SALUTE IN FUMO - A 20 ANNI DALLA LEGGE SIRCHIA, CHE HA INTRODOTTO IL DIVIETO DI FUMARE NEI LOCALI CHIUSI, IL NUMERO DI TABAGISTI IN ITALIA È AUMENTATO - FINO AL 2019 LA QUOTA DI FUMATORI ERA IN DIMINUZIONE, MA NEGLI ULTIMI TEMPI LA TENDENZA SI È INVERTITA, ARRIVANDO A QUASI UN QUARTO DELLA POPOLAZIONE - A CAUSARE QUESTO AUMENTO NEGLI ULTIMI TEMPI SONO LE SIGARETTE ELETTRONICHE, CONSIDERATE MENO DANNOSE DI QUELLE TRADIZIONALI…

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Simona Buscaglia per “la Stampa”

 

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Sono passati vent' anni dalla legge che vietò il fumo nei locali chiusi e che contribuì a diminuire il numero di tabagisti nel nostro Paese, ma adesso gli italiani con il vizio della sigaretta stanno tornando a crescere. La cosiddetta «Legge Sirchia», dal nome dell'allora ministro della Salute che si era battuto fortemente per l'approvazione della norma, fu emanata nel 2003 (entrò in vigore nel 2005) e fino al 2019 riuscì a mantenere la quota di fumatori nella popolazione in diminuzione: si passò (con diverse fluttuazioni) dal 27,6% del 2003 al 22%. Tra il 2020 e il 2022 si è però tornati al 24,2%, (circa 800 mila persone in più): quasi un italiano su quattro oggi fuma, una percentuale simile non era stata mai più registrata dal 2006.

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Stanno anche cambiando i consumi. Dal report diffuso dall'Istituto Superiore di Sanità (Iss) lo scorso maggio, in Italia sono cresciute le persone che fumano sigarette a tabacco riscaldato, ritenute da più di una persona su tre meno dannose di quelle tradizionali: si è passati dall'1,1% nel 2019 al 3,3% nel 2022. Anche gli utilizzatori di e-cig sono aumentati negli ultimi anni, dall'1,7% del 2019 all'attuale 2,4%.

 

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 Il mercato che cambia sta mettendo nuovamente in discussione il rispetto verso i non fumatori, che era invece diventato un costume sociale radicato: «Il 66,8% degli utilizzatori di e-cig e il 74,6% dei fumatori di sigarette a tabacco riscaldato si sentono liberi di usare questi prodotti nei luoghi pubblici» scrive l'Iss. La prevalenza più alta di fumatori di sesso maschile si registra nella fascia d'età compresa tra i 25 e i 44 anni (42,9%), mentre le donne fumano di più tra i 45 e i 64 anni, e guardando la cartina geografica si fuma di più al Sud rispetto al resto del Paese.

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Il fumo poi continua a uccidere: dal sito del Ministero della Salute si legge come siano attribuibili al fumo di tabacco oltre 93 mila morti (il 20,6% del totale di tutte le morti tra gli uomini e il 7,9% del totale di quelle tra le donne), con costi diretti e indiretti che arrivano a oltre 26 miliardi di euro. Proprio secondo l'ex ministro della Salute Sirchia, alla luce del nuovo trend in crescita, servirebbe più impegno delle istituzioni nel portare avanti un'agenda contro il fumo.

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Dal 2005 infatti è stato fatto solo qualche timido tentativo, come quello del Comune di Milano (che verrà imitato dalla città di Modena a partire dal 21 marzo prossimo). Nel capoluogo lombardo dal gennaio 2021 è stato introdotto lo stop al fumo anche all'aperto nei luoghi affollati, come ad esempio alle fermate dei mezzi pubblici e nei parchi. Non esiste però un vero e proprio piano controlli e possiamo parlare soprattutto di moral suasion, sperando nella collaborazione dei cittadini, nonostante siano previste sulla carta multe fino a 240 euro.

 

 

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