Fra.Rig. per “la Stampa”
È un freno a mano sulla terza dose tirato in piena estate quello che arriva dall'Oms. Per la chief scientist Soumya Swaminathan «al momento i dati non ne indicano il bisogno». E fin qui la pediatra indiana, nota per le sue ricerche sulla tubercolosi e l'Hiv, ribadisce quanto condiviso con gli scienziati di tutto il mondo, ma poi prosegue con un vero altolà: «Ci opponiamo fermamente alla terza dose per tutti gli adulti nei Paesi ricchi, perché non aiuterà a rallentare la pandemia. Togliendo dosi alle persone non vaccinate i booster favoriranno l'emergere di nuove varianti».
Posizione ribadita da Bruce Aylward, epidemiologo canadese consulente dell'Oms: «Ci sono abbastanza vaccini per tutti, ma non stanno andando nel posto giusto al momento giusto. Due dosi devono essere date ai più vulnerabili in tutto il mondo prima che i richiami vengano offerti a chi ha completato il primo ciclo, e siamo ben lontani da questa situazione». Anche Matshidiso Moeti, direttrice regionale dell'Oms per l'Africa, definisce una «presa in giro» la terza dose nei Paesi avanzati: «Simili iniziative minacciano la promessa di un domani migliore e si prendono gioco dell'equità vaccinale».
Dichiarazioni arrivate poco dopo l'annuncio da parte del presidente Biden del piano Usa per la terza dose a partire dal 20 settembre. Per gli esperti americani del Centro per il controllo delle malattie infatti i dati confermerebbero un calo dell'efficacia delle due dosi con il passare dei mesi. «Io e mia moglie la riceveremo, abbiamo avuto le prime due a dicembre, quindi è arrivato il momento» spiega il capo della Casa Bianca. E alle accuse dell'Oms risponde: «Stiamo donando più di tutto il resto del mondo messo insieme e prima della metà dell'anno prossimo forniremo mezzo miliardo di dosi al resto del mondo».
Mentre Israele ha già dato la terza dose a oltre un milione di persone (e uno studio dimostrerebbe la protezione di Pfizer all'86% dopo una settimana) e Francia, Germania, Regno Unito sono pronti a partire dalle categorie fragili e dal personale sanitario, resta da capire cosa farà l'Italia. Per Sergio Abrignani, immunologo membro del Comitato tecnico scientifico, «se si parla di ultrasessantenni, come nel caso di questi Paesi, la terza dose può essere una cautela in più. L'Oms ha ragione dal punto di vista umano, ma nessuno aspetterà il resto del mondo e da noi deciderà l'Aifa. La vera urgenza in Italia però non è la terza dose, bensì dare a tutti le due dosi».