Francesco Grignetti per “la Stampa”
Se si fosse trattato di una condanna per corruzione, una condanna a 2 anni e 6 mesi avrebbe garantito che non gli sarebbe stato possibile ricoprire un incarico di rilievo pubblico. Siccome però la condanna, ormai definitiva, con il suggello della Cassazione, è per violenza carnale, ecco che al signor Giulio Leonardo Ferrara, come avete letto su questo giornale ieri, è stato possibile diventare presidente del Consorzio trasporti Basilicata, ossia il consorzio (tra società private) concessionario del trasporto pubblico nelle province di Potenza e Matera.
Un soggetto privato, ma dove pesa l'opinione della Giunta regionale, di centrodestra, che ha un assessore ai Trasporti donna e leghista, Donatella Merra. Da ieri, però, c'è una ministra che dice No. Paola De Micheli, Pd, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha fatto sapere di essersi mobilitata. Di avere «messo in atto tutto quanto nelle mie possibilità affinché il presidente del Cotrab, venga rimosso dall'incarico». Lo ha scritto la stessa De Micheli su Facebook, aggiungendo di essere «sgomenta come donna, prima ancora che come ministra dei Trasporti».
De Micheli ha infine annunciato di voler «proporre una norma con la quale chi ha subito condanne per gli stessi motivi di Ferrara non acceda mai più a simili incarichi». Occorre infatti una norma che dichiari l'incompatibilità tra gli incarichi di rilievo pubblico per i condannati in sede definitiva non soltanto nel caso di reati contro la pubblica amministrazione, ma anche di carattere sessuale.
Una riforma del genere non dovrebbe essere difficile da portare avanti in Parlamento. Ieri, per dire, l'ex presidente della Camera, Laura Boldrini, Pd, che ha un certo seguito trasversale tra le deputate, annunciava di avere depositato un'interrogazione sulla vicenda «a dir poco sconcertante», chiedendo al governo quali azioni intendesse intraprendere per far sì che il presidente di Cotrab sia rimosso subito dall'incarico. Tanto più che al momento la vittima della violenza sessuale è costretta a convivere con il suo carnefice, dato che lei è una dipendente e lui il suo capo.
«Come ha fatto - si chiedeva Boldrini - l'assemblea elettiva di Cotrab a mostrare un tale disprezzo per la sofferenza e la legittima paura di questa donna? Non posso che unirmi all'indignazione delle associazioni, dei centri antiviolenza e dei sindacati che hanno denunciato pubblicamente questa decisione. L'abuso di potere contro le donne non è più tollerabile». Il M5S lucano già tre giorni fa invocava le sue dimissioni, e se del caso, una riforma della legge.
«È davvero pessimo - aveva sostenuto il consigliere regionale Gianni Leggieri - quanto avvenuto per la presidenza del consorzio Trasporti Basilicata, con Ferrara riconfermato come se nulla fosse. Questa rielezione è davvero uno sfregio per tutte quelle donne vittime di violenza che decidono di denunciare, e chi lo ha votato è di fatto complice di questo sfregio. Ci mettiamo nei panni della vittima: come deve sentirsi ora che il suo carnefice è stato riconfermato, esponendola così anche a ritorsioni? Se c'è un vuoto normativo, andrà colmato». E intanto la petizione lanciata online dal gruppo «Dalla Stessa Parte», per arrivare alle dimissioni o alla rimozione del neopresidente Giulio Ferrara, lanciata quattro giorni fa, ieri sera aveva superato le 34 mila firme.