Estratto dell’articolo di Michele Bocci e Giuliano Foschini per repubblica.it
Entrano nei server di pronto soccorso, reparti di degenza, ambulatori, centri prelievi e radiologie. Rubano dati, bloccano l’attività e le prenotazioni. Gli attacchi hacker colpiscono duramente la sanità e l’anno scorso ne hanno fatto le spese, tra l’altro, le Asl di Torino, Padova, Messina, il Fatebenefratelli Sacco di Milano, l’azienda ospedaliera di Alessandria.
Dal 3 maggio è in corso l’attacco più pesante di questo tipo. I dati di migliaia di cittadini sono stati rubati e i sistemi informati alla Asl di Avezzano - Sulmona - l’Aquila bloccati per ottenere un riscatto. Una parte di quei dati, ancora piccola, è già stata messa in rete in questi giorni, per rendere la minaccia ancora più convincente. In aiuto dell'Abruzzo sono intervenuti i tecnici dell'Agenzia di cybersicurezza ma ancora non si sa quando verrà sbloccatala situazione.
Stop a terapie e diagnosi
Se la violazione dei server e delle reti è sempre un problema gravissimo per le vittime dell’intrusione, i danni prodotti dagli hacker quando gli obiettivi sono strutture sanitarie diventano enormi. Un esempio? Lo racconta la figlia di un malato dell’Aquila. “Mio padre ha un tumore da 5 anni e sta facendo l’immunoterapia. Prima di ogni trattamento sono necessari gli esami del sangue per vedere se i valori sono giusti. Il 3 ha fatto il prelievo ma ci hanno detto che non si riuscivano a dati i dati sul computer. I risultati non sono arrivati e lui non ha potuto fare la terapia”. La donna alla fine si è rivolta a un laboratorio privato. “Speriamo possa ricevere il farmaco nei prossimi giorni”, commenta: “Ho incontrato tante persone nella stessa situazione.
Non funzionano nemmeno le email, abbiamo dovuto portare noi le richieste del medico di base in ospedale per la tac. E i referti sono fatti a mano”. L’ospedale dell’Aquila è tornato indietro di 15 – 20 anni. Si scrive tutto perché accendere i computer è ancora pericoloso.
E gli effetti sono pesanti. “I medici sono costretti ad andare in giro con foglietti tra i vari reparti per chiedere analisi o accertamenti, cambiare turni e altro – racconta il figlio di un altro – Mio padre doveva fare varie analisi e i dottori avevano bisogno di risposte rapide per chiarire il problema che lo ha portato al pronto soccorso ma non potevano averle. E così è stato necessario un sacco di tempo per capire di che infezione si trattava. Anche far venire l’ortopedico in consulenza era difficile”.
I problemi dell’oncologia e della radioterapia
Il primario dell’oncologia, Luciano Mutti, racconta che dopo oltre una settimana “ci stiamo adattando. Per fortuna che non abbiamo buttato via le cartelle cartacee, come stavamo pensando di fare. Ci vuole comunque tanta abnegazione da parte di tutti i lavoratori”. La Asl non ha dato indicazioni sui tempi di soluzione del problema. “Vediamo, intanto andiamo avanti”, dice Mutti, che tra i suoi pazienti ha anche il boss mafioso Matteo Messina Denaro, la cui cartella clinica cartacea si trova in carcere. Problemi più seri li ha avuti la radioterapia. Per quel reparto il sistema informatico non serve solo come archivio dei pazienti o per comunicare ma è necessario per far funzionare le macchine. Giovanni Luca Gravina, che dirige l’attività, spiega che “abbiamo sospeso i trattamenti, inviando i pazienti che ne avevano bisogno urgente presso altre strutture. L’acceleratore non funziona ancora però i tecnici ci stanno lavorando e dovrebbe ripartire lunedì o martedì prossimo, se tutto va bene”.
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