Marco Carta per il Messaggero
«Stia attento. Non dovrebbe passare col rosso». Era stato redarguito da una vigilessa per aver attraversato sul lungotevere in Augusta un incrocio a piedi, rischiando d'essere travolto dalle auto in transito. Ma invece di ringraziare l'agente ha perso letteralmente la testa: insulti, spinte anche uno sputo contro la donna, che sono costate ad un 42enne italiano l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni di fronte al giudice monocratico.
I fatti risalgono a venerdì scorso quando l'uomo, intorno alle 9, «mentre il semaforo era verde per la corrente del lungotevere - come si legge nella relazione della polizia di Roma Capitale - attraversava l'intersezione da via Tomacelli in direzione Ponte Cavour, non curandosi del traffico in atto». Per evitare di colpire il pedone indisciplinato, molti veicoli si ritrovano a frenare bruscamente. Nessuno, per fortuna, si fa male. I guai, però, arrivano dopo, quando la vigilessa in servizio gli fa notare la pericolosità del suo comportamento.
Il 42enne potrebbe accettare la ramanzina e riprendere la marcia. Invece inizia a insultare la donna e a spintonarla: «Che c... vuoi da me». Alla richiesta di esibire i documenti, la situazione degenera: l'uomo si rifiuta. E dopo l'ennesimo insulto, sputa contro la vigilessa e «colpisce ripetutamente» un altro vigile, giunto in soccorso della donna, che riesce poi ad immobilizzarlo grazie all'aiuto di un ciclista di passaggio. Accusato di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni, il 42enne, incensurato e disoccupato, ieri mattina si è ritrovato a piazzale Clodio per la direttissima, dove ha ammesso le sue colpe. Nei suoi confronti il giudice monocratico non ha disposto nessuna misura cautelare in attesa del processo.