystick solo tre dita della mano destra. Pero il suo docufilm sul cielo, Per desiderio, ci mostra ciò che noi non vediamo».

 

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La vedova dello storico Piero Melograni, partito dal Pci e approdato alla Camera con Forza Italia, s’invaghi dell’handicap a 14 anni: «M’innamorai perdutamente di Antonio Guidi, futuro ministro della Famiglia. A 16 scappai di casa per stare con lui. A 17 lo sposai con la dispensa di papa Paolo VI. Dopo 9 mesi nacque Valentino, il primo dei nostri tre figli».

(...)

 

Pero poi avete divorziato.

«Mi lasciò lui, nel 1997, dopo 24 anni di matrimonio. Si era innamorato di una donna più giovane del nostro primo figlio. Fu un dolore atroce, volevo morire».

 

E oggi?

«Ho rimosso. Mi ricordo solo le cose belle. Melograni, non credente, diceva: “Ti veglia l’angelo della dimenticanza”».

paola severini melograni antonio guidi paola severini melograni antonio guidi

 

Come conobbe lo scrittore? C’erano 26 anni di differenza tra di voi.

«Tanti. Io stavo con un uomo molto più giovane e molto più figo di lui. Ma Piero era meglio di testa. Era il 1997, stava gia in Parlamento.

 

Aveva appena perso la compagna, l’attrice Margherita Guzzinati, che gli lascio da accudire Nicolo, un ragazzo disabile, nato da un precedente matrimonio. Mi telefono: “Non so come fare. Lei e un’esperta in materia, me l’ha detto Guidi. Può aiutarmi?”. La sua bonta mi colpi. Fece da padre ai miei figli più piccoli, Valerio e Diletta, che avevano 13 e 11 anni. Andava a scuola a parlare con i loro professori».

 

paola severini melograni con il marito piero melograni paola severini melograni con il marito piero melograni

Come scatto il colpo di fulmine?

«Era assediato da donne meravigliose. Dovetti conquistarlo. Lo divertivo. Mi si piazzo in casa. Avevamo a cena Antonio Ghirelli, Raffaele La Capria, Arnoldo Foà. Secondo Piero ero la miglior cuoca di Roma. “Mai conosciuto tanti preti come da quando vivo con te”, mi canzonava. Ah, se solo avessi registrato i suoi dialoghi con il cardinale George Cottier!».

 

Lei crede negli angeli.

«Si. Ho fondato l’agenzia Angelipress. Da 23 anni fornisce a Camera e Senato notizie su 68 categorie di svantaggiati».

 

(...)

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«Il Cavaliere gli era simpatico. Ma se ne penti. “Ho solo sprecato tempo, avrei potuto scrivere libri”, si dispiaceva».

 

L’ho sentita affermare che alla politica manca l’empatia.

«Più ancora il coraggio. Quello maturato nel profondo dell’anima, che apprezzavo in Giancarlo Pajetta e in Francesco Cossiga. Il giorno prima del matrimonio con Melograni, l’ex capo dello Stato telefono a mezzanotte: “Piero, ma sei sicuro? Perché altrimenti domani la sposo io”».

 

Dopo il divorzio da Guidi, che fece?

«Per non finire dallo psicoanalista, cominciai a confessare le mogli dei personaggi famosi: Livia Andreotti, Carla Pertini, Clio Napolitano, Maria Pia Fanfani, Flavia Prodi, Anna Maria De Mita, Linda D’Alema, Giulia Violante, Lella Bertinotti. Si fidavano di me».

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(...)

Oggi qual e il suo principale impegno?

«O anche no, programma sulla disabilita positiva, in onda da tre anni e mezzo la domenica su Rai 3 alle 10.15, replicato alle 1.15 di notte il lunedì, con ascolti incredibili per quell’orario, intorno all’8 per cento. Fu un’idea di Carlo Freccero».

 

Pare che Mario Draghi nel 2021 la volesse alla presidenza della Rai.

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«Scrissero che piacevo a Beppe Grillo, a Giancarlo Giorgetti, a Enrico Letta. Beh, a Letta proprio no, non mi ha mai ricevuto. A Nicola Zingaretti si. Giorgia Meloni mi disse: “Toccherebbe a noi”, non avevano neppure un consigliere, “ma tu sei brava e onesta”. Quindi anche a Fratelli d’Italia era d’accordo. Peccato, sarebbe stata una Rai di servizio sociale».

 

Come entro nel mondo della tv?

«Dal 1973 al 1987 abitai a San Benedetto del Tronto. A 18 anni mi presero a Telecavo. Facevo tutto: riprese, montaggio, notiziari. Diventai giornalista cosi».

 

Avrà avuto un mentore, nel mestiere.

«Due: Antonio Ghirelli, che fece scrivere sull’Avanti!, e Sergio Zavoli, che mi fece selezionare dalla Rai per Punto d’incontro, un programma di Radio 1 per i ciechi. E poi monsignor Ersilio Tonini, che per me e stato un secondo padre».

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Lei li chiama ciechi?

«Dovrei dire non vedenti? Sono ciechi. Il politically correct e mediamente una cazzata. Il mio amico Daniele Cassioli, atleta paralimpico privo di vista dalla nascita, vuole essere chiamato cieco».

 

Si e occupata anche di matti.

«Guidi mi fece conoscere Franco Basaglia. Più che uno psichiatra, un principe. Giravo i manicomi con Domenico Modugno, senatore radicale. A quel tempo le pazienti con le mestruazioni venivano legate ai letti con le cinghie».

 

Curava l’immagine in Europa di Gary Hart, ex candidato alla Casa Bianca.

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«Dopo lo scandalo dell’amante Donna Rice, che lo costrinse a ritirarsi dalle presidenziali. Eppure non so l’inglese».

 

Bel guaio.

«Giulio Andreotti era fermo al latino. Mi consolo: “Paola, non preoccuparti. A parlare le lingue sono solo i concierge».

 

A che ora si alza dal letto?

«Alle 5.30. La prima telefonata e alla mia amica Marcelle Padovani, vedova di Bruno Trentin, il segretario della Cgil».

 

Sembra in preda alla febbre del fare.

«Ho paura di avere poco tempo. Faccio 67 anni. Ho la genetica contro: mia madre mori a 46, mio padre a 52, mia nonna a 60. Per me ogni giorno e proprio l’ultimo. Gioisco per qualunque cosa».

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Non ha la fobia dei capelli bianchi.

«Ho smesso di tingerli nel 2010, quando nacque Angelo Flavio, il primo nipotino. Dal parrucchiere perdevo tempo. E anche un modo per comunicare».

 

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Che cosa la commuove?

«“Vissi d’arte” dalla Tosca di Puccini: “Nell’ora del dolore, perché, perché Signore, perché me ne rimuneri cosi?”».

 

Chi l’ha colpita di più nella sua vita?

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«Mario Tommasini, operaio del gas, assessore provinciale del Pci a Parma. Chiuse il manicomio di Colorno. Quando Enrico Berlinguer arrivava da quelle parti, diceva: “Non mi fermo nelle sezioni polverose. Vado da Tommasini”».

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